Aziende familiari. In Italia le più colpite dalla crisi ma anche le prime a reagire
In tempi di crisi le aziende familiari italiane sono state tra le più colpite ma allo stesso tempo sono quelle che hanno risposto in maniera più positiva ai primi segnali della ripresa. Emerge dall’Osservatorio AUB di Università Bocconi arrivato ormai alla sua terza edizione in collaborazione con AIdAF, UniCredit e Camera di Commercio di Milano
Il valore della famiglia in Italia è sempre stato molto significativo. Non parliamo, come sarebbe automatico pensare di un valore affettivo ed emozionale ma di un valore puramente finanziario. In tre anni le imprese familiari del nostro Paese sono state quelle che più di altre hanno subito i colpi della crisi economica ma allo stesso tempo si sono dimostrate anche le più resistenti e le prime a dare segnali di ripresa.
È quanto emerge dall’Osservatorio AUB di Università Bocconi realizzato da Guido Corbetta, Alessandro Minichilli e Fabio Quarato della Cattedra AIdAF-Alberto Falck di Strategia delle aziende familiari della Bocconi in collaborazione con AIdAF (Associazione italiana delle aziende familiari), gruppo UniCredit e Camera di Commercio di Milano.
L’Osservatorio analizza le aziende italiane con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro (che sono 6.816) e si sofferma sulle caratteristiche e le performance di quelle a controllo familiare.Trecentoventotto sono le imprese di dimensioni medio-grandi che nell’ultimo anno in tutta Italia sono state costrette a chiudere. Un dato importante che evidenzia quanto il particolare periodo economico finanziario ancora in corso abbia avuto pesanti conseguenze anche su questo tipo di aziende. Entrando nel dettaglio delle singole regioni italiane le flessioni maggiori si sono riscontrate in Toscana, Friuli Venezia Giulia e, soprattutto, Umbria e Abruzzo mentre in controtendenza rispetto al dato complessivo troviamo Lazio, Puglia, Sicilia e Trentino Alto Adige, che hanno visto aumentare il numero delle aziende familiari.
Alla luce di queste considerazioni però risultanancora più significativo il fatto che proprio le aziende familiari abbiano reagito positivamente alle operazioni straordinarie cui sono state sottoposte, che nel 58,5% dei casi riguardavano fusioni e acquisizioni. Dai dati emersi nel corso della ricerca risulta che per il 2010, in particolare, le imprese familiari hanno registrato una crescita del 7%. Anche la redditività è tornata a crescere nello stesso anno, attestandosi però ancora a livelli inferiori a quelli pre-crisi. Il ROI è cresciuto dal 6% al 7,2%, ma nel 2007 era al 9,8%, mentre il ROE è cresciuto dal 4,3% al 6,7%, ma nel 2007 era al 10,7%.
Rimane purtroppo critico l’indebitamento delle imprese, con oltre la metà di esse che denuncia un rapporto tra posizione finanziaria netta ed Ebitda superiore alla soglia d’allarme di 4, e una media che si attesta ben al di sopra. Il dato è però controbilanciato da due novità positive: l’incremento delle aziende con disponibilità liquide in eccedenza rispetto ai debiti finanziari e la riduzione delle aziende con Ebitda negativo.
Molti i commenti a questi dati a cominciare da Guido Corbetta, titolare della Cattedra AIdAF-Alberto Falck di Strategia delle aziende familiari. “La sfida che le imprese familiari dovranno affrontare nei prossimi anni è quella della complessità – nota Corbetta -. Le imprese familiari tendono a mantenere strutture proprietarie e gestionali piuttosto semplici, forti dei buoni risultati che queste conseguono. Quando la strategia si fa più complessa, anche la struttura deve diventare più complessa rendendo necessari innesti manageriali dall’esterno, che tuttavia occorre imparare a saper gestire con equilibrio“.