La sfida dell’energia per la competitività delle imprese
La questione energetica è sempre più importante, per il mondo che cambia, per le famiglie, per le aziende che devono concorrere nel mercato globale. Carobolletta, ecosostenibilità, nucleare, liberalizzazione e opportunità: Stefano Colombo, vicepresidente di Atel Energia, racconta le prospettive che ci sono e quelle che verranno. A cominciare da una nuova cultura per concepire l’energia
Energia. In tv, sui giornali, alla radio, nei cartelloni per strada: dalla pubblicità agli approfondimenti giornalistici, ai dibattiti e poi, seminari e convegni in tutta Italia. Tutti a parlare e scrivere di bollette, risparmio energetico, ecosostenibilità, nucleare, servizi business e consumer di nuova generazione. Mai come questo anno, in piena epoca di liberalizzazione, gli operatori del settore hanno dato squillo alle trombe e i media si sono interessati della questione energetica. Certo, le ragioni sono tante e si incrociano l’una con l’altra. Dall’esigenza di una maggiore consapevolezza da parte di privati e aziende sulle scelte che possono compiere alle questioni pressanti legate all’ambiente, compresi gli adempimenti normativi; dal carobolletta che intacca la competitività dell’imprese e salassa i cittadini fino alla famigerata crisi che si ripercuote ovviamente anche sul fronte energia. In questa prospettiva, abbiamo chiesto a Stefano Colombo, vice presidente di Atel Energia, multinazionale svizzera, che sta sempre più emergendo anche nel mercato italiano, di offrirci una panoramica del settore, spiegarci quali opportunità il mercato di oggi offre alle imprese e guardare all’orizzonte per capire quale sarà il futuro dell’energia nel nostro Paese.
In un momento così delicato per l’economia, la questione energia diventa ancora più determinante. Oggi l’Italia ha una delle bollette più care d’Europa e questo finisce per incidere anche sulla competitività delle imprese. Cosa può fare un’azienda che vuole ottimizzare meglio il costo energetico?
Il primo elemento che un’impresa deve considerare per ottimizzare i costi legati all’energia è indiscutibilmente legato all’ottimizzazione dei propri consumi. Ciò significa che per ottenere buone condizioni economiche occorre conoscere le proprie caratteristiche di consumo e scegliere quei fornitori che sono in grado di offrire soluzioni su misura. In secondo luogo, le imprese devono effettuare un’analisi del proprio processo produttivo per eliminare tutti gli sprechi e/o l’applicazione di penali di sistema. Infine è necessario procedere con un’analisi dei dati di prelievo messi a disposizione dal fornitore come strumento di controllo/monitoraggio del processo e dell’efficacia delle misure “anti sprechi”. Il successo che sino ad ora Atel ha registrato in Italia è in parte dovu to alla volontà di essere un fornitore attento che considera strategico aiutare l’utente a ridurre i consumi e a utilizzare l’energia in modo più efficiente e razionale. La vera sfida oggi, secondo noi, consiste nell’avvicinare il più possibile aziende e utilizzatori, individuando modalità di relazione innovative e personalizzate, per posizionarsi ad alto livello in un mercato che premierà sempre di più chi saprà abbinare una gamma interessante e strutturata di servizi aggiuntivi, insieme alla semplice fornitura elettrica.Anche questa opportunità è colta da Atel in modo innovativo, secondo schemi diversi dai tradizionali standard, e molto più orientata ai bisogni dei singoli che a quelli dei cluster di riferimento classici, con il tentativo di semplificare il rapporto tra consumatori ed energia, di rendere trasparente la relazione e di fornire ciò che il mercato ricerca in una logica di servizio. L’energia per Atel non è infatti una commodity, ma un bene primario, legato alle condizioni della qualità della vita e, come tale, qualcosa da costruire con il mercato e non solo su condizioni di costo.
La liberalizzazione del mercato energetico ha messo privati e aziende di fronte alla possibilità di scegliere. Secondo lei la concorrenza ha davvero migliorato le condizioni e le opportunità a disposizione del mercato, in particolare per l’area business?
