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Economia/Imprese

Le imprese elettroniche nella morsa dei ritardi pagamenti

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La quasi totalità (86%) delle imprese elettrotecniche ed elettroniche operanti nei settori strategici dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni che hanno preso parte all’indagine dichiara di aver riscontrato nel corso del 2010 ritardi extracontrattuali nei pagamenti.

È questo il risultato più significativo che emerge dall’indagine promossa a fine 2010 da Confindustria ANIE presso un rappresentativo campione di imprese associate.

Guardando al numero medio di giorni extracontrattuali di ritardo nei pagamenti per tipologia di attore, emergono dalle risposte delle imprese maggiori difficoltà nell’interazione con i clienti pubblici: in media oltre 150 giorni di ritardo nei pagamenti, mentre l’analogo dato per i clienti privati è vicino ai 45 giorni. Più in dettaglio è la PA locale a mostrare una maggiore propensione alla dilazione dei pagamenti. Fra i Grandi Committenti, sono in particolare gli operatori nel settore dei trasporti a evidenziare ritardi nei pagamenti più accentuati.
Il fenomeno dei ritardi nei pagamenti nel nostro Paese è accentuato anche dalla gestione degli interessi. La quasi totalità delle imprese ANIE che hanno preso parte all’indagine (88%) non ha, infatti, visto riconosciuto il pagamento degli interessi. Analoghe percentuali si riferiscono nel dettaglio per tipologia di attore pubblico e privato, nei diversi settori dell’energia, trasporti e comunicazioni.

Nell’ultimo biennio (anni 2009-2010) per le imprese del campione la situazione relativa ai ritardi nei pagamenti – complice la crisi e i suoi effetti sulla liquidità – ha visto un drastico peggioramento a fronte di una situazione già critica (per quasi il 70% delle aziende intervistate). Il 30% delle imprese che hanno preso parte all’indagine dichiarano una situazione stabile, nessun operatore ha segnalato un miglioramento. E’ questo un elemento particolarmente critico in una fase di forte contrazione dei margini come l’attuale.

Da un breve confronto con le dinamiche che le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane si trovano ad affrontare fuori dai confini nazionali, seppur in presenza di criticità nell’ottenimento dei pagamenti nei termini contrattuali, si evidenzia il primato negativo per ritardi del mercato nazionale. In Europa oltre la metà delle imprese (56%) non ha riscontrato ritardi nei pagamenti, una percentuale ben diversa da quella evidenziata nel nostro Paese, dove il fenomeno sembra purtroppo aver assunto i caratteri di pratica usuale. I ritardi medi sperimentati dalle imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane con i clienti privati al di fuori dei confini nazionali si avvicinano ai 30 giorni (45 giorni era il corrispondente dato evidenziato nel mercato domestico). Con riferimento ai Paesi europei vengono indicati come più virtuosi Germania, Regno Unito e Malta, mentre al contrario vengono riscontrate maggiori difficoltà in Spagna, Grecia e Romania.

A differenza di quanto riscontrato nel nostro Paese, dalle indicazioni delle imprese non si evidenzia un peggioramento del fenomeno dei ritardi nei pagamenti nell’ultimo biennio, ma una situazione di sostanziale stabilità (per il 70% delle imprese del campione). Il peggioramento dei ritardi in tempo di crisi sembrerebbe, dunque, pregiudicare – quale onere aggiuntivo e ostacolo all’attività ordinaria e straordinaria aziendale – soprattutto le imprese che operano principalmente in Italia rispetto ai competitor europei.

Con riferimento ai Paesi extraeuropei, la situazione dei ritardi nei pagamenti per le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane sembra decisamente peggiorare rispetto al contesto europeo. Il 70% delle imprese del campione ha evidenziato nel 2010 fenomeni di dilazione nei pagamenti. Su tale dato si riflettono peculiarità che variano da nazione a nazione e una diversificazione nei mercati di sbocco in cui si trovano a operare le imprese. Anche nei territori extraeuropei i ritardi sono stati riscontrati soprattutto da parte dei clienti pubblici e, in caso di ritardo, risulta comunque estremamente difficile ottenere il pagamento degli interessi.
Con riferimento ai Paesi extraeuropei vengono indicati come più virtuosi Stati Uniti, Svizzera e Israele, mentre al contrario vengono riscontrate maggiori difficoltà in Algeria, Egitto, Marocco, Siria e Qatar. In alcuni di questi Paesi i ritardi nei pagamenti degli attori pubblici possono arrivare a superare i 200 giorni.

Dalle indicazioni delle imprese che hanno preso parte all’indagine non si evidenzia, anche al di fuori dei confini europei, un peggioramento del fenomeno nell’ultimo biennio, ma una situazione di stabilità (per circa il 70% del campione).

Dal quadro emerge che le imprese strette nella morsa di pagamenti dilazionati e condizionate al tempo stesso da una difficile congiuntura hanno subito rilevanti conseguenze sia nella gestione ordinaria sia, elemento più critico, nelle scelte strategiche.

In particolare, per arginare le sofferenze nel breve periodo le imprese si sono viste costrette a ritardare a loro volta i pagamenti ai fornitori (per quasi l’80% del campione) e a rivolgersi, accrescendo l’indebitamento, agli Istituti di credito (più del 60%). È inoltre stato segnalato un incremento degli oneri, finanziari e non, che si va ad aggiungere a una situazione già precaria. Un ulteriore elemento di elevata criticità (segnalato dal 30% degli operatori) è dato, in conseguenza alle minori risorse disponibili, dalla contrazione degli investimenti previsti, fattore molto rilevante in quanto pregiudica le traiettorie di sviluppo futuro dell’impresa e la sua stessa sopravvivenza.

“Il fenomeno dei ritardi nei pagamenti si ripercuote negativamente sull’attività d’impresa, pregiudicando operatività e risorse disponibili – ha commentato Maria Antonietta Portaluri, Direttore Generale Confindustria ANIE – Questo è ancor più vero in una fase congiunturale critica come l’attuale in cui i ritardi nei pagamenti appesantiscano notevolmente gli oneri a carico delle imprese. Sono particolarmente colpite le piccole e medie aziende che risentono dei maggiori vincoli finanziari e strutturali. Il problema acquista maggior rilevanza – ha precisato Portaluri – quando il ruolo di debitore è assunto dalla Grande Committenza in mercati strategici come l’energia, i trasporti e le comunicazioni e dalla stessa Pubblica Amministrazione.

Federazione ANIE, con oltre 1.100 aziende associate e circa 170.000 occupati, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 56 miliardi di euro (di cui 23 miliardi di esportazioni). Il saldo della bilancia commerciale è attivo per circa 800 milioni di euro. Le aziende aderenti a Federazione ANIE investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.