Regionali, presentata la posizione del sistema produttivo lombardo
Presentato dal presidente di Condinfustria Lombardia Alberto Barcella il documento di posizione del sistema produttivo lombardo per le elezioni regionali
Il Presidente di Confindustria Lombardia Alberto Barcella ha presentato alla stampa il documento di posizione contenente proposte e richieste per il futuro Governo regionale. “Le imprese lombarde di Confindustria, che hanno qui riassunto una serie di spunti che ritengono essenziali per la crescita e l’attrattività del territorio, – ha detto il Presidente Barcella- si pongono, come sempre, in posizione proattiva, di collaborazione e stimolo con il Governo regionale, perché partendo dai rilevanti risultati conseguiti, si possano raggiungere traguardi di tale qualità da darci l’orgoglio di vivere in una delle regioni più avanzate del mondo. "Gli imprenditori di Confindustria Lombardia, che costituisce il più rilevante sistema associativo industriale della Regione e di tutto il Paese (composto da 16 mila imprese che occupano più di 750 mila dipendenti diretti) – ha proseguito il presidente – si aspettano che la futura Giunta attivi un vero e proprio laboratorio di innovazione istituzionale, economica e sociale per stimolare l’economia e permettere alla collettività lombarda di fare un salto di qualità e diventare un modello per l’intero Paese. Il mondo dell’impresa ha titolo e competenza per partecipare,con spirito di servizio e nel rispetto dei ruoli istituzionali, alla costruzione delle strategie di intervento della Regione e allo sviluppo dei singoli capitoli di azione”.
“La crisi planetaria che ha investito la finanza e l’economia reale, a partire dal settembre 2008, ha provocato una brusca frenata nel processo di crescita di quasi tutte le nazioni comportando una discontinuità che costringe a rivedere molti schemi consolidati. Anche il percorso di crescita realizzato dalla società lombarda a partire dal dopoguerra, che ha creato ricchezza non solo per la regione ma per tutto il Paese, è oggi fortemente minacciato. Le imprese lombarde hanno, comunque, affrontato 18 mesi di crisi lottando per conservare la presenza sui mercati, attuando una drastica riduzione dei costi, utilizzando massicciamente gli ammortizzatori sociali e, quando è stato possibile, quelli finanziari di sostegno al credito ed alla liquidità. Il sistema lombardo pur soffrendo ha saputo limitare i danni: si sono persi 85 mila posti di lavoro ma il tasso di disoccupazione ( 5,2%), pur aumentato di 1,5 punti, resta fra i più bassi d’Europa; hanno chiuso circa 7 mila imprese (su oltre 830 mila pari allo 0,8%), ma quelle più strutturate sono, sia pure di poco, aumentate. Del resto è ben nota la forza dell’economia Lombarda: : fra le 250 regioni europee la Lombardia è al quarto posto per valore aggiunto nell’industria con 1/7 della popolazione nazionale realizza quasi 1/3 dell’export italiano e produce da sola beni per un valore equivalente alla somma delle altre 6 regioni del Nord. 1/5 del Pil nazionale e quasi 1/3 del valore aggiunto del manifatturiero sono realizzati qui. Un quarto degli occupati dell’industria è in Lombardia, con alte concentrazioni nei settori ad elevato valore aggiunto e in essa risiedono più della metà delle imprese a partecipazione estera. Infine è lombarda quasi 1/3 della spesa privata italiana in R&S”.
“L’industria deve restare al centro di qualsiasi politica di sviluppo per non distruggere il processo di accumulazione e distribuzione del valore, le capacità imprenditoriali e la propensione al rischio e al nuovo, che sono il motore dell’economia e del benessere dei cittadini lombardi. Il secondario è essenziale per qualsiasi ulteriore sviluppo dei servizi, per l’internazionalizzazione dell’economia del territorio e per l’innovazione tecnologica. Ogni programma di legislatura della Lombardia non può quindi prescindere dal sostegno e dallo sviluppo del comparto industriale, prendendo consapevolezza che esso ne rappresenta il pilastro principale”.
“Nell’immediato bisogna consolidare il labile percorso di crescita che resterà incerto ancora per molti mesi: nonostante il recente recupero, produzione e fatturato sono 13 punti al di sotto dei livelli del secondo trimestre 2008, le esportazioni hanno perso oltre il 20% e la cassa integrazione ordinaria, nel secondario, a dicembre segnava oltre 19 milioni di ore autorizzate e la disoccupazione potenziale minaccia quasi 90 mila lavoratori. Pertanto il complesso degli ammortizzatori sociali e finanziari è stato e resta, nel breve periodo, una priorità che dovrà accompagnare politiche attive del lavoro finalizzate a garantire la coesione sociale”.
“Ma il disegno complessivo non può che avere un orizzonte di medio-lungo periodo, si devono dunque creare le condizioni per aggredire la ripresa promuovendo sia adeguate politiche industriali che un contesto favorevole allo sviluppo in aree quali la semplificazione, il fisco e il federalismo fiscale, le infrastrutture materiali e immateriali”.
Confindustria Lombardia ha presentato una serie di proposte articolate in interventi diretti e di contesto finalizzate alla crescita delle imprese e alla competitività del territorio.
