Prove tecniche di tessile innovativo in Lombardia
Come trasformare la crisi in opportunità. Il progetto Biotex e il Consorzio Lombartech scendono in campo per rilanciare il tessile costruendo sinergie tra le imprese
Alla fine, il violento tsunami abbattutosi sul comparto tessile, un eff etto positivo lo ha generato. Almeno in Lombardia. Dopo l’inevitabile choc iniziale, alcuni imprenditori di questo settore e di quello meccano-tessile si sono chiesti che cosa avrebbero potuto fare per reagire ad una crisi tanto aggressiva quanto devastante.
Le riflessioni che ne sono derivate hanno portato al varo di due distinte iniziative, attorno alle quali si sono aggregate, complessivamente, una ventina di realtà, tra produttive, istituzionali e accademiche. Avviato a fine 2007, il Progetto Biotex ha puntato all’individuazione di nuovi metodi di produzione, alla ricerca di fattori ad elevato tasso di innovazione; decollato nell’estate 2009, il Consorzio Lombartech ha cercato di fare della creazione di sinergie tra imprese tessili e meccano-tessili, della valorizzazione dei rispettivi know-how e della generazione di fl ussi di risorse professionali e conoscenze tecniche, i cardini della propria azione. Qualche risultato, queste prove tecniche per trasformare la crisi in opportunità lo hanno dato. B&G ha deciso di raccontare le due esperienze. In parte, anche nella speranza che da esse possano derivare gli stimoli giusti perché possano concretizzarsi analoghe iniziative. Anche in altri ambiti produttivi.
Investire su tecnologie più economiche
Quattro brevetti – uno dei quali sul “procedimento di bioassorbimento con biomasse”, depositato a febbraio, e gli altri tre di imminente presentazione – e la gemmazione di tre nuovi progetti. Sono i risultati conseguiti dal Progetto Biotex, l’Associazione temporanea di scopo (ATS) costituita a fi ne 2007 e sciolta lo scorso febbraio. Alla luce di quanto fatto, i partner (vedi box) hanno deciso di proseguire la loro esperienza di ricerca scientifi ca che, nella parte iniziale, aveva esplorato tre ambiti: applicazione di processi biocatalici alla preparazione e nobilitazione di substrati tessili, in sostituzione dei tradizionali processi chimici; sviluppo di tessili bioattivi, associando i tessuti a enzimi specifi ci per ottenere tessuti bioattivi per trattamenti antivegetativi, bioprotettivi, biofi ltranti, biotracciabili; e, infine, sviluppo di nuove tecnologie per il trattamento dei reflui di tintura basate sull’impiego di biomasse fungine inattivate, che come spugne assorbono gli inquinanti presenti.
“Per quanto riguarda i processi biocatalici – spiega Giuliano Freddi, della Stazione Sperimentale per la Seta, nonché coordinatore scientifi co di Biotex – siamo riusciti a svilupparne uno (quello relativo alla preparazione alla tintura dei fi lati in fi bre cellulosiche) fino al livello pre-industriale, includendo, cioè, anche valutazioni di impatto economico. Il processo relativo alla nobilitazione enzimatica di tessuti in fi bra cellulosica è stato sviluppato fino a livello di impianto pilota, con produzione di prototipi; per altri ancora, tra cui la nobilitazione enzimatica di tessuti in fibra sintetica, poliestere e poliammidica, siamo arrivati a dimostrarne la fattibilità a livello di laboratorio”. Sul versante dei tessili bioattivi, invece, sono stati prodotti e validati prototipi con attività antivegetativa e a protezione bioattiva contro sostanze chimiche tossiche e nocive. Due dei brevetti di imminente presentazione riguardano proprio questi aspetti. E’ stato inoltre messo a punto un approccio biologico innovativo per la tracciabilità dei materiali tessili; e su questo c’è in preparazione un terzo brevetto. Sul fronte dello sviluppo di nuove tecnologie per il trattamento dei refl ui, i lavori condotti da Biotex hanno dimostrato che “biomasse fungine inattivate sono potenzialmente utilizzabili come bioassorbenti per la depurazione dei refl ui di processo tessili”. E su questo, proprio a febbraio è stato depositato un brevetto. Tre, dicevamo, i progetti gemmati dall’ATS. Decollato nell’autunno 2009 e ormai prossimo alla conclusione, Puracqua (la cui fi nalità era la depurazione dell’acqua di tintoria, eliminando colore, sale e tensioattivi) ha raccolto l’interesse delle bergamasche Felli Color ed Europizzi e delle varesine Giuseppe Tosi e Tintoria Vago, che sono state assistite da UniTorino e dalla Facoltà di Ingegneria della Ferdinando II.
Coniugare innovazione e sostenibilità è invece l’obiettivo di Green Made, secondo progetto gemmato da Biotex. “Per abbinare ai normali progressi incrementali, veri e propri ‘salti tecnologici’, che garantiscano signifi cativi vantaggi competitivi al settore tessile, i partner hanno puntato su un’attività di ricerca interdisciplinare, di alto profi lo” spiega Freddi. Che aggiunge: “Tecnicamente la ricerca si concentrerà sullo sviluppo della biocatalisi tessile e sull’applicazione dei principi della green chemistry nei processi di nobilitazione tessile”. Tre le linee di ricerca perseguite: sviluppo dell’applicazione di enzimi ossidativi nella nobilitazione tessile; sviluppo di tessili bioattivi mediante immobilizzazione di enzimi su substrati tessili e, infi ne, applicazione di solventi “green” nella nobilitazione tessile. Terzo ed ultimo progetto fi liato da Biotex è BIOinNANO, presentato nel bando Industria 2015 – Made in Italy e di recente ammesso al fi nanziamento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico con un budget complessivo di 6,5 milioni di euro.