La via della liberalizzazione è stata aperta e rappresenta sicuramente un’importante svolta per tutto il settore elettrico, ma il cammino da fare è ancora lungo. A otto anni dalla liberalizzazione del mercato elettrico in Italia, solo una minima percentuale degli oltre trenta milioni di utenti ha cambiato fornitore e poco più della metà dei consumatori privati sono consapevoli della possibilità di cambiare fornitore. Della restante metà, moltissimi temono che il passaggio a un altro operatore possa esporli al pericolo di restare senza energia da un momento all’altro. Non sa, cioè, che le norme italiane prevedono che, anche in caso di cessazione della capacità di fornitura da parte di un nuovo operatore, l’elettricità verrebbe comunque assicurata dalla rete. Fatta questa doverosa premessa, va detto che se vogliamo che il mercato diventi ancora più competitivo, con beneficio concreto per i consumatori, occorre che i fornitori si impegnino a presentare sul mercato offerte più chiare e semplici, in modo che gli utenti siano in grado di compararle. Un gran lavoro va anche svolto sul fronte delle bollette che non brillano certamente per chiarezza. E’ quindi necessaria anche più informazione, sia per i privati che per le aziende, e i tempi del cambiamento non sembrano essere così rapidi. Tuttavia il processo è in atto, di sicuro più avanzato per i clienti business, e per quanto ci riguarda intendiamo non solo assecondarlo ma promuoverlo, offrendo un servizio di consulenza totale a coloro che si avvarranno della nostra offerta. Un plauso va indubbiamente rivolto a quanto fatto sino ad ora dall’Autorità per l’Energia Elettrica e per il Gas (AEEG) e all’impulso dato in particolare dal suo attuale Presidente, Alessandro Ortis. Sul mercato, però, si registrano ancora asimmetrie informative e barriere all’ingresso, nonostante l’Authority abbia emanato direttive chiare per consentire ai fornitori di operare “tutti sullo stesso piano”. Mi riferisco, in particolare, alla conoscenza dei dati relativi ai clienti finali. Più controlli sull’applicazione di tali direttive eviterebbero la mancata pubblicazione, nelle fatture di alcuni fornitori, di dati indispensabili per garantire al cliente finale il passaggio ad altro fornitore (switch). Segnalo, inoltre, un altro aspetto su cui occorre fare un’attenta riflessione. Il contatore che misura i consumi di energia non è né del cliente finale né tantomeno del fornitore di energia, bensì è di proprietà del distributore locale che ne paga i costi di manutenzione, di lettura, ecc., ma che è anche il solo ad avere accesso ai dati. Sebbene l’Authority, anche in questo caso, abbia emanato delibere con cui si obbligano i distributori a fornire tutti i dati di misura secondo determinati criteri e con precise cadenze temporali, esistono tuttavia empasse operative per cui il mercato dell’energia, soprattutto per le P.IVA, è costituito da fatture in acconto e di continui conguagli che, come sappiamo, non sono affatto amati dai clienti finali.
Sinteticamente, quali sono le strategie di Atel per il mercato energetico rivolto alle aziende?
A livello commerciale, ciò che Atel propone oggi sul mercato italiano è un’ampia offerta in grado di soddisfare ogni tipologia di impresa con prodotti personalizzati, un’analisi dettagliata dei consumi e delle caratteristiche e un pacchetto di iniziative che ottimizzano la fornitura di energia. Con un servizio che definiamo di “energy & portfolio management”, il nostro cliente ha ad esempio la possibilità in ogni momento di monitorare sul nostro sito Internet i propri prelievi energetici, consultare le fatture e ricevere costanti aggiornamenti. Il cliente ha inoltre la possibilità di verificare direttamente le fatture dei costi di trasporto dell’energia e questo significa una totale trasparenza nei loro confronti. A livello di business, invece, siamo passati negli ultimi anni da un tipico approccio “wholesale”, rivolto cioè a grossisti ed “energivori”, ovvero ai grandi consumatori di energia come i gruppi industriali, a un approccio che guarda anche i clienti finali. In futuro punteremo sempre di più, oltre che sulle nostre attività attuali, anche sullo sviluppo del segmento small business, rappresentato soprattutto da quello che viene comunemente definito il “popolo delle Partite IVA” costituito da professionisti, artigiani, commercianti, piccole e medie imprese. A questo target così eterogeneo proporremo offerte su misura, in rapporto alla reciproca convenienza e in funzione dei consumi. Offriremo un servizio sartoriale focalizzato sia sull’offerta economica che sul risparmio energetico. In estrema sintesi, vogliamo essere riconosciuti non solo come un fornitore affidabile, ma come un partner capace di aiutare l’utente a eliminare gli sprechi e a ridurre i consumi, per un utilizzo più efficiente e razionale dell’energia.
