In ripresa la produzione industriale lombarda
L’indice della produzione torna a quota 100, livello medio del 2005, riducendo la distanza dal punto di massimo raggiunto a inizio 2008 (oltre 106). Il fatturato cresce dell’8,5% su base annua e del 2,3% rispetto al trimestre precedente. Positiva la variazione su base annua degli ordini dall’interno e dall’estero, ed anche il confronto con il trimestre precedente.
In leggera flessione l’occupazione rispetto al trimestre precedente, in parte a causa del concentrarsi a fine anno di buona parte delle uscite, ma aumenta anche l’incidenza della CIG. Le materie prime registrano un incremento dei prezzi, così come i prodotti finiti sebbene in misura più limitata, determinando una contrazione dei margini di profitto.
Il quarto trimestre 2010 registra per la produzione industriale un’accelerazione sia del dato tendenziale (+6,0%) che del dato congiunturale (+2,0% il dato destagionalizzato1). Per le aziende artigiane manifatturiere si osserva per la prima volta dopo molti trimestri una svolta positiva sia tendenziale (+2,4%) che congiunturale (+1,0%).
L’indice della produzione industriale guadagna il 2,0% rispetto al trimestre precedente salendo a quota 100 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100). Positivo anche l’andamento delle aziende artigiane, con l’indice della produzione che sale a quota 87 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100) ancora lontano dai massimi pre-crisi.
Registrano variazioni positive quasi tutti i settori industriali, con solo l’abbigliamento in contrazione (-1,2%). All’opposto la siderurgia (+12,3%), i mezzi di trasporto (+7,7%), il tessile (+7,5%), la meccanica (+6,8%) e la gomma-plastica (+6,5%) presentano incrementi superiori alla media.
Risulta diffuso il segno positivo anche tra i settori dell’artigianato, che presenta solo due settori con variazioni annue negative: minerali non metalliferi (-1,3%) e alimentari (-0,9%). Gli incrementi massimi si registrano invece per gomma-plastica (+5,7%), siderurgia (+5,0%) e meccanica (+4,2%).
In accelerazione anche i dati per destinazione economica, con i beni intermedi in crescita del 7,3%, seguiti dai beni di investimento con un +5,8% e dai beni di consumo finale al +3,9%. Nell’artigianato anche i beni di consumo finale conquistano il segno positivo (+0,4%) unendosi ai beni intermedi e di investimento (+3,0%), già positivi dallo scorso trimestre.
I dati sulla produzione per dimensione evidenziano una riduzione dei differenziali di crescita tra le varie classi, mantenendo una correlazione diretta alla dimensione, con le imprese più grandi in crescita del 7,4%, le medie del 6,4% e le piccole del 4,4%. Nell’artigianato i risultati sono meno omogenei, con le imprese maggiori al +4,6% e quelle da 6 a 9 addetti al +3,3%. Le micro imprese registrano ancora una contrazione della produzione su base annua, ma più contenuta rispetto agli scorsi trimestri (-0,5%).
Cresce la quota di aziende che registra forti incrementi dei livelli produttivi (52,7%, contro il 50% dello scorso trimestre); considerando anche le imprese che dichiarano incrementi minimi, l’area positiva arriva al 63% degli intervistati. Si riduce il numero delle aziende con variazioni molto negative (19,8%, contro il 23% dello scorso trimestre).
Anche nell’artigianato si osserva un miglioramento. A fronte del 20% di aziende stazionarie, il 41% dichiara in questo trimestre variazioni tendenziali molto positive (la quota era 35% lo scorso trimestre) ed è del 28% la quota di imprese con variazioni molto negative (32% lo scorso trimestre).
L’occupazione è ancora in ritardo rispetto al recupero dei livelli produttivi. Per l’industria l’accelerazione più intensa del tasso d’uscita rispetto all’ingresso porta a un saldo entrati–usciti negativo e pari a -0,9%, e contemporaneamente aumentano anche la quota di aziende che fa ricorso alla CIG (23,7%) e quella delle ore di CIG sul monte ore trimestrale (3,3%). Andamento simile anche per l’artigianato, con un saldo occupazionale negativo
(-0,6%). La quota di aziende artigiane che hanno utilizzato ore di CIG nel trimestre è salita al 12,0%, con una quota sul monte ore trimestrale del 2,4%. Relativamente ai tassi d’uscita, occorre ricordare che è prassi comune concentrare una quota rilevante delle uscite a fine anno.
Altre variabili dell’andamento congiunturale:
Il fatturato a prezzi correnti è in accelerazione per l’industria, sia su base annua (+8,5%) che rispetto al trimestre precedente (+2,3%).
Per le aziende artigiane il fatturato registra una battuta d’arresto su base congiunturale (-0,3%) mentre continua a crescere su base annua (+3,5%).
Il tasso d’utilizzo degli impianti conferma l’incremento dei livelli produttivi: per l’industria sale al 74,4% e per l’artigianato a quota 69,1%. Fra i settori dell’industria rimangono sotto il 70% i minerali non metalliferi (65,4%), le pelli-calzature (66,9%) e l’abbigliamento (69,6%). Fra i settori dell’artigianato si registrano tassi di utilizzo superiori al 70% per l’abbigliamento (73,6%), il tessile (72,8%), la gomma-plastica (72,2%), la carta-editoria (71,2%) e la siderurgia (70%).
