K-Idea, l’innovazione corre lungo il Kilometro Rosso
Il premio alle idee innovative. Roberto Vacca, presidente del comitato, spiega la filosofia del concorso: “è importante investire in Ricerca e Sviluppo"
Mini robot che possono intervenire chirurgicamente, una bicicletta che consente di ottenere i massimi risultati con il minimo impiego possibile di energia, algoritmi fonici che riescono ad identificare, dal verso degli animali, se un soggetto è affetto da patologie e ancora, un metodo che consente di rilevare la caratteristica metallica nei materiali, senza toccarli, attraverso delle proprietà luminose e nuovi tipi di rotanti che sostituiscono i classici pistoni. Sono questi i cinque progetti innovativi premiati all’interno del progetto K-Idea, voluto e organizzato dal Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso, in collaborazione con BergamoScienza e dedicato alla divulgazione di intuizioni, idee e invenzioni di singoli ideatori e inventori di processi, prodotti, metodologie e servizi. Il Comitato di selezione, presieduto dal tecnologo e divulgatore Roberto Vacca, e composto da esperti di innovazione e cambiamento, ha esaminato ben 110 proposte, molto varie sia per ambito applicativo e disciplinare, sia per età, estrazione professionale e scolastica dei proponenti, sia infine per provenienza geografica. Alla fine ha selezionato le cinque migliori: Marco Girasole, con il “Metodo ottico per monitorare l’indurimento di materiali a base metallica”; Francesco Cozzo con “25cc: Velocipede inerziale ad alte prestazioni”; Sara Ferrari con “Bioacustica a supporto della gestione sanitaria dell’azienda zootecnica”; Pietro Cerveri con “Tecnologie robotiche per la visione in chirurgia mini-invasiva transluminale endoscopica”; Giovanni Donato con “CRT: Motore endotermico a pistoni rotanti”. Il Comitato era composto da esperti di innovazione e cambiamento quali Paolo Crippa (responsabile dello Sviluppo Business Italia di Jacobacci&Partners), Guido Romeo (giornalista di Nòva – Il Sole 24Ore), Mirano Sancin (direttore generale e consigliere delegato di Kilometro Rosso), Mario Salvi (responsabile scientifico di Bergamo Scienza), Stefano Scabbio (amministratore delegato di ManPower) e Stefano Scaglia (vicepresidente di Confindustria Bergamo per l’Innovazione). Sono state inoltre segnalate 22 proposte meritevoli d’attenzione, che riguardano i settori dell’energia, della logistica, il biomedicale, l’ambiente, la meccanica, il design. Grazie a K-Idea sono nate e si sono concretizzate idee e progetti “di ottimo livello”, come ha spiegato lo stesso Roberto Vacca, presidente del Comitato di selezione.
Il premio K-Idea ha permesso a inventori, persone creative, ideatori, spesso al di fuori di ambiti aziendali e accademici, di farsi conoscere, dimostrando che la creatività e la voglia di innovare ci sono. Come fare ad intercettare queste idee?
Ci sono inventori e creativi indipendenti che lavorano isolati. È bene che gli imprenditori li ascoltino e diano loro aperture: il premio K-Idea è stato uno stimolo innovativo in questo senso. Accade, però, che anche inventori professionisti trovino poco ascolto: anche loro meritano maggiore attenzione. K-Idea ha pubblicizzato anche alcuni di loro che hanno fatto proposte innovative di ottimo livello. Un ostacolo che spesso blocca le innovazioni esterne a certe aziende è la sindrome in inglese chiamata NIH (Not Invented Here: “Non piace perché non è stato inventato qui”).
Quali sono stati i criteri di selezione delle idee vincenti?
Plausibilità, originalità, utilità, apparente possibile applicazione. La selezione effettuata da un gruppo di esperti in brevetti e in vari settori tecnologici e scientifici non intendeva, né avrebbe potuto, dare patenti di validità e realizzabilità alle proposte presentate. Ciò avrebbe richiesto un esame lungo e approfondito e l’esecuzione di prove e controlli. Tali attività esulavano dal concetto di K-Idea: saranno svolte da imprenditori interessati.
La percentuale di investimento nella ricerca e innovazione in Italia continua ad essere tra le più basse: Finlandia, Cina, India, Taiwan e Singapore, aumentano il numero di brevetti e investimenti in R&D del 20% l’anno, in Italia crescono dell’1,8%/anno. E le prospettive non sono positive. Come mai non si riesce a capire che proprio da questo settore possono arrivare le ricchezze del futuro?
È vero: la Commissione Europea con l’“Eurobarometro” confronta da anni i livelli economici, industriali, innovativi dei 25 Paesi dell’Unione e mostra che l’innovazione dell’Italia calcolata in base a numero di brevetti per milione di abitanti, investimenti, percentuali di lavoratori addetti alla ricerca, laureati e diplomati in settori tecnico-scientifici, lavori scientifici pubblicati su riviste di alto livello, è sotto la metà della media europea. I decisori che non capiscono che l’innovazione genera cultura e prosperità economica, non leggono questi documenti e non possono fare analisi socio-economiche adeguate a produrre efficaci piani di investimento in ricerca.
Cosa intende Roberto Vacca per innovazione?
Pratica applicazione di invenzioni e scoperte scientifiche a progetto e produzione di nuovi prodotti. Sviluppo di nuovi ritrovati tecnici e miglioramento dei processi di produzione e organizzazione. La ricerca di base è prerequisito dell’innovazione.
In un suo articolo, nel 2003, lei ha scritto: “In Italia, dunque, sono strozzate scienza e ricerca. Occorre una rivoluzione culturale vera. Miriamo meno alla qualità della vita e più alla qualità dei viventi. Saremo più liberi quando sapremo di più”.