Energia e sviluppo sostenibile: si può fare molto a cominciare dal risparmio energetico, oltre che da una produzione di energia più attenta alle politiche ambientali. Atel in questo come si sta muovendo?
In Italia viene giustamente evidenziata la necessità di una politica energetica pianificata nel senso del risparmio e della diversificazione delle fonti, ma questa esigenza è sentita anche a livello europeo dove prevale la dipendenza da forniture estere. Entro breve tempo sarà presa a Bruxelles una decisione sul cosiddetto “pacchetto energia”, la strategia lanciata dalla Commissione lo scorso anno che fissa tre obiettivi vincolanti al 2020: almeno il 20% di fonti rinnovabili sui consumi energetici finali e una riduzione del 20% sia delle emissioni di anidride carbonica rispetto a quelle registrate nel 1990 che dei consumi complessivi di fonti primarie di energia. Per quanto ci riguarda, alla promozione di una cultura del risparmio energetico abbiniamo la volontà di continuare a investire anche nelle fonti rinnovabili perché riteniamo che entrambe siano elementi capaci di portare benefici alla collettività. E per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra, va detto che il nostro gruppo può già vantare una rilevante porzione di produzione elettrica priva di emissioni di CO2. Su un totale di circa 18.000 GWh/ annuo di elettricità che produciamo in Europa, ben il 49% è “zero emission”.
Ma risparmio energetico significa anche cambiare la mentalità produttiva delle aziende che devono dimostrarsi più flessibili e sensibili agli investimenti in politica energetica. Secondo la sua esperienza, in Italia questo cambiamento di mentalità è davvero in atto?
Difficile dirlo. Molti imprenditori italiani credono nella generazione distribuita o nelle fonti alternative (eolico, fotovoltaico, miniidro) combinate su reti di distribuzione intelligente (smart grid) solo quando ci sono fondi statali o incentivi europei per finanziarli. Il cambio di mentalità, però, va fatto con una logica europea più che nazionale. Per procedere a un più bilanciato sviluppo energetico, considerata la scarsità e la localizzazione delle risorse, è infatti necessaria una visione complessiva, un approccio globale ma, soprattutto, la realizzazione di una vera e propria piattaforma continentale. Se si vuole realmente raggiungere una maggiore efficienza e favorire anche la competitività tra i vari paesi occorre rendere “più liquido” il mercato, eliminando i cosiddetti “colli di bottiglia” transnazionali. Le energie rinnovabili vanno ovviamente favorite, considerandole, però, per quello che sono, ovvero una buona opportunità per contribuire a renderci meno dipendenti dalle fonti fossili, ma non certo per far fronte in toto al “carico di base”.
Oggi si parla sempre più spesso di un ritorno al nucleare in Italia. Secondo lei è una strada percorribile oppure, ormai, abbiamo perso questo treno?
