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Un bollino doc ai ristoranti italiani nel mondo

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Un bollino di qualità per i ristoranti italiani nel mondo. È con questa idea che nasce il progetto “Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo” curato da Unioncamere con il coinvolgimento della rete delle Camere di commercio italiane all’estero e delle associazioni imprenditoriali di settore

I ristoranti italiani all’estero diventano ambasciatori e promotori dell’agroalimentare italiano nel mondo. E’ questo l’obiettivo del progetto “Ristoranti italiani nel mondo” presentato oggi da Unioncamere. Molto semplicemente si tratta di una certificazione che verrà data a quei ristoratori che obbediranno a un decalogo garanzia della vera “italianità”, dal menù, all’arredamento, alla presenza di personale che parla italiano.

Il progetto “Ristoranti Italiani nel Mondo” punta a 1.000 ristoranti “garantiti” in tutto il mondo ed è diventato una realtà a Londra, Singapore, Praga, Barcellona, Città del Messico, Caracas, Dubai, Chicago, solo per citare alcune delle città dove si trovano i primi locali certificati, e ha già coinvolto le Camere di commercio Italiane all’estero, dislocate in 45 diversi Paesi. “Questa iniziativa si inserisce in un piano più ampio di lotta alla pirateria che il ministero dello Sviluppo economico sta promuovendo”, ha detto il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso.

Per vincere la lotta alla contraffazione, ha spiegato, “occorrono interventi sia in campo internazionale, a partire dal Wto dove stiamo portando avanti nell’ambito del Doha Round il dossier delle indicazioni geografiche, che a livello europeo dove l’Italia detiene il primo posto per la tutela di Dop e Igp con 203 prodotti tipici. Ma anche a livello nazionale già dal 2005 abbiamo promosso iniziative a tutela del consumatore e punendo oltre a chi vende anche chi compra prodotti contraffatti”.”Se, con questo progetto, riducessimo di un centesimo il fatturato realizzato con prodotti imitati o contraffatti, recupereremmo al made in Italy 500 milioni di euro” ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
Secondo le stime italiane, l’agroalimentare “made in italy” perde ogni anno 50 miliardi di euro a causa delle contraffazioni e dei prodotti che sembrano italiani ma non lo sono.