La Giordania tra storia, natura e leggende
Un viaggio in Giordania, una terra in grado di catturare il visitatore con odori, sapori e colori insoliti e l’ospitalità degli abitanti
È un luogo sospeso nel tempo. Tra deserto e mare, tra tradizioni antichissime e leggende bibliche, tra monumenti scolpiti dalla natura e dall’uomo, tra figure storiche e modernità. La Giordania ha in sé un fascino eterno che cattura il visitatore con odori, sapori e colori insoliti e l’ospitalità degli abitanti. Non solo Petra, l’antica città costruita nella roccia, uno dei siti archeologi più importanti del mondo. Ma anche Aqaba, Wadi Rum, il Mar Morto, Jerash, fino alla stessa Amman, bianca come i muri delle case e sonnacchiosa nel caldo locale.
Il giro ideale per visitare la Giordania può partire da Aqaba: vivace cittadina balneare affacciata sul golfo omonimo, sul Mar Rosso, dotata di una barriera corallina e di un’acqua da sogno. Per ammirarla al meglio si può fare una passeggiata sulla Corniche, guardando l’insenatura ed Eilat, in territorio israeliano, dall’altra parte del golfo illuminato.
Una strada panoramica con vette e vallate porta in due ore d’auto da Aqaba a Petra. Se si sta attenti, su uno dei monti si intravede una piccola cappella, un puntino bianco in mezzo al rosso della roccia: è la tomba di Aronne, il fratello di Mosè. Perchè questi sono i luoghi della Bibbia e tutto è fortemente intriso dalla memoria del profeta. Superato il monumento funebre, Petra è sempre più vicina. Prima si attraversa una cittadina votata al turismo, poi ci si ferma all’ingresso del sito. Da qui in poi è tutto a piedi: undici chilometri, tra andata e ritorno, senza contare le arrampicate, sotto il sole. Una fatica ampiamente ricompensata. Si comincia con un lungo sentiero costeggiato dalle antiche tombe e caverne dei nabatei, il popolo scomparso che ha costruito Petra e che si dedicava al commercio, visto che la zona era sulle rotte della via delle spezie. Finito il percorso obbligato, ci si trova all’imboccatura del Siq: una gola naturale creata dalla roccia, impressionante e suggestiva dove le pareti cambiano colore a seconda della luce, con tratti al sole cocente e altri all’ombra. Il luogo ha un che di sacro: infatti ai tempi dei nabatei era considerato la strada riservata alle funzioni religiose.
E proprio alla fine del Siq, nascosto da un sipario di rocce, spunta all’improvviso il Tesoro di Petra, la costruzione più famosa del sito. È una di quelle visioni che lasciano senza fiato: emozionante e incantevole. Ancora più splendida di notte, quando si organizzano le serate di “Petra by night”: emerge dalla luce fioca delle fiaccole con un allure di mistero. Di giorno, la piazza antistante il Tesoro, brulica di venditori, dromedari e asini: da qui si possono fare brevi giri in sella agli animali, ma una volta visti come sono costretti alla fatica, si cambia idea facilmente. Il Tesoro rimanda anche a un ricordo meno “intellettuale”: è facile che venga in mente Indiana Jones. Alla sinistra del Tesoro inizia un assolato e imperdibile percorso tra teatri, tombe e sentieri per arrampicarsi e vedere da vicino il Monastero, altri santuari e costruzioni. Un’intera giornata è necessaria per godersi al meglio questo sito unico al mondo, non solo dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, ma anche una delle sette meraviglie del mondo moderno. Dopo Petra, un altro dei tesori della Giordania è il Wadi Rum, il deserto tra picchi, dune rosse, graffiti sulla roccia e tende beduine. Qui la presenza tangibile è quella di Lawrence d’Arabia, l’avventuriero e archeologo inglese, alleato degli arabi nei primi decenni del Novecento. La sua leggenda è ovunque in Giordania: nel Wadi Rum, nelle fortezze e nei castelli sparsi nel deserto che lo ospitarono.
Un po’ come Mosè che vive ancora nelle tracce lasciate nel Paese: come al Monte Nebo, dove morì senza riuscire a entrare nella Terra Promessa. Qui, dove ha pregato anche Papa Benedetto XVI, si ha un panorama che nei giorni tersi allunga lo sguardo fino a Gerusalemme. Da queste parti ci può riposare sulle rive del Mar Morto. Uno spettacolo di colori: verde smeraldo delle acque e bianco del sale che si addensa sulle rocce. Da fare senz’altro è il bagno: la sensazione di galleggiamento non si dimentica facilmente, neppure le proprietà curative e termali delle acque. Tanto è vero che qui intorno abbondano spa e alberghi per una vacanza di benessere. Ma la Giordania è anche altro: come la Strada dei Re, sospesa tra Bibbia e carovane di tempi remoti, con località storiche come l’affascinante Madaba con i suoi mosaici e la fortezza di Karak, il più imponente castello crociato. Oppure Jerash, a nord di Amman: girare tra le sue rovine, perfettamente conservate, è come fare un viaggio a ritroso nell’antica Roma. Era infatti una delle principali città provinciali dell’impero in Medio Oriente e oggi ha ancora il sapore di quei secoli, nella magia del Cardo Maximus, l’arteria principale, del teatro e dell’ippodromo, dove vengono addirittura allestite corse con le bighe per i turisti.
Quando andare
L’ideale sarebbe evitare l’estate, periodo in cui le temperature salgono ben oltre i trenta gradi in tutto il Paese e l’inverno, quando invece si fanno assai rigide. Restano le classiche mezze stagioni, con la primavera che rispetto all’autunno ha il vantaggio di mostrare anche un’insolita fioritura dei luoghi desertici
Come arrivare
Dall’Italia si può volare su Amman con voli diretti della compagnia di bandiera Royal Jordanian. Il Paese è tuttavia raggiungibile, con uno scalo, tramite tutte le principali compagnie europee e mediorientali.
Testo e foto di Sonia Anselmo
A cura di Latitudine x