Una finanza più “reale”

Crisi finanziaria e modelli bancari: c’è una filosofia di banca che esce sconfitta dal crollo Oltreoceano? Questo e molto altro abbiamo chiesto al vice direttore generale e responsabile “Strategia e Controllo” del gruppo Ubi, Rossella Leidi
La crisi finanziaria vista dalla prospettiva delle banche. Un’analisi sulla situazione e una valutazione su un certo tipo di fare finanza che esce a testa bassa (e con le ossa rotte) dal palcoscenico internazionale. L’atteggiamento eccessivamente speculativo di certe operazioni finanziarie, slegate dall’impatto sull’economia reale devono essere sempre più scoraggiati: lo pensano in molti e lo ritiene corretto anche Rossella Leidi, vice direttore generale e responsabile della macro area Strategia e Controllo di Ubi Banca. Abbiamo recentemente assistito al convegno organizzato dall’associazione “Amici di Ubi Banca” sul tema “Crisi finanziaria e modelli bancari”. Il vostro gruppo come si sta approcciando operativamente a questa situazione così complessa?
Il gruppo UBI Banca si è sempre distinto per la prudente gestione della sua attività, cercando di salvaguardare gli interessi dei suoi numerosi stakeholder ed in linea con la sua natura “popolare”. La situazione di crisi ha fatto emergere la qualità del gruppo, sostanzialmente estraneo agli eventi che hanno segnato l’evoluzione della situazione (subprime, monoline, derivati, Lehman). La crisi ha peraltro portato all’ulteriore rafforzamento di alcuni presidi (liquidità, rischi di credito e finanziari, ecc.. ) e alla decisione di focalizzare ulteriormente l’operatività con la clientela sulla mission tradizionale di sostegno al territorio.
Alcune banche Oltreoceano hanno chiuso i battenti e anche in Italia alcune realtà stanno soffrendo. Qual è lo stato di salute del gruppo Ubi?
Il gruppo parte da una situazione di comprovata solidità. Grazie all’adeguata patrimonializzazione, alla sostanziale
assenza di asset pericolosi, alla cauta gestione della liquidità, alle politiche commerciali non aggressive rivolte ad una base di clientela prevalentemente Retail e fidelizzata, e alla presenza di un robusto impianto di controlli, il Gruppo è ben posizionato per affrontare le difficoltà del 2009.
Possiamo comunque ritenere che c’è un modello di banca e di approccio alla finanza che escono sconfitti da questa crisi?
Ritengo che debba essere ripensato soprattutto un certo approccio alla finanza; è necessario che vengano scoraggiati taluni approcci puramente finanziari e del tutto distaccati dal possibile impatto sull’economia reale. Ciò potrebbe avvenire,ad esempio, con un impianto regolamentare condiviso ed omogeneo a livello internazionale, adeguato ad un sistema finanziario sempre più sofisticato; non dimentichiamo che le crisi hanno ormai il potenziale di diventare globali come peraltro si sta verificando attualmente, ed è quindi necessario lo sforzo congiunto delle Autorità di Vigilanza e dei Governi per porre rimedio alla situazione e per cercare di evitare che situazioni analoghe si ripetano in futuro.
Si parla sempre più spesso di credit crunch e la contrazione del credito alle imprese è palpabile. Qual è la posizione di Ubi?
Il gruppo ha agito nel 2008, fronteggiando la crisi finanziaria con una ancor più elevata focalizzazione, nella sua quotidiana attività di intermediazione creditizia, sulla clientela “core”, vale a dire sulle famiglie e le medie-piccole imprese, che intende sostenere in questa fase difficile della congiuntura. Il gruppo ha posto in atto
iniziative nuove, recentemente annunciate, quali lo stanziamento di 500 milioni a sostegno delle esigenze di liquidità e di gestione corrente delle imprese lombarde e il progetto “Sostegno e Sviluppo”, volto
a sostenere ed incentivare la realizzazione di investimenti per accrescere la competitività delle nostre aziende.
Nell’ottica di una diminuzione del rischio, finanziare le idee e i progetti sarà sempre più difficile?
Se la situazione di carenza di liquidità sui mercati prosegue, bisognerà avere particolare cautela nella valutazione di tali idee e progetti, per cercare di indirizzare capitale verso quelle iniziative che effettivamente meritano credito e supporto in questa difficile congiuntura economica. Anche in riferimento a Basilea 2, ricordiamo sinteticamente quali sono i principali fattori di valutazione per l’accesso al credito da parte di un’azienda…
Innanzitutto vi è una valutazione economico/finanziaria dell’azienda basata sui documenti contabili della stessa, cui si affianca un’indagine sulla relazione dell’azienda con il sistema bancario nel suo complesso e quindi sulla presenza di eventuali pregiudizievoli con altri istituti di credito. La valutazione quantitativa dell’azienda e del soggetto economico è accompagnata da una valutazione qualitativa, che viene condotta mediante un’indagine cognitiva che mira ad approfondire sia la conoscenza della struttura della società e del suo posizionamento nel settore in cui opera, sia a conoscere i progetti futuri dell’azienda e quindi a comprendere i piani di investimento ed i fabbisogni finanziari cui l’azienda andrà incontro. La combinazione di analisi quantitativa e qualitativa consente alla Banca di attribuire un rating all’azienda.
Cosa può fare un’azienda che vuole capire di più di questa crisi in riferimento al rapporto con la propria banca?
Ritengo che il primo punto di riferimento possa senz’altro essere il gestore incaricato. In UBI ogni impresa è assegnata ad un gestore responsabile della relazione, che rimane a disposizione per qualsiasi esigenza, anche informativa, che possa presentare il cliente. Sì parla di onda lunga della crisi che si affaccerà sull’Europa ancora più pesantemente nei prossimi mesi.
Dal vostro osservatorio privilegiato, quali sono le sue previsioni per il 2009?
Siamo in uno scenario che presenta ancora parecchie incertezze, e che ancora non fornisce chiare indicazioni di ritorno verso una situazione più stabile. Ritengo che sia ancora presto per formulare previsioni, e che molto dipenderà dall’efficacia dell’intervento dei governi a supporto dell’economia reale e dalla tempistica di riattivazione dei mercati finanziari a medio-lungo termine.
La citazione Non c'è nulla di nuovo in borsa. Non ci può essere perchè la speculazione è vecchia come le colline. Ciò che accade nel mercato oggi è accaduto prima ed accadrà ancora. Jesse Livermore Link utiliwww.ubibanca.it