Brevetti, la ripresa delle idee Made in Italy
Lo scorso anno sono state 2.258 le licenze concesse dall'Epo, l'European patent office ai 1.240 'Archimede' del nostro Paese. Trasporti e meccanica sono i settori in cui gli italiani brillano per inventiva
L'italia è il quarto Paese europeo per numero di brevetti che ogni anno entrano in vigore. Lo scorso anno infatti sono state 2.258 le licenze concesse dall'Epo, European patent office, ai 1.240 inventori italiani. In pratica, gli 'Archimede' del nostro Paese hanno presentato più di un'invenzione a testa, a dimostrazione della grande tradizione italiana nell'ideazione di nuovi strumenti e nella ricerca scientifica. Rispetto all'anno precedente -come riporta "Il Sole 24 Ore" che nei giorni scorsi ha dato la notizia – le approvazioni sono in crescita del 15 per cento, compensando la scarsa performance del 2007.
Il settore al primo posto per numero di brevetti Made in Italy è quello delle tecniche industriali e dei trasporti. Al secondo posto ci sono le tante invenzioni classificate come 'necessità umane', legate in particolare all'agricoltura e agli alimenti. Al terzo posto si piazza il settore della chimica metallurgica, seguita dalla meccanica. Nonostante il suo nome, tuttavia, il brevetto europeo non è valido in tutto il continente: al momento della richiesta l'inventore deve scegliere i Paesi in cui designare il brevetto (per ognuno dei quali dovrà pagare le relative tasse).
In questa classifica l'Italia è al quarto posto in Europa, con oltre 40 mila designazioni. In linea di massima, un brevetto europeo non troppo complesso costa sui 6.500 euro, a cui va aggiunta la spesa per la consulenza. Il prezzo minimo per una consulenza non scende sotto i 1.500 euro e cresce in base alla complessità del progetto. "Abbiamo notato – spiega Fabrizio De Benedetti, della Società italiana brevetti – un calo delle richieste da parte dei privati cittadini e un aumento da parte di imprese e universita', anche se queste ultime potrebbero presto risentire dei tagli alla ricerca".
Secondo il direttore dell'Uibm "le imprese faticano a riconoscere l'importanza della proprietà industriale e il suo valore aggiunto. Ma speriamo che il protocollo d'intesa firmato dal ministro dello Sviluppo economico Scajola, da Confindustria, dalla Crui e dall'Abi porti buoni risultati". Si tratta, spiega Agrò, di "una metodologia condivisa per la valutazione dei brevetti che permettera' alle imprese, tra le altre cose, di vedere riconosciuti i propri brevetti nel momento della richiesta di credito alle banche. E' un grande risultato, perche' siamo il primo Paese europeo che mette insieme universita', banche e mondo delle imprese".