Da più parti si sente dire che l’abbandono del nucleare in Italia sia stato un errore e che l’Italia è l’unico Paese ad aver pagato questa decisione direttamente nelle bollette. Chi ha seguito invece la strada di questa tecnologia risente meno del rialzo del prezzo del petrolio e beneficia anche del fatto che il nucleare è uno dei modi migliori per ridurre il trend delle emissioni di CO2. E di questo se ne sono accorti anche molti ambientalisti che, prima, hanno lottato contro il nucleare e, poi, sono tornati a sostenerlo perché nell’attuale panorama della produzione di energia elettrica rappresenta un importante tassello senza produrre emissioni di gas serra. Qualcuno, poi, si rammarica anche per il fatto che l’Italia non sia riuscita a capitalizzare l’esperienza che aveva in questo settore. Per la conformazione del parco produttivo elettrico italiano, altamente dipendente dal gas, é sicuramente importante che si sia ricominciato a parlare di nucleare. Il cammino che porterà alla costruzione di una o più centrali é ancora pieno di ostacoli ma un passo importante per tutto il paese. Per poter arrivare con successo al traguardo sarà però indispensabile trovare un consenso politico su larga scala che coinvolga Stato, Regioni ed enti locali.
Quali sono i vostri progetti per il prossimo futuro? State pianificando nuove strutture di produzione?
Guardiamo con interesse ogni opportunità che ci consenta di crescere anche sul mercato italiano. Abbiamo la volontà di analizzare i dossier che arrivano sulle nostre scrivanie e che sono in grado di creare valore aggiunto per il nostro Gruppo. La nostra filosofia resta comunque quella di produrre energia con al nostro fianco partner affidabili che condividano con noi la stessa visione strategica. E’ di pochi mesi fa, ad esempio, la posa della prima pietra per la realizzazione di una centrale turbogas a San Severo in provincia di Foggia da ben 400 MW in partnership con Avelar Energy del gruppo Renova ed En&En, espressione dell’Associazione degli Industriali di Belluno. Ci abbiamo fortemente creduto nonostante gli ostacoli, la burocrazia e la ben nota sindrome NIMBY (“non nel mio cortile”). Ma certamente non sono queste difficoltà a far rallentare i nostri ambiziosi piani di crescita, sia in Europa che in Italia. Recentemente, infatti, abbiamo acquisito una partecipazione del 30% nelle attività italiane di Moncada Energy Group, uno dei principali produttori privati italiani di energia rinnovabile da fonte eolica. Con questo gruppo abbiamo costituito M&A Rinnovabili, una società che si pone l’obiettivo di realizzare e gestire impianti eolici on-shore e off-shore, solari e a biomassa in Italia, disponendo già di una potenza installata in impianti eolici di 105 MW e con progetti futuri per complessivi 1.000 MW. Questa acquisizione è una testimonianza del nostro continuo impegno nelle energie rinnovabili che si aggiunge, tra l’altro, a due nostri parchi eolici in Sicilia dotati complessivamente di 74 rotori che, in esercizio, sono in grado di produrre 222 GWh di elettricità all’anno.
Lei è un uomo perennemente in movimento, con esperienze professionali in tutto il mondo: Sud America, Usa, Svizzera, Germania, Francia. Oggi ha un ruolo di primo piano in Italia, quali sono gli obiettivi che si è prefissato e le nuove sfide che la attendono?
Credo molto nella capacità di “fare squadra” e di condividere insieme progetti sfidanti, così come ho estrema fiducia nei giovani. In Atel Energia ci sono risorse che hanno tutte le caratteristiche per emergere e sarà quindi uno dei miei obiettivi farle crescere, così come deve continuare a crescere Atel in un mercato, come quello italiano, non semplice perché caratterizzato da un’agguerrita concorrenza. Una sfida che mi attende a breve è anche quella di ampliare la nostra visibilità sul mercato. Ci apprestiamo a cambiare il brand Atel a seguito di un processo di fusione con EOS, un altro fornitore svizzero, e quindi non ci lasceremo sfuggire questa interessante opportunità di comunicazione.
Siamo all’alba di un nuovo anno: qual è il suo bilancio personale del 2008?
A inizio anno si è soliti fare un elenco più o meno lungo di “good pro- posal”. C’è chi si impegna a smettere di fumare, a mettersi in forma per l’estate o addirittura a programmare viaggi avventurosi. A parte gli obiettivi più o meno importanti di carattere personale, posso permettermi di affermare che il 2008 per Atel Energia in Italia é stato sicuramente un anno più che positivo. Il segreto del successo é però quello di non fermarsi mai, di porsi obiettivi ambiziosi accompagnati da una giusta dose di realismo e pragmatismo, fare il possibile per raggiungerli e una volta raggiunti trovarne dei nuovi.
