Dating app: è giunta l’ora di disintossicarsi
A meno di dieci anni dal loro boom, le app di dating sono diventate oramai essenziali per favorire nuovi incontri, ma l’83% di chi le usa non è soddisfatto della propria esperienza di dating. È quanto emerge da una recente ricerca condotta a livello europeo da YouGov per Once, app leader nello slow dating movement.
Una rivelazione che suona paradossale in un momento in cui le applicazioni di incontri per appuntamenti facilitano milioni di incontri al giorno e contribuiscono a spianare la strada a convivenze, matrimoni e nuove famiglie. Lo conferma anche un recente studio dell’Imperial College di Londra secondo cui nel 2037, fra nemmeno vent’anni, la metà delle nascite sarà il risultato di un incontro fatto su un sito o un’app di dating.
Quali sono allora le problematiche che vivono quotidianamente milioni di persone in questo nuovo scenario? I tre principali aspetti indesiderati nell’usare un’app di incontri vedono, nell’ordine: la scarsità di profili in linea con il proprio (per il 31% dei rispondenti), l’aumentata aggressività nello scambio dei messaggi (21%) e il rischio di essere ingannati più facilmente (39%).
“Siamo rimasti molto sorpresi dai risultati dell’indagine- afferma Clèmentine Lalande, CEO di Once– questo significa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui i grandi player del mercato considerano il dating oggi. Le app di incontri dovrebbero garantire felicità in particolar modo ai giovani, invece generano in loro frustrazione su tutta la linea”.
Oltre alla metà delle Italiane under 35 ammette di ricevere contenuti espliciti e non desiderati
Metà delle donne tra i 18 e i 35 anni (il 51%) confessa di aver ricevuto contenuti espliciti non richiesti, tra cui foto di nudo o di natura sessuale. Un fastidio che anche in questo caso tocca meno l’utenza maschile, visto che solo il 28% degli uomini afferma di essere stato esposto a questo tipo di contenuti.
Non solo, il 45% delle donne italiane under 35 dichiara di essere stata oggetto di messaggi aggressivi (insulti o minacce) nella propria esperienza con le tradizionali app di dating. Una situazione che sembra riguardare molto meno gli uomini, la cui percentuale si ferma appena al 16%.
La FOBO (Fear of Better Options) ossia il paradosso della troppa scelta
Una spiacevole conseguenza, purtroppo oggi abbastanza naturale, è la cosiddetta FOBO, “fear of better options”, ovvero la paura di perdersi le opzioni migliori che porta le persone a continuare a scorrere freneticamente sullo schermo in cerca di profili ancora migliori di quelli già visualizzati. In altre parole, questa costante frenesia si trasforma in indecisione cronica e senso di insoddisfazione.
“La foto profilo ha una comunicazione molto veloce, anche piccoli particolari ci trasmettono segnali che provocano una reazione istintiva di attrazione o esclusione. Tuttavia quando gli stimoli si moltiplicano, l’effetto FOBO può essere ingannevole perché l’opzione ideale quando si tratta di relazioni può non essere quella migliore sulla carta”, commenta la Psicologa e Psicoterapeuta Valentina Trespi.
Due ore al giorno sulle app di dating, ma meno di 10 secondi per scartare o ricambiare l’interesse
Pur ammettendo di essere insoddisfatti dalle tradizionali app di dating, più della metà degli utilizzatori italiani (il 55%) trascorre fino a due ore al giorno in cerca di profili interessanti o chattando sulla propria app di appuntamenti preferita.
A stupire maggiormente è però la velocità con cui si decide: il 30% sceglie se scartare un potenziale partner tra i 5 e i 10 secondi di tempo, ma uno su dieci confessa di impiegare anche meno di 2 secondi. A questa rapidità non corrisponde però un numero di match adeguati e il 45% delle donne confesse di trovare meno di dieci profili interessanti a settimana.
Dating detox, quando meno è meglio
Un altro dato allarmante è la ripetitività del processo di conoscenza, tanto che un uomo su cinque confessa di avere copiato e incollato lo stesso messaggio a più profili per risparmiare tempo e avere più chance di fare incontri.
“Questa ricerca deve farci riflettere. Il dating non deve essere sinonimo di fugacità o dare adito a comportamenti compulsivi e irrispettosi. Al contrario dovrebbe facilitare la vita di chi è pronto a lanciarsi in una nuova relazione o vuole semplicemente allargare il proprio giro di conoscenze”, commenta Clémentine Lalande, CEO dell’app Once. “Lancio un appello alle altre app di dating e spero che l’intero settore si mobiliti in favore di un “dating detox”. È impensabile che nel 2020 gli utenti, in modo particolare le donne siano costretti a sopportare atteggiamenti degradanti o umilianti mentre cercano una grande storia. Per questo la nostra visione è che meno sia meglio. Del resto, si sa, le cose belle richiedono tempo”.