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Economia/Imprese

Il capitale di rischio come fonte di finanziamento anche per le PMI

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Le opportunità del segmento Expandi di Borsa Italiana: un efficace acceleratore di crescita, attraente e appetibile, grazie alla semplificazione dei suoi requisiti di ammissione e le ridotte soglie dimensionali richieste alle società.

È noto che molte imprese di piccole e medie dimensioni non dispongono delle risorse finanziarie sufficienti per avviare un percorso di crescita dimensionale. Esse, infatti, presentano una struttura del passivo troppo sbilanciata sull’utilizzo di debiti finanziari, gran parte dei quali a breve a termine. La scelta del ricorso, come fonte di finanziamento esterna, al capitale di rischio, comporta all’impresa i seguenti vantaggi (Caselli, 2003):
• Prevenzioni di possibili reazioni avverse da parte del sistema bancario;
• Possibilità di accesso al network di competenze e di relazione che gli eventuali investitori istituzionali possono conferire;       • Crescita della reputation dell’impresa nei confronti di tutti gli stakeholders aziendali;
• Aumento della visibilità della marca dell’impresa.
 Nel contesto del ricorso al capitale di rischio, le forme possibili posso essere distinte nelle seguenti categorie:
• Private Equity: modalità di raccolta del capitale di rischio al di fuori dei circuiti di mercato ufficiali, mediante l’apporto di risorse finanziarie da parte di operatori specializzati, sotto forma di partecipazione al capitale azionario o di sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni, per un arco temporale di medio-lungo;
• Public Equity: raccolta di capitale di rischio realizzata attraverso l’accesso a un mercato ufficiale e l’offerta al pubblico dei propri titoli. Il successo di una quotazione in borsa (IPO) dipende dalla volontà dell’azienda di crescere e dalle concrete prospettive di sviluppo, dal modo in cui si prepara ad affrontare il mercato, dall’aver fatto chiarezza nel rapporto proprietà/impresa, dalla presenza di un management professionale e dalla disponibilità di comunicare in modo trasparente ed efficace. Come indicato da Borsa Italiana, è opportuno quotarsi nel mercato che presenta le caratteristiche più vicine a quelle dell’azienda. Un primo criterio da prendere in considerazione è quello dimensionale. Se l’azienda è di piccole dimensioni, il mercato che valorizza meglio la società, in fase di IPO e successivamente, è il mercato EXPANDI. In generale è opportuno non confondere la dimensione complessiva degli scambi di una borsa con il livello di liquidità di ogni suo titolo. E’ più opportuno infatti prendere in considerazione il livello di liquidità che ogni azione o mercato può attrarre confrontando gli scambi (sul titolo o sul mercato) con la capitalizzazione (aziendale o del mercato).

La Borsa Italiana ha un livello di questo rapporto (in gergo turnover velocity) pari al 140%, superiore ad ogni altra borsa europea. Inoltre:
• Borsa Italiana è un mercato internazionale, gli scambi realizzati sul mercato italiano sono per il 50% rappresentati da ordini provenienti dall’estero;
• Tutte le società quotate sulla Borsa Italiana e contemporaneamente su un’altra borsa estera (in gergo double listing) presentano una concentrazione degli scambi sulla Borsa Italiana;
• La visibilità che può avere un’azienda italiana quotandosi su mercati gestiti da Borsa Italiana è superiore a qualsiasi altra opzione in termini di visibilità sia verso al comunità finanziaria che verso i mass media.

