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Economia/Imprese

Stop tasse per chi investe nelle piccole imprese

Il governo è pronto a varare nuove misure per stimolare la crescita, favorendo l’aggregazione di risparmi. E’ il pacchetto “Finanze per la crescita 2.0” che prevederà, a detta del Ministro dell’Economia Padoan, anche lo stop delle tasse a chi investe in strumenti finanziari finalizzati a rafforzare le piccole e medie imprese. Ma il governo è al lavoro su molti provvedimenti. Ci sono le semplificazioni fiscali alle imprese, misure nelle quali sarà inserita una moratoria nel mese di agosto per rispondere alle richieste di documentazione fiscale.

Guardando poi alla messa a punto della Legge di stabilità che arriva a metà ottobre, anche la valutazione della riduzione dell’Irpef e le norme per consentire una maggiore flessibilità dell’uscita dal lavoro. Le ultime indiscrezioni parlano di un sistema di penalizzazioni che toccherebbe solo la quota “retributiva” del calcolo delle pensioni e che potrebbe essere agganciata anche al reddito: la decurtazione arriverebbe al 2-3% per gli assegni fino a tre volte il minimo (circa 1.500 euro) per arrivare invece al 5-8% per quelli di importo più elevato.

Interesse registra il pacchetto finanza per la crescita 2.0. Il provvedimento è in cantiere già da tempo e dovrebbe arrivare entro maggio. Il governo conta per questa strada di spingere il Pil di 0,2 punti. Si tratta di un pacchetto articolato con diverse misure. Una di queste è stata anticipata dal ministro dell’Economia al Corriere: “Serve a convogliare il risparmio primato verso le Pmi, che hanno bisogno di aumentare la loro dotazione di capitale per fare ricerca e investimenti.” Ma tutto il provvedimento punta ad attivare risorse private che potrebbero arrivare a 10 miliardi di euro. Una spinta dovrebbe arrivare anche a forme di venture capital e di private equity attraverso una sorta di conto-titoli mirati a favorire gli investimenti in Borsa o nelle Pmi.

Il pool che a Palazzo Chigi fa capo al sottosegretario Tommaso Nannicini potrebbe arrivare ad una proposta precisa per avviare il confronto con le parti sociali. Al momento si ipotizza che la penalizzazione per chi punta ad uscire prima dal lavoro potrebbe applicarsi in modo maggiore sulla quota retributiva della pensione. La misura del taglio potrebbe poi essere legata all’importo dell’assegno mensile: fino a tre volte la pensione minima (circa 1.500 euro) la riduzione sarebbe attorno al 2-3% sopra questo livello si arriverebbe al 5-8%.