Si pensa ancora troppo alla qualità della vita o sta cambiando qualcosa?
Investono poco in ricerca sia gli enti pubblici e le università, sia le aziende private. Pochi giovani scelgono corsi di studio tecnici o scientifici. Non sono motivati e il loro interesse non è stimolato. TV, radio e giornali parlano di calcio, cucina, moda, pettegolezzi, gare, automobili e salute, ma non di scienza e tecnica. La qualità della vita (e se ne parla in modi distorti) non è fatta solo di mangiare e bere bene, vestire con eleganza e stare in buona salute. Il pubblico deve essere motivato a pensare alla qualità dei viventi: alla propria qualità. È più umano chi sa: padroneggiare strumenti di indagine (anche matematici), comprendere meglio quantitativamente il vasto mondo attorno a noi (studiando scienza e tecnica), prevedere eventi futuri e pianificare l’avvenire, leggere i pensieri concepiti e scritti dai grandi intelletti che ci hanno preceduto o che sono vivi fra noi e ignorati o considerati come marziani. Un risultato interessante di K-Idea è che ha suggerito in modo stimolante: “Pensate a cose serie”.
Di cosa ha bisogno il tessuto economico e imprenditoriale di oggi?
Ha bisogno di investire molto di più in ricerca e sviluppo. L’elenco delle 100 aziende che investono di più in questi settori nel mondo, ogni anno ne include solo un paio italiane. Va seguito l’esempio di Finmeccanica, di STMicroelectronics, di Brembo S.p.A. e di altre aziende (non numerose) che investono un’alta percentuale del fatturato in ricerca e sviluppo e annoverano un’alta percentuale di ricercatori fra i loro dipendenti. Naturalmente non basta investire tanto: occorre investire bene. Per farlo occorre disporre di un ottimo servizio di documentazione, ingaggiare comunicatori abili che spieghino e diffondano al pubblico i risultati raggiunti nell’alta tecnologia. Occorre anche collaborare nella ricerca con altre aziende del proprio settore.
Nel suo libro “Anche tu fisico” scrive: “Gli scienziati capiscono e divulgano conoscenza fin dagli albori della civiltà. Eppure milioni di americani ed europei ignorano concetti insegnati da secoli in tutte le scuole”. Torna il concetto di qualità, in questo caso sul fronte della formazione. Di chi è la colpa, delle scuole, delle università o dell’uomo che continua a “snobbare” il sapere?
Sono colpevoli tutti quelli che si occupano di cose semplici e ripetitive che degradano l’intelletto, invece di imparare continuamente gustando il piacere di svolgere compiti complessi (che diano frutti interessanti), di inventare cose che prima nessuno aveva immaginato. E’ colpevole chi fa e ascolta discorsi ripetitivi su cose o eventi banali: perde tempo e lo fa perdere. È colpevole chi decide i palinsesti di stazioni TV e li riempie di canzoncine, giochetti, concorsi, chiacchiere vuote – invece di mostrare all’audience che il mondo è più grande, più intricato, pieno di risorse e di misteri da scoprire – e lo può fare solo chi è sveglio, non chi è pigro e ripete i propri preconcetti come giaculatorie.
Cosa direbbe a un giovane laureato che vorrebbe lavorare nel settore della ricerca?
Di trovarsi buoni maestri, possibilmente appartenenti ad aziende o centri di ricerca avanzati. Di essere modesto e imparare da chiunque ne sappia più di lui. Studiare, studiare e ancora studiare e alla fine quello che farà sarà un divertimento.
Diventare imprenditori. Il concorso di UBI-Banca Popolare di Bergamo
Diventare imprenditori di successo? Da oggi lo si impara sui banchi di scuola. E’ il caso dei ragazzi della classe V C dell’Istituto tecnico agrario di Bergamo che, con il patrocinio e l’assistenza della Banca Popolare di Bergamo, grazie al progetto “Le castagne della Valle del Lujo”, hanno vinto il concorso nazionale “Sviluppa la tua idea imprenditoriale”. Dopo aver superato la selezione a livello provinciale e regionale, il progetto degli studenti bergamaschi si è confrontato con il lavoro svolto da altre undici classi provenienti dalle diverse regioni italiane, risultando il migliore di fronte a una giuria composta da imprenditori, giornalisti, professori universitari ed esponenti della Commissione europea e delle istituzioni italiane. Il concorso, che è stato organizzato dal consorzio PattiChiari e ha coinvolto 800 scuole in dodici città italiane, è stato ideato per trasmettere ai ragazzi le nozioni basilari che favoriscono una reale conoscenza delle regole economiche e per offrire una preparazione di base utile per integrarsi e partecipare attivamente alla circostante realtà sociale, culturale, professionale ed economica. Dopo aver partecipato ad un workshop sul tema del “fare impresa”, con l’obiettivo di sviluppare un vero e proprio Business Plan e far apprendere le nozioni primarie necessarie per pianificare in termini economici un’attività imprenditoriale, i ragazzi hanno lavorato alla realizzazione del progetto che sio propone di riqualificare gli antichi castagneti da frutto della valle del Lujo per restituirli ad una fruizione sicura e consapevole da parte degli escursionisti e dei turisti. “Siamo orgogliosi come Banca Popolare – ha commentato Omar Francotti, referente Bpb del progetto – di aver contribuito alla creazione nelle generazioni più giovani di una cultura economica dalle basi solide e capillarmente diffusa. Ma ancor di più siamo orgogliosi del progetto vincitore, che ben rappresenta una delle tante eccellenti peculiarità della terra bergamasca a cui Banca Popolare di Bergamo da sempre presta attenzione”.
testi di Laura Di Teodoro
La citazione Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui. Ezra Pound Link utili
www.kilometrorosso.com