L’arte antica dei Maestri d’ascia

Alla scoperta di una storia d’altri tempi: una famiglia di artigiani del legno che da quattro generazioni “scolpisce” imbarcazioni tutte lavorate a mano
Barche ormeggiate, un borgo pittoresco, antichi portici e loggiati decorati che accompagnano il lungo lago di Montisola su cui si affaccia un ricco patrimonio fatto di piccoli artigiani e pescatori. Poco distante dal porticciolo una famiglia di artigiani del legno ed esperti costruttori di barche porta avanti un capitolo importante della storia dell’isola più grande dei laghi europei, fatta di tradizione a manualità. La storia del Cantiere Nautico Montisola ha attraversato quattro generazioni.
È sempre rimasta ancorata al terreno da cui è nata, al centro del lago d’Iseo e, pur essendosi rinnovata negli anni, non ha mai perso l’originalità, la qualità e il valore che continuano a guidare le scelte di una realtà che prosegue grazie all’impegno e alla volontà della famiglia Archetti. “Il nostro cantiere esiste da oltre quattro generazioni – racconta uno dei proprietari, Angelo Archetti -. Siamo sempre stati a Montisola, in questo stesso posto. La storia addirittura parla di un Archetti fuggito nel ‘500 dalle carceri Veneziane che trovò rifugio proprio a Montisola; qui ideò il Naèt, una barca molto utile per i pescatori perché leggera, agile e veloce”. Da allora la storia continua seguendo innovazioni e cambiamenti ma senza mai perdere la rotta della tradizione. Oggi da quel cantiere escono mediamente 40 barche l’anno, fabbricate da mani esperte, utilizzando legni pregiati, tutti con stagionatura di almeno due anni, quali il mogano, il teak e l’iroko per i fasciami, il rovere e l’acacia per le ordinate, l’abete e il douglas per gli alberi. “Il legno è per noi l’elemento più importante. Sono convinto che con il legno si possa fare tutto ed è bellissimo da vedere; è un materiale nobile. – prosegue Angelo Archetti -. Prima dell’avvento della plastica si fabbricavano 120 barche, il boom è stato negli anni Sessanta; in seguito e soprattutto oggi, la manodopera specializzata è diminuita e in questi ultimi anni siamo arrivati a 40 barche l’anno”. Tutte le costruzioni sono fatte a mano, con fasciame a klinker o liscio; alla strumentazione tradizionale fatta di martello e scalpello, i fratelli Archetti, Ugo, Angelo e Adriano, hanno affiancato quel tocco di tecnologia e materiali “moderni”: sistemi avanzati di incollaggio e protezione in vetro e resina epossidica per il trattamento della carena, sia internamente che esternamente, ottenendo l’eliminazione dei problemi di manutenzione. “Le nostre barche sono lance, dinghi, leggere derive veliche, gozzi, cabinati a motore e a vela, anche se negli ultimi anni è aumentata la domanda per il motore ai danni della vela. Inoltre sistemiamo vecchie barche di legno; una delle ultime arrivate è una vecchia deriva americana comprata da un milanese su eBay”. Nelle barche a fasciame liscio, prima si realizza lo scheletro, o nervatura, poi si mettono le fasce. Nel klinker, a fare da supporto, ci sono una serie di selle che guidano la posa della carena e poi vengono rimosse per l’installazione delle costole flessibili. Le barche vengono verniciate o pitturate a mano, con vernici poliuretaniche ed epossidiche a bassa manutenzione. Le imbarcazioni firmate Archetti sono arrivate in tutto il mondo: America, Oriente e naturalmente Europa: “I nostri clienti arrivano da New York, Tokio, Francia, Belgio, Londra e Italia – prosegue Angelo -. Sono esemplari unici e ognuno viene personalizzato in base alle esigenze del cliente. Mediamente, per un 10 metri, ci vuole almeno un mese di lavoro, quindici giorni se si tratta di un cinque metri. Se un tempo al nostro cantiere lavorava l’intero paese, oggi siamo solo noi. È un lavoro sicuramente faticoso ma che regala altrettante soddisfazioni: c’è la passione, l’amore e la volontà di portare avanti gli insegnamenti dei nostri vecchi”.