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Alberto Meomartini: “Importante il ruolo della formazione”

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Un’esclusiva di B&G che è andata a intervistare i neo presidenti delle Confindustrie territoriali di Milano, Brescia, Bergamo e Monza-Brianza. A parlare è Alberto Meomartini, presidente di Confindustria Milano, che fa un’analisi sui primi passi del suo mandato e sugli obiettivi fondamentali che riguardano il suo lavoro lavoro

Speciale “Confindustria” – Parte prima

Cambi al vertice per le quattro associazioni industriali territoriali di Bergamo, Brescia, Milano e Monza e Brianza. A meno di 100 giorni dall’insediamento dei nuovi presidenti di Confindustria Bergamo, Assolombarda, Associazione Industriali Brescia e Confi ndustria Monza e Brianza, i nuovi presidenti Carlo Mazzoleni, Giancarlo Dallera, Alberto Meomartini e Renato Cerioli, tracciano un primo bilancio alla luce della crisi fi nanziaria ed economica e presentano le previsioni per l’autunno.
Come stanno andando questi primi cento giorni di Presidenza?
Penso bene nonostante questi primi cento giorni siano capitati, come tutti sanno, in un periodo di particolare ed evidente difficoltà del sistema economico. Ho trovato grande collaborazione e posso dirmi soddisfatto di questa prima fase della mia Presidenza. Ovviamente sono stati 100 giorni di lavoro intensissimo dove ci siamo impegnati molto, in particolare, per mettere a punto importanti convenzioni con alcuni istituti di credito per favorire l’accesso al credito alle aziende, in un momento in cui c’è la necessità di dare ossigeno alle imprese e qualcosa di positivo da questo punto di vista è stato raggiunto.

Come sarà l’Assolombarda guidata da Alberto Meomartini? Quali i punti di diversità e quali gli elementi di continuità rispetto al mandato di Diana Bracco?
Non credo ci sarà discontinuità nei confronti di quanto fatto da Diana Bracco con cui ho collaborato e continuo a collaborare. Ovviamente ciascuno ha il suo stile manageriale, ma spesso le diversità maggiori nascono dai problemi contingenti che ci si trova ad affrontare. Io, come del resto anche Diana Bracco, ho un approccio molto aperto e poi molti della mia squadra sono gli stessi del precedente mandato anche se ci sono stati nuovi innesti che porteranno nuovi stili manageriali e nuove prospettive di veduta. Se posso sperare in un elemento di discontinuità allora mi auguro che Assolombarda possa occuparsi di più del lavoro di progettazione, proposizione e dialogo anziché trovarsi a fronteggiare i gravi problemi della crisi.

Le priorità affrontate in questo suo inizio di mandato, come ha già accennato, riguardano banche e accesso al credito per le imprese. Ci può fotografare la situazione per le imprese milanesi?
Abbiamo messo a punto due tipi di lavoro. Da un lato abbiamo dato vita a un’ importante attività di ascolto del sistema delle imprese e abbiamo riscontrato che ci si è trovati di fronte non tanto e soltanto a problemi di credito, ma anche a una certa difficoltà nel processo di concessione del credito dovuto a procedure più severe. Quindi sull’altro fronte, abbiamo cercato di rendere più fluente questo passaggio e dopo le ovvie difficoltà del primo periodo, credo che il sistema finanziario del nostro territorio abbia reagito abbastanza bene, anche se non tutti i problemi possono dirsi risolti, ma l’approccio è stato corretto: guardare ai problemi reali e affrontarli con la concretezza tipica lombarda.

Quali saranno gli altri punti prioritari del suo mandato?
Io e i miei collaboratori stiamo mettendo a punto l’agenda delle priorità. Innanzitutto faremo un monitoraggio della situazione infrastrutturale, punto fondamentale per lo sviluppo e la competitività delle imprese. Ad esempio sul via alla Brebemi c’è il marchio di fabbrica di Assolombarda che ha lavorato in prima linea per rendere possibile questo progetto. Un altro tema prioritario riguarderà il rapporto con il sistema formativo. Se in passato l’economia milanese è stata meno vivace di quella dei territori concorrenti, in questi ultimi tempi si è ripresa con una rinnovata leadership europea e in questo conta molto l’innovazione e il rapporto tra il sistema formativo, università e imprese che considero un asse prioritario. Altro fattore importante sarà il consolidamento del rapporto con le organizzazioni sindacali. Noi siamo fieri del buon dialogo che già esiste e proprio in un periodo di crisi è importante mantenere e rinvigorire questo rapporto. Ci occuperemo, ovviamente, del tema Expo, del rapporto tra piccola e grande impresa per trovare occasioni di collaborazione. Poi affronteremo le tematiche interne perché vogliamo rendere ancora più efficace e trasparente il nostro operato mettendo in calendario alcune riforme anche sul fronte dello statuto. Incentiveremo il dialogo con i principali interlocutori istituzionali e politici e poi,naturalmente, ascolteremo molto il sistema delle imprese perché ci possa fornire importanti input: cercheremo di lavorare molto per progetti. Non è da dimenticare la valorizzazione del rapporto già forte con Confindustria nazionale per esempio sul fronte delle questioni fi scali. Infi ne, qualcuno si stupirà, affronteremo ancor più la lotta all’evasione fiscale che è una delle premesse per un sistema più competitivo.

Nel suo primo intervento ha parlato principalmente dell’importanza di “fare sistema” pur mantenendo ciascuno la propria individualità. Come si costruiscono questi legami in tempi di crisi?
Riproviamo a pensare ai temi appena elencati, come il rapporto tra scuola e università: fare sistema è mettere a fuoco un progetto e lavorare insieme, dedicare tempo e risorse condividendo gli obiettivi. Questo è fondamentale in particolare per un area come quella di Milano che non ha una singola specificità di eccellenza ma tanti campi di eccellenza sui quali si possono condividere importanti progetti. L’Expo capita a proposito: se c’è un progetto che richiede collaborazione su tutti i fronti è proprio questo.