“Obiettivo del programma – spiega Giuliano Freddi – è di sviluppare fi no allo stadio di prototipo, substrati tessili innovativi e multifunzionali, oltre alle relative tecnologie di produzione, per applicazioni che vanno dall’abbigliamento sportivo, per il tempo libero e tecnico-protettivo, ai dispositivi di protezione individuale, tessili per arredamento e per la casa, per ambienti pubblici, per comunità e per esterni, per trasporti”. L’adozione di soluzioni nano e bio tecnologiche dovrebbe garantire la multifunzionalità dei prodotti tessili di ultima generazione. Promosso da otto aziende della nobilitazione tessile, due chimiche-tessili, una meccano-tessile e una specializzata in ricerca industriale in campo nanotecnologico, a BIOinNANO collaborano due Centri di ricerca (partner) e due Università (consulenti).
Il consorzio Lombartech
L’ultima adesione è arrivata dalla Erhardt+Leimher, filiale italiana dell’omonima multinazionale tedesca del tessile. Con quest’azienda, sale così a 9 il numero delle realtà consorziatesi in Lombartech (vedi box). Costituito poco più di un anno fa per svolgere il ruolo di incubatore di progetti d’avanguardia per il tessile e il meccanotessile, il Consorzio Lombartech ha mosso i primi passi per volontà di cinque realtà industriali bergamasche: Lamifl ex, Reggiani Macchine, Promatech, Stamperia Pezzoli e Tesmec. Dopo qualche mese se ne sono aggiunte altre tre – NewCoCot di Cologno Monzese, Jakob Mueller Italiana di Lainate e I.T.T. Srl di Gerno di Lesmo – mentre più recentemente è stata la volta di Erhardt+Leimher. “L’allargamento della compagine ha avuto un duplice eff etto: oltre ad accrescere la diversifi cazione delle competenze nel tessile e nel meccanotessile si è estesa la base territoriale del Consorzio stesso” commenta Fabio Marazzi, presidente di Lombartech. I cui primi nove mesi di lavoro sono stati contraddistinti sia da incontri di tipo tecnico “per la valutazione, lo studio, lo sviluppo, la promozione, nonché l’attuazione di progetti innovativi proposti dai consorziati” sia dall’analisi degli strumenti di fi nanziamento “più opportuni da destinare alle attività di Lombartech, anche tramite la partecipazione a bandi indetti da soggetti pubblici e privati”. In quest’ambito, tre delle imprese consorziate – Promatech, Lamifl ex e I.T.T – hanno chiesto un fi nanziamento europeo di circa 1,5 milioni di euro allo scopo di realizzare un telaio innovativo fi nalizzato alla produzione di tessuti compositi in fi bra di carbonio. “Senza dubbio un mercato di nicchia” concorda Giuseppe Casarotto, direttore dell’Area Ricerca e Sviluppo di Promatech “ma con ottime potenzialità di sviluppo, soprattutto per le caratteristiche di resistenza e durata evidenziate dai prodotti di in fi bra di carbonio. Ma anche per quelle estetiche , visto che il tessuto, una volta impregnato di resina, diventa anche bello da vedere”. E a dimostrazione dell’interesse che l’azienda meccanotessile, guidata da Miro Radici, creda in questo progetto a prescindere dai fi nanziamenti Ue, Casarotto puntualizza che il vertice dell’azienda ha stanziato più di tre milioni per realizzare, entro l’anno prossimo, alcuni prototipi di queste macchine. Anche in questo caso, così come nel precedente riguardante Biotex, fondamentale si sta dimostrando la collaborazione con un Ateneo, la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo, nello specifi co. Oltre ad off rire ospitalità al Consorzio all’interno del nuovissimo Centro per l’innovazione, inaugurato all’interno del Kilometro Rosso (il Parco scientifi co-tecnologico che sorge lungo l’autostrada Milano-Bergamo ndr), l’Università sta mettendo a disposizione le sue competenze e il suo know-how per attivare e realizzare progetti di ricerca industriale nell’ambito delle filiera tessile. “Inoltre – conclude il presidente Marazzi – l’Ateneo è impegnato a promuovere progetti di ricerca imperniati sull’innovazione, costituendo un canale effi ciente per la collaborazione tra aziende e il mondo accademico”. Tra gli obiettivi del Consorzio c’è anche l’intenzione di accreditarsi per divenire una piattaforma tecnologica, sia a livello nazionale sia comunitario.
Convegno internazionale sulla “chimica sostenibile”
Dal 5 al 7 maggio, Stresa ospiterà la XXII edizione del periodico congresso organizzato dalla Federazione internazionale delle Associazioni di chimica tessile e coloristica. Il tema della tre giorni sarà: ‘Dalla chimica tessile alla moda: multifunzionalità, sostenibilità, competitività”. Argomenti che verranno affrontati ed esaminati da vari punti di vista, partendo dagli oltre 100, fra papers e posters, che costituiranno la base di partenza del confronto. “Considerato l’elevato livello scientifico dei lavori finora pervenutici e preso atto, con piacere, che parte di essi sono stati redatti da giovani laureandi in attesa di specializzazione – spiega Alessandro Gigli, presidente dell’Associazione italiana di chimica tessile e coloristica (AICTC) – credo che ci siano tutte le premesse per un’ottima riuscita del nostro congresso”. e tra quanti si sono registrati ci sono anche americani e giapponesi. “Sicuramente quella del XXII congresso sarà l’occasione ideale per fare un punto sulla situazione tecnico-scientifica del settore oltre che per avviare proposte di rilancio del settore” conclude Gigli. All’evento è prevista la partecipazione sia di universitari sia di studenti di Istituti tecnici della Lombardia.
testi di Fabrizio Calvo