MERCATO EXPANDI 1 Per poter essere ammesse alla negoziazione nel mercato Expandi, l’emittente è subordinata al possesso dei seguenti requisiti:
• Pubblicazione di almeno due bilanci (consolidati), di cui l’ultimo certificato;
• Risultato ordinario (consolidato) e risultato netto negli ultimi due esercizi, a livello civilistico (sia consolidato), positivi;
• Rapporto debito finanziario / margine operativo lordo consolidato inferiore a 4;
• Risultato netto nell’ultimo esercizio pari almeno a euro 100 mila. Vi è poi un altro requisito, non imposto ma suggerito inerente l’ammontare del fatturato, e precisamente non superiore a 100 milioni di euro. Per poter valutare l’incidenza e la natura restrittiva dei requisiti per l’ammissione al mercato Expandi da parte delle PMI, con la collaborazione e l’ausilio di Lince Spa, primaria società dedita all’analisi ed al rating delle imprese, si è provveduto a verificare le società (di capitali) i cui dati di bilancio rispecchiavano i requisiti imposti da Borsa Italiana. L’indagine è stata condotta su un orizzonte temporale di 3 anni (2004, 2005, 2006) portando avanti il controllo dei requisiti (quantitativo contabili) sia imposti che suggeriti, prima singolarmente, poi contemporaneamente. Questa decisione è stata presa in quanto si è ritenuto che i vincoli relativi al risultato netto (positivo e superiore a 100mila euro) ed al rapporto debito finanziario / margine operativo lordo consolidato (inferiore a 4) potessero risentire maggiormente della normativa (fiscale) e di politiche di bilancio tese alla riduzione del carico fiscale in quanto la normativa italiana disciplina oltre la diretta tassazione del reddito, anche la deducibilità degli interessi passivi (art. 96 e segg. D.P.R. 917/1986).

Nell’anno 2004, su un campione di 205.416 (pari quasi al 30% delle società di capitali italiane), poco più di 18.500 (9,0% del campione) fatturava fra i 10 ed i 100 milioni di euro, poco meno di 30.000 imprese (14,5% del campione) garantivano il possesso del requisito legato al risultato netto (positivo) superiore a 100mila euro e circa 130.000 (60,8% del campione) avevano un rapporto debito finanziario / margine operativo lordo consolidato inferiore a 4. Nel 2005, su un campione di 185.481, erano oltre 18.600 (10,1% del campione) a soddisfare il requisito di fatturato, poco più di 28.200 (15,2% del campione) ad avere un risultato netto superiore a 100mila euro, e poco più di 120.100 (64,8% del campione) a possedere il più volte citato rapporto inferiore a 4. L’ultimo anno di indagine (2006) si è concluso con i seguenti risultati: più di 19.000 imprese (12,4% del campione) fatturavano fra i 10 ed i 100milioni di euro, quasi 28.200 (18,1% del campione) avevano un risultato netto (positivo) superiore i 100mila euro e il rapporto indebitamento finanziario / margine operativo lordo di oltre 100.00 imprese (65,8% del campione) era inferiore a 4. Le società che possedevano contemporaneamente tutti e tre i requisiti imposti da Borsa Italiana per l’ammissione al segmento Expandi erano rispettivamente 9.602 (4,7% del campione) nel 2004, 9.993 (5,4% del campione) nel 2005 e 10.343 (6,6% del campione) nel 2006.

Le PMI italiane, che da sempre hanno dimostrato tipiche debolezze, quali la scarsa percentuale di capitale proprio sul totale di capitale investito, la dipendenza da fonti di finanziamento esterne e in generale la mancanza di un management e di risorse con cui affrontare la competizione mondiale, trovano nel segmento Expandi un efficace acceleratore di crescita, attraente e appetibile, grazie alla semplificazione dei suoi requisiti di ammissione e le ridotte soglie dimensionali richieste alle società. Il segmento Expandi di Borsa Italiana ha subito un incremento (in percentuale) vertiginoso, nel 2004 le aziende quotate nel predetto mercato erano 13, l’anno successivo vi fu in incremento del 38% (18 società quotate), il 2006 l’incremento è stato pari al 44% rispetto all’anno precedente (26 società quotate). Il 2007 è terminato con 35 società (+ 35%). Se prendiamo come anno base il 2004, il triennio 2005-2007 è stato caratterizzato da un incremento delle listed company pari al 169%. L’azienda che nel 2006 ha scelto il mercato Expandi ha una dimensione media di ricavi pari a 33,6 milioni di euro, un Ebitda margin del 16%, un Ebit margin del 12%, una redditività netta del 6% e un rapporto Debt Equity medio 0,7.

