Tenuta delle Ripalte, vini fra cielo e mare
Dalla nascita della tenuta ad oggi: il progetto vitivinicolo della Tenuta delle Ripalte raccontato da responsaibile Piermario Meletti Cavallari
C’è un posto all’isola d’Elba dove la natura ha subito solo discreti interventi dell’uomo: un’isola nell’isola, Tenuta delle Ripalte, creata nell’ultima decade dell’800 dal Conte Tobler, nobiluomo svizzero innamorato dell’Isola d’Elba. Questo splendido comprensorio, a picco su un mare blu trasparente come il cristallo, è ubicato a Capoliveri su un altopiano al centro del quale sorge l’antica Tenuta, contornata da pinete, vigneti e alberi da frutto. Tutto intorno, 450 ettari di macchia mediterranea degradano fino al mare. Un paesaggio con scorci mozzafiato sul mare, 12 kilometri di fascia costiera su cui si estende la proprietà, un alternarsi di cale a uso esclusivo dei soli ospiti del resort.
I due gestori dell’area Piermario Meletti Cavallari e Pietro Alberto Ederle hanno voluto abbinare all’esperienza unica dell’hospitality quella della riscoperta di una tradizione enologica che, per l’Aleatico, sembra risalire all’antica Roma. Così Piermario ha provveduto a dissodare dapprima il terreno (cinque ettari), poi a scegliere il viticcio più adatto per creare il suo primo gioiello, l’Aleatico Alea Ludendo, testimone assoluto di questa terra e della sua storia. “La tenuta delle Ripalte – spiega Cavallari, responsabile del progetto vitivinicolo – nasce intorno alla fine del 1800 quando il conte Tobler, ricco uomo d’affari svizzero innamorato della Toscana, ha dissodato 450 ettari di macchia e ha iniziato a coltivare la vite, il grano oltre che avviare l’allevamento di bestiame. Per allora la sua era una fattoria modello. Con la scomparsa di Tobler e la conseguente vendita della tenuta al finanziere milanese Umberto Quintavalle, le Ripalte si trasformarono da azienda agricola a buen ritiro per la famiglia e gli amici del proprietario”.
Oggi, con l’inaugurazione della nuovissima cantina, la Tenuta torna alla sua prima vocazione. Esternamente la cantina progettata dall’architetto Tobia Scarpa, si presenta come un parallelepipedo inserito nel colle su cui insiste. L’intento è stato quello di mascherare il volume costruito con il contesto paesaggistico circostante e simultaneamente di intercalarlo nello scenario dell’ambiente mediterraneo. L’aspetto monolitico del fronte della cantina è dato da una stretta maglia di pilastri rivestiti in pietra Calamita prelevata dalle vicine cave. Ad alternare i pilastri è presente un sistema di brise-soleil orientabili costante su tutta la lunghezza della facciata principale. L’edificio si sviluppa su tre livelli e risponde alla logica del trasferimento dei prodotti per mezzo della gravità. La copertura della cantina è costituita da un terrazzo utilizzato per l’appassimento delle uve e da degli spazi riservati al ricevimento e alla degustazione. Tale livello offre una vista panoramica sui vigneti circostanti e sulle coste dell’isola.
Un grande lavoro, quanto avete investito per realizzarlo?
L’investimento è stato importante sia sul fronte tempo sia su quello economico. Infatti ci sono voluti oltre tre anni per ottenere i permessi per costruire la cantina e più di 3,5milioni di euro e un anno di lavoro per vederla finita. La struttura si sviluppa su due piani per un totale di 1400 metriquadrati.
Come si compone?
L’architetto Scarpa ha disegnato l’edificio come un vero e proprio strumento di lavoro. Ci sono gli spogliatoi e la mensa per gli operai oltre che una sala degustazione per gli ospiti. Per il vino invece abbiamo realizzato un sistema di controllo della temperatura dedicato alle vasche della cantina e uno ad hoc per i magazzini. L’energia ci viene da un sistema eolico verticale integrato con uno solare.
Veniamo ai vini…
La prima fase vede la coltivazione di 12 ettari per un totale di 65mila bottiglie. Buona parte dei vitigni sono dedicati alla produzione del passito tipico dell’Elba, l’Aleatico, con una produzione attuale di 11mila mezze bottiglie e una piccolissima produzione di grappa (circa 300 bottiglie) esclusivamente distillata da vinacce di Aleatico. Nel vigneto del Gorgaccio, con esposizione a Levante e quindi più fresco, si produce un Vermentino IGT (circa 12mila bottiglie ), un vino bianco profumato e deciso nel sapore e per 3 ettari il nuovo nato Rosso delle Ripalte, una grenache di grande carattere.
Come verrà strutturata la commercializzazione?
Come primo step siamo riusciti a far inserire la Tenuta nei tour turistici di questa zona dell’Elba. Per quanto concerne il mercato italiano vogliamo promuovere l’Aleatico che, effettivamente è un vino un po’ difficile sia per collocazione sia per investimento economico. È un rosso da fine pasto che tocca i 30 euro per una mezza bottiglia. In concomitanza con l’Italia lo proporremo al mercato russo e a quello orientale.
Alessandra Iannello
A cura di Luxgallery