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Economia/Imprese

Quanto costa un kilowattora da Fukushima?

energie rinnovabili

In questo articolo vorrei analizzare alcuni punti di un discorso estremamente coraggioso e insolito, quasi “non professionale” ma molto chiaro e categorico.

Plamen Dilkov, il direttore esecutivo di PVB Power Bulgaria ha “tirato le orecchie” ad alcuni rappresentanti del potere nel Paese. Ingegnere e investitore, uomo ed ecologo, Dilkov è cresciuto in Italia e nel corso degli anni è arrivato a intrecciare questi quattro mondi diversi in un’unica lega omogenea. Secondo Plamen Dikov il vero sviluppo su scala mondiale delle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, è pianificato dai governi centrali delle super potenze, per gli anni successivi al 2025. Ma il futuro non è d’accordo, si ribella ai complotti mondiali.

Dopo il 2025 i grandi monopoli avranno ammortizzato per l’ennesima volta il ciclo di vita degli impianti di estrazione di carburanti fossili, le grandi lobby del nucleare potranno contare su un numero d’impianti sufficiente a giustifi care i parametri finanziari con cui i grandi fondi mondiali danno loro credito e riconoscono valore aggiunto alle loro azioni. La caduta fino a qui, è garantita, anzi, si può certificarne il buono stato.

È tutto qui? Davvero è solo un problema di cifre, di coeffi cienti, di carte, di prodotti fi nanziari, di rapporti geopolitici che ormai nessuno si ricorda esattamente ma in moltissimi ne godono i benefici economici, a diritto e senza averne il diritto?Il futuro nostro e dei nostri figli costa questo? Crescita continua della produzione, a cui va garantita una crescita altrettanto continua di consumi, a qualsiasi prezzo, ambientale, culturale, addirittura economico?Come nel 2006, anche oggi rimaniamo convinti che il migliore megawatt prodotto, il più conveniente, sia il negawatt, cioè quello non prodotto. Un paradosso in bocca a chi produce energia per mestiere, ma ne siete davvero sicuri? L’energia non è solo indispensabile, ma è anche un fattore di sicurezza nazionale. Chi ha energia, ha l’indipendenza, può trattare da posizione di forza, ha influenza politica anche sui Paesi che lo circondano. Quindi, come per una equazione matematica, chi produce megawatt produce potere. Vero, ma in un mondo infestato appunto dai prodotti finanziari dalle provvigioni sulle forniture, dagli scambi politici che non si possono dichiarare, perché ignobili o addirittura vietati dalle convenzioni internazionali, è un po’ difficile razionalmente e coerentemente, sottoscrivere l’equazione. L’equazione rimane vera, ma è inaccettabile per un mondo che si professa democratico.

Ma il futuro spesso non è come lo programmiamo. Lo dimostrano i fatti di Fukushima e il massacro di un popolo serio, ordinato e addirittura cultore, per carattere e per religione, della natura, come quel-lo giapponese. Non avremmo voluto mai sentire che sarebbe potuta succedere una seconda Chernobyl. Adesso speriamo con non sia peggio di Chernobyl. Speriamo inoltre che non si rovesci qualche petroliera in mare, che nessuno incendi pozzi di petrolio e che le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria delle metropoli mondiali non registrino valori micidiali per la nostra salute.

Il futuro viene e ci prende per le orecchie, perché lo abbiamo ipotecato. Basandoci su un’equazione matematica e qualche carta, forzata e spesso truccata, abbiamo intrapreso un modello di sviluppo industriale che professa il massimo del consumo e non l’ottimizzazione, che postula la crescita infinita invece che quella sostenibile, e non solo dal punto di vista ambientale, ma anche umano.

Quale poesia intensa o vibrante potrà scrivere un giapponese sul fiore del ciliegio, oggi che una civiltà millenaria rischia il genocidio per colpa dell’atomo e della sua fusione? Rispetto ai giapponesi nel mondo della tecnologia e dell’industria di meglio in generale c’è poco, pochissimo. Quanto costa oggi e in futuro la centrale nucleare di Fukushima? Qualcuno ha aggiornato il business plan? Gli ammortamenti? Il costo di riparazione delle opere era previsto nei costi d’investimento? Chi pagherà per i prossimi secoli i processi industriali necessari per far decadere la radioattività di quanto fuoriuscito? Quanto costa veramente oggi un kilowatt prodotto dalla centrale di Fukushima? Qual è il suo tempo di ritorno? A quanto si avrebbe dovuto vendere un kilowatt prodotto da Fukushima?Forse a questo  potranno rispondere solo i nostri figli.

Adesso vorrei parlare delle energie da fonti rinnovabili che la natura ha generosamente predisposto in tutto il mondo e sicuramente in Europa. All’interno dei nostri confini possiamo per la prima volta partecipare a sviluppare un modello economico alternativo a quello che ci vogliono imporre i soliti noti. Acqua, vento, sole e vegetali vari sono gli stessi qui come in America o in Germania, in Cina e in Francia.

Dappertutto ci viene spiegato che le rinnovabili sono costose, un lusso. Forse sì, le cose in parte stanno così, ma solo perché non esiste un vero dibattito pubblico, non esiste una chiara e consapevole strategia da parte del mondo politico, di tutto il mondo politico. Alcuni governi, in altrettanti Paesi, stanno investendo massicciamente sullo sviluppo del proprio potenziale rinnovabile; investono nella qualità della propria aria e soprattutto nel futuro dei propri figli. L’Italia ha un potenziale rinnovabile da sfruttare, che va pianificato e condiviso.

Sappiamo quanta energia servirà tra 20 o 30 anni al nostro sistema? Abbiamo contabilizzato quali sono i potenziali risparmi a seguito di maggiore efficienza degli impianti e delle nostre industrie e abitazioni? Quale sarà il modello economico nel futuro? Acqua, vento e sole non costano, a differenza di ogni altro combustibile necessario alla generazione di energia.

Abbiamo contabilizzato i costi di approvvigionamento dei combustibili, la loro reperibilità sul mer-cato, la loro sicurezza, il loro smaltimento, gli effetti della loro combustione? Abbiamo valutato e contabilizzato lo sviluppo demografico del nostro paese, le sue peculiarità, esigenze specifiche, necessità di sviluppo in termini di infrastrutture minime, di creazione di ricchezza? Mi riferisco alla poten-zialità concreta, per le municipalità, di par-tecipare direttamente al futuro, a generare energia dalle risorse che la natura ha generosamente messo a disposizione, affi nché nessuno venga preso per le orecchie da qui a poco, grazie ad un modello di Smart-Grid come quello danese.

Il giorno che verrà realmente valutato il costo di un kilowatt prodotto da rinnovabile e da convenzionale, contabilizzando tutti i fattori, anche le rinnovabili avranno una loro sostenibilità economica dignitosa, con ritorni dell’investimento calcolati su periodi brevi.

Il futuro ha bussato alla nostra porta nel 1994, quando a Kyoto politici e governi il-luminati crearono le basi per un progresso civile alternativo ed erede alla rivoluzione industriale ottocentesca. Con quanto sta accadendo in Giappone, oggi il futuro ha sfondato le porte: guai a non voler cogliere l’opportunità del cambiamento.Alla base dell’energia nucleare vi è un’equazione matematica. Anche alla base di quella idroelettrica, di quella fotovoltaica e di quella eolica. Stessa scienza, pari dignità.

A cura di Dario Fiorina, Energy Manager Abenergie Rinnovabili