Il biopackaging alla conquista del take away
Negli ultimi anni, l’idea che l’ambiente sia un bene prezioso, la cui tutela è un dovere che viene prima di qualsiasi interesse personale, si sta facendo strada nella coscienza della collettività.
Le grandi rivoluzioni spesso cominciano dalle piccole cose, dai piccoli gesti di ognuno di noi.
Un piccolo gesto, ad esempio, è l’utilizzo sempre più diffuso nella cucina veloce (fast food, street food e take away) di prodotti usa e getta ecosostenibili: confezioni, tovaglioli, posate, piatti e bicchieri biodegradabili; oggetti che sono accomunabili con il termine “bio packaging”.
Questi prodotti usa e getta sono completamente riciclabili e possono decomporsi anche in meno di quattro settimane.
Generalmente sono costituiti da materiali come
- Carta: derivata da riciclaggio o da foreste ecosostenibili.
- PLA: ossia Acido Poly Lattico, una plastica biodegradabile ottenuta da risorse vegetali come l’amido di mais.
- PSM (Pla Amido Derivati): derivati dall’amido di mais ma modificati per essere più resistenti in modo da sopportare anche temperature più elevate.
- Polpa di canna da zucchero: permette di realizzare prodotti biodegradabili che possono essere utilizzati nel microonde, nei forni e nei congelatori.
Secondo l’Istituto Certificazione Etica Ambientale (ICEA), molte attività nel settore della ristorazione veloce, per servire i loro piatti ai clienti di tutti i giorni, si stanno orientando sempre più verso l’utilizzo di prodotti ecosostenibili e biodegradabili.
Una piccola ma grande rivoluzione, se si considera che, solo in Italia, ci sono più di 30 mila esercizi commerciali take away: un mercato che sta diventando sempre più verde ed ecosostenibile.