Industria 4.0: quel robot riuscirà a conquistare le pmi italiane?
La torinese Comau, del gruppo FCA, è la più importante azienda di automazione e robotica italiana e una delle principali d’Europa, con 1,9 miliardi di fatturato e 12.600 dipendenti in tutto il mondo. A proposito di industria 4.0, cioè l’insieme delle applicazioni digitali alle fabbriche, l’amministratore delegato Mauro Fenzi manda al governo questo suggerimento: “Industria 4.0 è un concetto che nasce in Germania: una filosofia giusta, ma che il sistema Italia deve saper adattare alla propria fisionomia industriale, caratterizzata dalle piccole imprese.”
L’Italia ha un’ampia élite di grandi e medie aziende che stanno creando nuovi processi produttivi, ma fatica a trasferire l’innovazione al vasto mondo delle piccole. “La prima strada per raggiungere la meta di un’Industria 4.0 made in Italy è offrire alle piccole imprese tecnologie semplici, non troppo costose e facili da integrare. L’offerta esiste ed è di alta qualità, sia la nostra che quella dei nostri concorrenti. Una buona politica industriale per l’Italia è quella di far conoscere e incoraggiare, con ogni strumento, questo tipo di innovazione semplice” ribadisce Fenzi alla fiera Automatica di Monaco di Baviera, dove colpiscono i colossali automi di Kawasaki capaci di sollevare una Smart, o gli “Scara”, piccoli robot pick and place che possono riempire scatole di cioccolatini a velocità vertiginosa. E’ un esempio di tecnologia adatta alle piccole imprese e in forte crescita in tutto il mondo. Ma la vera novità del momento è l’avanzare dei robot collaborativi, i cosiddetti co-bot, utilizzati soprattutto nelle fasi finali di assemblaggio. “Un salto tecnologico” lo definisce Fenzi. Perché tradizionalmente i robot stanno chiusi in gabbia: mentre i progressi nei dispositivi di sicurezza oggi consentono di superare le barriere divisorie uomo-macchina per migliorare produttività e flessibilità, in certi casi valorizzando il ruolo umano.
Il primo co-bot gigante di Comau, prossimamente in commercio, è stato mostrato in anteprima a Monaco in una versione destinata all’industria dell’auto. Di colore azzurro, fasciato da un rivestimento morbido antiurto, dotato di sei livelli di sicurezza, è in grado di affiancare l’uomo nella lucidatura dell’auto e nel montaggio della batteria. I suoi punti sensibili gli consentono di percepire la vicinanza e poi il contatto con la persona, e, se toccato, di modificare la propria traiettoria. Si guarda anche al lato estetico, perché in tutto il mondo la fabbrica, oltre che luogo di produzione, è sempre più meta di visite.
Sulla politica industriale la robotica europea è al centro dell’attenzione non solo per il contributo che può dare all’aumento della produttività ma anche in seguito all’offensiva asiatica nel vecchio continente: soprattutto da quando il gruppo cinese Midea ha avanzato una proposta di acquisizione per la tedesca Kuka. “Il mercato cinese dei robot” commenta Fenzi “nei prossimi anni potrebbe triplicare, dunque tutti guardiamo con interesse ai suoi sviluppi. Per Kuka potrebbe essere un’opportunità. Però è comprensibile l’atteggiamento tedesco che considera essenziale per il Paese l’export di qualità.”
E il futuro? L’evoluzione tecnologica ha un impatto notevole sulle persone: il processo può essere positivo. Ma va sostenuto con un’adeguata azione formativa a tutti i livelli e con un ripensamento delle politiche retributive.
Dal Corriere della Sera