Le neo quotate di Expandi, oltre a dominare numericamente le quotazioni in borsa (8 quotate su 21 complessive), hanno fatto registrare un record: tutte le 8 società che si sono quotate nel 2006 hanno riportato una performance positiva rispetto al prezzo di collocamento (Grippa, Lambiase, 2006). Una via all’internazionalizzazione delle PMI, secondo l’orientamento di questo elaborato, consiste appunto nel scegliere un sentiero articolato ed impervio ma che obbliga coloro che scelgono tale percorso, alla ricerca del best practice; a causa dei requisiti richiesti dalla Borsa Italiana, i quali obbligano coloro che ambiscono alla negoziazione dei loro titoli ad armarsi di (manager, analisti e professionisti dalle) competenze superiori. L’orientamento all’espansione oltre i confini domestici, come già espresso in precedenza, deve essere considerato condizione essenziale per la sopravvivenza di una impresa. In ambito finanziario parlare di internazionalizzazione appare addirittura scontato visto la dinamicità dei mercati mondiali (tra loro integrati), la velocità di spostamento dei capitali, la capillarità ed il grado di copertura del sistema informativo nonché la robusta presenza d investitori stranieri, peculiarità questa ultima non solo nei principali mercati (New York, Londra, Tokio, …).

Anche in chiave industriale, visto oramai il fenomeno delle globalizzazione, o più correttamente glocalizzazione, il predetto fenomeno non può più essere ritenuto caratteristica distintiva delle sole aziende orientate alla creazione di valore (Marino, 2007). Si identifica nella creazione di valore l’obiettivo fondamentale di ogni tipo di impresa, sia essa operante nel comparto della manifattura, dei servizi o quant’altro. Una via al predetto obiettivo, a parere dello scrivente, è rappresentata dal processo di negoziazione dei titoli di una impresa nei mercati (finanziari) regolamenti, ovverosia la quotazione in borsa. Il mercato dei capitali italiano, si adatta perfettamente a tale obiettivo, in particolar modo per le PMI. Unico nel suo genere, il mercato Expandi rappresenta la migliore soluzione per la quotazione delle piccole e medie imprese e ravvisa consistenti presenze di investitori stranieri. La visibilità che può avere un’azienda italiana (sia essa ascrivibile al comparto delle piccole, medie o grandi imprese) è superiore a qualsiasi altra opzione in termini di visibilità sia verso la comunità finanziaria che verso i mass media.

Ovviamente per poter raggiungere e mantenere questa visibilità, sia in termini di brand che di reputation2, l’impresa deve orientare i propri sforzi nella creazione di un articolato sistema informativo per la produzione di comunicazione economico-finanziaria esterna. Anche per quanto concerne la qualità della comunicazione, Borsa Italiana direziona le imprese (quotate o in fase di quotazione), al raggiungimento dell’eccellenza in quanto impone una serie di informazioni che devono essere incluse nei vari rapporti e statement. L’insieme delle competenze, delle finalità, degli obiettivi e dell’organizzazione (tutte legate da un fattore comune, cioè l’alta qualità) necessarie alle aziende i cui titoli sono negoziati in borsa, fa della quotazione una soluzione (alternativa) valida al processo di internazionalizzazione di una impresa e impone agli entrepreneur un obbligo (quasi morale) e cioè implementare il proprio bagaglio di conoscenza aziendale anche in chiave finanziaria, soffermandosi in particolare sull’impatto che riveste la comunicazione ai fini del raggiungimento del successo.  

Testo di Andrea Manzoni, esperto di ricerca in Marketing per le strategie di impresa