It, cresce il bisogno di innovazione
E’ urgente dotare il Paese di una politica strategica per la crescita, con progetti e investimenti a lungo termine. E' l'allarme lanciato da Paolo Angelucci, presidente di Assinform, durante la presentazione dei dati di anticipazione del Rapporto Assinform 2010
“Nel 2009, annus horribilis per il mercato mondiale dell’Ict, l’Italia ha approfondito il ritardo tecnologico con gli altri paesi registrando una contrazione dell’IT tra le più consistenti, pari a -8,1%, a fronte di una decrescita media mondiale del settore di – 5,4%". "Tra i paesi avanzati, il nostro è quello che, nel 2009, ha più aumentato il gap tra PIL (-5%) e investimenti IT (-8,1%), rivelando un paese ripiegato su se stesso che, salvo eccezioni, sembra aver perso coraggio, che ha paura di investire e rischiare. Il disinvestimento italiano in Information Technology, pari a 1.657 miliardi di euro, è un segnale allarmante di arretramento del Paese verso assetti strutturali di basso profilo competitivo, che rischiano di condannarci alla stagnazione. Le istituzioni pubbliche, le imprese, appaiono intrappolate da un approccio dal respiro troppo corto, che non riesce a superare l’orizzonte contingente dell’emergenza. Sono, infatti, arretrati tutti i parametri del mercato: hardware -14,8%, software – 3,6%, servizi – 6,5%; grandi imprese -10,3%, medie – 7,3%, piccole -8,0%. L’innovazione, strumento indispensabile per lo sviluppo, sembra sparita dal vocabolario della politica economica e delle misure anticrisi. Con queste premesse anche il 2010 sarà un anno molto difficile. Le nostre stime indicano per il settore un trend negativo di -3,1%, che allargherà la forbice con il Pil (1%) ”. Non ha usato mezzi termini Paolo Angelucci, Presidente di Assinform, nel presentare oggi a Milano i dati di anticipazione del Rapporto Assinform 2010, che fotografano un settore IT fortemente penalizzato dalla crisi.
Anche per il settore delle TLC, il Rapporto Assinform evidenzia una fase di sofferenza, con un calo di mercato di -2,3%. Alcuni baluardi del settore sembrano entrati in crisi di saturazione. In particolare la telefonia mobile, comparto che ha trainato l’ICT per 15 anni, segna per la prima volta trend negativi: scendono il segmento consumer, le linee mobili attive, le Sim, registrando un decremento di -1,5%. In termini complessivi, il mercato nazionale dell’ICT è calato di – 4,2%, scendendo a un valore di 61.771 milioni di euro (nel 2008 era stato di 64.463 milioni di euro), a fronte del -1,5% registrato a livello mondiale.
Sebbene l’IT – ha continuato Angelucci – con 400.000 addetti e 97.000 imprese, sia il quarto settore industriale del paese, non solo non riscuote dalla politica la giusta attenzione, ma il suo impatto economico e occupazionale, nonché le sue potenzialità nei processi di sviluppo del Paese sono largamente sottovalutati dalle istituzioni. Eppure, per uscire dalla crisi e aprire la strada della crescita, l’Italia non ha scelta, deve riprendere a investire in Information Technology. Per questo occorre un’azione che sia un segnale chiaro di inversione di tendenza, anticipatore di una politica strategica per l’innovazione e lo sviluppo. Va in questo senso la nostra proposta di rottamazione del software sia come misura di incentivo all’innovazione per il Made in Italy, sia come sostegno all’occupazione del settore IT. I software applicativi, infatti, sono fattori cruciali per la modernizzazione delle imprese, dell’economia, della PA e costituiscono il cuore del valore aggiunto prodotto dal settore in Italia. Nella produzione di software, l’IT italiana concentra la maggior parte dell’occupazione qualificata che, già provata dalla perdita di 16.000 posti di lavoro 2009, se i dati di previsione verranno confermati, rischia nel 2010 di lasciare a casa altri 8.000 addetti.
L’ultima indagine congiunturale realizzata da Assinform a febbraio 2010 su un campione rappresentativo di imprese associate (fra Pmi e grandi imprese), conferma, purtroppo, le previsioni negative sull’andamento occupazionale. L’emorragia di posti di lavoro, colpisce sia i dipendenti (-8,15 delle imprese del campione) che, in misura decisamente superiore, i consulenti esterni (situazione in peggioramento per il 26,4% delle imprese). Il maggior calo è a carico delle grandi imprese, di cui ben il 54,5% ha dichiarato di utilizzare meno forza lavoro esterna, molto spesso purtroppo formata da dipendenti di medie e piccole imprese della filiera.
Il Presidente Paolo Angelucci ha poi annunciato tre importanti iniziative di Assinform. Sul piano della finanza per l’innovazione – ha precisato Angelucci – stiamo per concludere un primo accordo innovativo con un importante istituto bancario che prevede finanziamenti a medio termine per le aziende che investono in IT comprendendo, per la prima volta, anche le componenti immateriali (software e servizi) . Al contempo abbiamo attivato un gruppo di lavoro per affrontare in modo concreto e pragmatico il tema del downpricing delle tariffe IT. La tendenza al ribasso delle tariffe professionali, infatti, è un’anomalia tutta italiana, che mortifica gli investimenti in capitale umano delle imprese IT, che rappresenta ben il 26% dei ricavi aziendali, mentre penalizza i clienti e la qualità dei loro progetti e servizi. C’è il rischio di impoverimento professionale dell’informatica italiana. Bisogna trovare un percorso che ci porti fuori da questo circolo vizioso. Sul piano della ricerca e sviluppo, infine, siamo impegnati a valorizzare sia le tante buone pratiche presenti nell’IT italiana, che a promuovere una politica di aggregazione delle imprese del settore. L’obiettivo è produrre soluzioni innovative condivise che aiutino domanda e offerta a crescere, anche in una prospettiva di internazionalizzazione delle imprese IT italiane, portatrici di “made in Italy tecnologico”