Ci dicono abbia una grande passione per la montagna e i motori. Ma con tutti i suoi impegni come trova il tempo per dedicarsi a se stesso?
In effetti viaggio perennemente con la valigia in auto, collegato con l’ufficio anche grazie alle odierne tecnologie. Risiedo a Lugano e mi divido tra Olten, una cittadina a 50 km da Zurigo dove Atel ha il proprio quartier generale, e Milano dove ha invece sede centrale Atel Energia, senza contare le volte in cui salgo su un aereo per Cagliari, città in cui si trovano gli uffici di Energit, la nostra controllata specializzata nella vendita di energia allo small business. Il tempo per dedicarmi alle mie passioni, come lo sci e la bicicletta, in effetti è poco, ma ho la fortuna di vivere in un Paese come la Svizzera che in poco tempo ti consente di raggiungere vette dal panorama mozzafiato. E credo che questa sia da considerarsi una gran fortuna.
La carriera Stefano Colombo nasce nel 1967 a Lugano (Svizzera) dove attualmente risiede. E’ Ingegnere Elettrico con master allo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo. In Atel AG dal 2004, ricopre attualmente il ruolo di responsabile della Business Unit Mercato Italia e quella di Vice Presidente della controllata italiana Atel Energia SpA. Colombo vanta un background professionale maturato in significative società svizzere presenti a livello internazionale. Dal 1997 al 2004 è stato Chief Executive Officer di AEM SA, utility svizzera attiva nella produzione e nella distribuzione di energia elettrica. Precedentemente ha ricoperto l’incarico di General Manager a Houston (Texas – USA) di Brugg Kabel AG, leader svizzero nella produzione di cavi e, all’inizio della sua carriera, è stato Area Sales Manager per USA, Sud America, Germania, Francia e Italia della multinazionale Emil Haefely & CO (quadri e apparati elettrici in alta tensione). Ulteriori incarichi: Membro del Consiglio di Amministrazione di altre società italiane del Gruppo Atel rivolte alla produzione di energia elettrica (centrali). Membro della Giunta di Assoelettrica, Associazione di Confindustria che raccoglie le imprese elettriche operanti in Italia, e della omologa associazione in Svizzera (SEV). Membro del Rotary Club di Lugano.
Energia, l’Italia dipende dall’estero
Cresce la domanda di energia elettrica in Italia. Lo dicono i dati ufficiali riferiti al terzo trimestre del 2008 che parlano di un aumento dell’1,9 per cento della domanda lorda complessiva di energia elettrica nel nostro Paese, rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio precedente. La produzione nazionale del periodo, al netto dei pompaggi, ha quindi coperto l’89,6 per cento della domanda rispetto all’87,5 per cento del terzo trimestre del 2007, a discapito delle importazioni nette scese alla percentuale del 10,4. Tale ultimo fenomeno è dovuto a temporanee, ma sempre più frequenti riduzioni ed inversioni degli abituali e significativi differenziali di prezzo tra Italia ed Europa Centrale. In particolare si è verificata una forte riduzione delle importazioni nette da nord-ovest (frontiere Francia e Svizzera) di 1,9 TWh (-18,8%), parzialmente compensata da un aumento delle importazioni nette da nord-est (frontiere Austria e Slovenia) di 0,4 TWh (+52,8%); le esportazioni sono di fatto in linea con quelle del 2007. Complessivamente, la domanda lorda di energia elettrica nei primi nove mesi del 2008 è risultata pari 255,8 TWh, in crescita dello 0,8% rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso. Per quanto riguarda invece gli scambi con l’estero l’Italia è il secondo Paese al mondo per importazione di energia elettrica, il primo se invece si considera il saldo con l’estero.
testo di Mauro Milesi
La citazione Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita Michelangelo Merisi – Caravaggio Link utili
www.atel-energia.it