Politiche industriali
Il ruolo delle regioni è ulteriormente esaltato dalla loro ormai quasi esclusiva competenza sul tema della politica industriale, che in Lombardia deve essere adeguata alla modernità espressa dal sistema produttivo. Pertanto dovrà tener conto delle interdipendenze che oggi caratterizzano i comparti tradizionali, spostandosi dalle politiche settoriali a quelle di sostegno delle filiere e delle reti di imprese che rappresentano un reale volano per l’economia e possono moltiplicare gli effetti positivi della crescita.
Una politica integrata richiede una visione altrettanto integrata. Per questo chiediamo un unico Assessorato alle Attività produttive che coniughi gli interventi sulle imprese di diverse dimensioni e comparti economici. Garantendo speciale attenzione alle piccole imprese elemento portante del nostro sistema.
Affinché le imprese possano beneficiare efficacemente delle azioni adottate da Regione Lombardia è imprescindibile garantire continuità e coerenza alle iniziative, concentrando le risorse disponibili senza disperderle in una molteplicità di micro azioni. A tal fine sarà opportuno:
coinvolgere in modo più sistematico, tempestivo e preventivo le Associazioni industriali nella selezione delle priorità e nella messa a punto degli strumenti di promozione e di finanziamento destinati alle imprese;
assicurare che gli interventi raggiungano i risultati attesi ottimizzando i tempi e i modi di pubblicazione, assegnazione ed erogazione delle risorse.
Innovazione
La situazione economica mondiale non solo mette in crisi la domanda ma soprattutto ne sta cambiando fortemente la composizione. La scala di valori e di bisogni si sta modificando spostandosi verso beni ad alto valore aggiunto e spingendo a un ridisegno della struttura dell’offerta facendo emerge l’assoluta criticità del driver dell’innovazione di prodotto, di processo e di servizio al mercato. Le imprese lombarde detengono il primato a livello nazionale ma hanno problemi strutturali per la piccola dimensione e quindi vanno promosse logiche di aggregazione e di rete che favoriscano la diffusione delle conoscenze e il trasferimento tecnologico.
Internazionalizzazione
In alcune parti del mondo, lo sviluppo è già ripartito sono quindi necessarie una serie di azioni che facilitino l’agganciamento di tali aree, più tempo passa e più arduo sarà recuperare le quote di mercato perdute. Le locomotive dello sviluppo non potranno essere l’Europa e gli USA bensì i paesi emergenti dell’estremo oriente e dell’America Latina. Con la globalizzazione le esportazioni sono diventate il fattore propulsivo dell’economia mondiale (+50% tra il 2001 ed il 2008) e hanno determinato la distribuzione della ricchezza fra le aree geo-economiche. La crescita sarà fondata su prodotti manifatturieri visto che il commercio estero è per il 70% costituito dai beni manufatti. E’ quindi necessario stimolare la presenza delle imprese lombarde sui mercati internazionali attraverso gli investimenti diretti esteri e favorire l’attrazione di investimenti dall’estero specie nei settori ad alta densità di innovazione.
Capitalizzazione e credito
Innovazione e internazionalizzazione richiedono capacità di investimento; è dunque cruciale favorire la capitalizzazione e il finanziamento dell’impresa piccola e media, mediante interventi diretti e con attività di consulenza che conducano a utilizzare proficuamente tutte le possibilità offerte, non solo bancarie o regionali, ma anche nazionali ed europee. All’uscita dalla crisi è prevedibile un aumento della domanda di credito soprattutto delle imprese medio piccole che va assolutamente sostenuta anche rinforzando il sistema dei Confidi.
Settori emergenti
E’ necessario leggere costantemente e dinamicamente la realtà imprenditoriale della regione per individuare i nuclei più promettenti di sviluppo verso i quali indirizzare la nascita di nuove imprese e la riconversione di quelle esistenti.
I settori della green economy, dell’energia, della salute e del turismo sono tra i principali esempi di questo approccio. Su di essi vanno promossi pochi e selettivi interventi concentrando le risorse regionali disponibili.
Ciò non significa abbandonare i settori tradizionali, fino ad ora fondamentali cash cow del Pil regionale, ma sostenerli nella faticosa ridefinizione e riposizionamento della loro offerta e nella difesa dei know how consolidati.
Capitale Umano
Qualsiasi azione sarebbe vana senza continuare con determinazione e costanza la valorizzazione del capitale umano, il bene più prezioso dell’impresa e della società.
L’impresa è intimamente coinvolta in questo tema svolgendo il ruolo di “cliente” e “fornitore”: di cliente quando “compra” conoscenza e investe nelle assunzioni, di fornitore quando si impegna nella crescita costante dei propri dipendenti e nella formazione dei propri apprendisti trasmettendo un corpo di saperi troppo spesso sottovalutati e talora disprezzati per la spocchia di una cultura idealistica della conoscenza.
Il sistema imprenditoriale è convinto che una formazione di qualità deve coprire tutto l’arco della vita, le imprese propongono, tramite il sistema delle “doti”, la realizzazione di un vero e proprio modello di Life-long learning lombardo “4 L”.