Quali sono le priorità per le imprese milanesi e per Milano in generale?
Nonostante la globalizzazione ci si trova sempre più di fronte a un’economia territoriale. Per questo dobbiamo lavorare affinché le imprese possano godere di un buon sistema associativo, di adeguate infrastrutture, di una riduzione della burocrazia, di legami forti con il sistema educativo e formativo. Certo queste cose si costruiscono con il tempo e costano fatica, ma sono fondamentali.

Qual è la forza delle imprese milanesi?
La forza di Milano sta nel suo dinamismo imprenditoriale, nella propensione all’innovazione delle sue imprese e nella loro straordinaria apertura alle relazioni, soprattutto internazionali. Un’area forte per le sue interdipendenze, più che per la sua specializzazione produttiva. Milano offre le possibilità di sviluppare al meglio il dialogo, le imprese possono darsi una mano tra loro per affrontare problemi comuni. Noi qui possiamo contare su un territorio collaborativo e questo ci dà forza.

Quali saranno le principali criticità che ci aspettano sotto il cielo dell’autunno?
Prima dell’estate abbiamo assistito alla fi ne del crollo del commercio internazionale e adesso le principali organizzazioni economiche internazionali verificano un allentamento dei segnali di crisi. Possiamo dire che i problemi che ci sono sul tappeto sono di breve e lungo periodo. Certo, quando si misurano le distanze a breve è tutto più facile, ma è possibile intravedere un orizzonte più tranquillo sullo sfondo, anche se la distanza da questo orizzonte è difficile da calcolare. E’ ovvio, non sarà un autunno facile. Dovremo lavorare per conservare il sostegno del sistema creditizio e su questo penso che si siano già raggiunti importanti obiettivi ma non dovremo allentare l’attenzione. E poi sarà importante il mantenimento e il finanziamento degli ammortizzatori sociali. Soprattutto adesso che siamo più vicini alla ripresa, non si può mollare. Il rischio è quello di perdere non soltanto posti di lavoro, che pesano sulla comunità dal punto di vista sociale e familiare, ma anche di perdere professionalità importanti. Per questo serve un doppio impegno etico e aziendale per mantenere il più possibile la struttura di persone che sono all’interno delle imprese. Altrimenti ci troveremo di fronte a un impoverimento che non ci possiamo permettere sia dal punto di vista sociale che imprenditoriale. Sul lungo termine si dovrà soprattutto ricostruire le regole senza le quali una crisi come questa ha potuto dilagare e crescere in profondità. Si dovranno affrontare i cosiddetti global legal standard affinché società, sistema finanziario ed economia reale possano vivere su una piattaforma più solida. E su questo l’Italia sta avendo un ruolo importante basti pensare al lavoro svolto al G8 che ha messo sul tavolo di lavoro proprio la questione delle regole.

Si sente di lanciare un appello al Governo sul tema della crisi? Lei ha parlato della necessità di regole certe e di un intervento che adesso deve arrivare dallo Stato, come sta succedendo…
Come tutti sanno noi non siamo nè contro nè a favore dei governi, noi giudichiamo il loro operato e collaboriamo per affrontare problemi concreti. Tuttavia sui temi di sostegno al credito, ammortizzatori sociali e sul ruolo internazionale che l’Italia sta avendo su questo fronte, mi sembra di riscontrare un impegno fattivo del Governo. Naturalmente ogni giorno nascono problemi, ma Confindustria e Assolombarda insieme al Governo si danno da fare per affrontarli con serietà e, appunto, concretezza.

Aumenta la disoccupazione ma ci sono imprenditori che lamentano il fatto di non trovare personale preparato e specializzato. Il ponte tra mondo formativo e aziende è ancora debole?
Il rapporto col mondo formativo è uno dei temi più importanti del mio mandato e un aspetto distintivo sul quale mi piacerebbe essere giudicato al termine del mio lavoro. Ogni anno le analisi ci segnalano il gap che esiste tra le esigenze delle imprese e ciò che offre il sistema formativo: questo è un problema del Paese. Tuttavia mi pare che oggi ci sia un metodo giusto per affrontare la questione. Conta molto il ruolo delle associazioni d’impresa che possono dare un importante contributo per segnalare i bisogni concreti delle aziende e farsi promotrici del dialogo con il sistema formativo. Certo, talvolta occorrono anche 6, 8 mesi per trovare la giusta professionalità utile all’impresa e questo è inaccettabile. Bisogna lavorare molto su questo fronte, ridare sempre più dignità, come noi abbiamo fatto, anche agli istituti tecnici perché la formazione non si esaurisce solo in campo universitario. Ogni anno mancano mediamente 100-150mila figure che arrivano dagli istituti professionali e oggi assistiamo finalmente a un’inversione di tendenza positiva, frutto del lavoro fatto.

In vista dell’Expo lei ha più volte sottolineato l’importanza di puntare sui giovani… Cosa propone?
Ad esempio stiamo lavorando al progetto di un “Erasmus straordinario”, ovviamente è un progetto difficile, ma ci stiamo impegnando per verificarne la concreta fattività all’interno di una serie di altre iniziative che riguardano i giovani e l’Expo. Ritengo che intorno ai temi della nutrizione e dell’economia sostenibile non si possano non coinvolgere i giovani di ogni parte del mondo. Un Expo senza giovani è impossibile.

Se dovesse sintetizzare quella che sarà la sua presidenza in una parola come la definirebbe?
Propositiva. Spero che la mia Presidenza possa vantare una vocazione progettuale e propositiva.

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