Gli ordinativi acquisiti nel trimestre dalle imprese industriali crescono su base annua sia nella componente estera (+4,1%) sia in quella interna (+2,9%). Rispetto al trimestre precedente presentano una crescita significativa gli ordini esteri (+1,2%), e sono appena sopra lo zero gli ordini interni (+0,1%). La quota del fatturato estero sul totale torna molto vicino ai livelli massimi pre-crisi (37%), in accelerazione. Il periodo di produzione assicurata dal portafoglio ordini arriva a 56,7 giornate.
Le imprese artigiane confermano la lieve contrazione congiunturale degli ordini sia interni (-0,9%) che esteri (-0,7%). Nel confronto su base annua le variazioni sono positive per entrambe le componenti ma con intensità differenti: +2,6% gli ordini interni e +0,3% quelli esteri. Occorre però ricordare l’importanza relativa del mercato estero per le imprese artigiane, con la quota del fatturato estero sul totale attorno al 6%. Il periodo di produzione assicurata si riduce rispetto allo scorso trimestre, fermandosi a 33 giornate.
Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dall’81% delle imprese industriali, fra le restanti prevalgono le valutazioni di scarsità (-4% il saldo). E’ del 40% la quota di aziende che non tiene scorte tra le imprese di piccole dimensioni, contro il 18% delle grandi e il 24% delle medie.
Le aziende artigiane manifestano segnali di scarsità più marcati (-24% il saldo), con il 64% che giudica le scorte adeguate. La quota di aziende artigiane che dichiara di non tenere scorte è molto più elevata rispetto all’industria (63%).
Le scorte di materie prime sono adeguate per il 78% delle imprese industriali, con un saldo negativo tra i giudizi di scarsità ed esuberanza (-3,2%).
Gli artigiani segnalano scorte adeguate nel 56% dei casi, con una prevalenza, fra le restanti, dei giudizi di scarsità (-11% il saldo).
Riprendono le spinte inflazionistiche sui prezzi medi delle materie prime che registrano incrementi congiunturali del 3,1%, per le imprese industriali (contro il +2,7% dello scorso trimestre), e del 4,4% per le artigiane (contro il +3,8% dello scorso trimestre).
I prezzi dei prodotti finiti confermano il discreto incremento dello scorso trimestre nell’industria (+1,1%) e accelerano leggermente nell’artigianato (+0,9%).
La quota di imprese industriali che ha realizzato investimenti nel 2010 è pari al 55,4%, mentre scende al 46,9% quella di chi prevede di realizzare investimenti nel 2011. Tra le aziende artigiane il 31,6% ha realizzato investimenti nell’anno appena concluso e il 20% prevede di realizzare investimenti nel 2011. Il valore degli investimenti realizzati nel 2010 è cresciuto del 20,8% rispetto al 2009 per l’industria, e del 41% per l’artigianato. La quota degli investimenti sul fatturato sale al 6,7% per l’industria e all’11,8% per l’artigianato.
Le aspettative degli imprenditori industriali per il primo trimestre 2011 sono positive sul versante della domanda, interna ed estera, e della produzione ed in miglioramento rispetto allo scorso trimestre. Anche le aspettative sull’occupazione migliorano, ma non riescono ancora a addentrarsi nell’area positiva fermandosi ad un saldo nullo. Occorre poi considerare che ben il 79% degli intervistati non prevede variazione dei livelli occupazionali per il prossimo trimestre. Nel caso dell’artigianato le aspettative sulla produzione rimangono stazionarie e ancora in territorio negativo, anche se molto vicine al punto di svolta. Sul versante degli ordinativi sono positive e in miglioramento quelle sulla domanda estera, mentre sono sempre in miglioramento, ma ancora negative, sulla domanda interna. Anche le aspettative sull’occupazione si posizionano ancora nell’area negativa, ma ben il 90% degli artigiani non prevede variazioni dei livelli occupazionali.
Momentaneamente accantonato il pericolo di un imminente “double dip” dell’evoluzione congiunturale, l’analisi dei dati sull’economia lombarda, e quelli relativi ai livelli territoriali più ampi, mostra una ripresa superiore alle attese degli operatori economici e degli esperti formulate lo scorso autunno. La fase di ripresa, comunque, necessita ancora di un consolidamento, ed è quindi suscettibile di aggiustamenti significativi sia verso il basso che verso l’alto. Tuttavia la ripresa dell’economia internazionale, annunciata dalle stime ufficiali più recenti, si è materializzata in Lombardia dove la produzione mostra un risvolto decisamente positivo. Questi fattori ci portano a stimare per il prossimo trimestre un ulteriore incremento congiunturale dei livelli produttivi compreso tra il +2% e il +3%, che consentirebbe all’indice della produzione industriale lombarda, nelle migliori delle ipotesi, di raggiungere quota 103.