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Il personal branding nell’epoca del marketing “urlato”

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Da domani arriva in tutte le librerie DIMMI CHI SEI, il nuovo libro di Riccardo Scandellari edito da ROI Edizioni. Tra i blogger di marketing più seguiti sul web, Riccardo Scandellari è autore di successo e consulente aziendale in tema di personal branding e marketing digitale.

Pur vivendo nell’epoca delle risposte, dove non ci si pone più domande ma si cercano direttamente improbabili soluzioni (su Youtube c’è una risposta a tutto, “come diventare ricchi”, “come limitare gli attacchi di ansia” o “cosa mangiare per cena”), il marketing si fonda su una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere.

In un mondo in cui il marketing e la comunicazione online è fatta sempre più da “urlatori” che adottano strategie aggressive, Scandellari ricorda che il modo più efficace di fare branding (personale e non) è quello di mettere bene a fuoco chi siamo, cosa offriamo e quali sono i punti di forza che ci rendono naturalmente unici. Solo offrendo a un potenziale cliente qualcosa che abbia per lui realmente valore e costruendo una relazione basata su onestà, reputazione e fiducia, possiamo essere efficaci. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico.

Secondo l’autore, sono 4 i modelli strategici con cui ottenere rilevanza e opportunità lavorative. Sono strategie basate sul tempo, sulla motivazione e sull’investimento personale:

1 . ESSERE TROVATO (2/4 ore al mese)

È l’attività meno impegnativa dal punto di vista contenutistico e rappresenta la base di qualsiasi professionista. Puoi partire con un profilo Linkedin per arrivare ad avere un sito con il tuo nome e tutte le informazioni che ti riguardano. L’importante è che tu ti faccia trovare agevolmente dove ti cercano, in base al tuo settore.

2 . PROPORTI A UN DETERMINATO PUBBLICO (30 minuti al giorno)

Oltre a essere trovato, puoi facilitare l’ottenimento di attenzione creando occasioni per essere visto: per esempio la condivisione di contenuti di altri, oppure piccoli post in cui racconti una tua esperienza o quello che pensi di un determinato argomento professionale. L’errore più comune consiste nel cercare like più che ottenere credibilità dal punto di vista lavorativo, rendendo inutile o addirittura deleteria la propria comunicazione.

3 . GENERARE ASPETTATIVE (1/2 ore al giorno)

Si tratta di pubblicare tutorial o articoli in cui aiuti il mercato a formarsi, rendi consapevoli le persone e le aziende e tenti di elargire soluzioni ai più comuni problemi. Di fatto, facendo questo, chi ti nota non potrà fare a meno di ritenerti un professionista capace, in grado di risolvere una sua criticità.

4 . ESSERE UN OPINION LEADER (4/8 ore al giorno) 

Per essere un punto di riferimento del proprio settore, l’impegno dedicato ai contenuti, alla cura di contatti e relazioni, alla auto-formazione e alla sperimentazione occuperà gran parte della giornata. Si tratta di generare e distribuire in modo molto serrato video, libri e motivi di attrazione rivolti a un grande pubblico. In pratica si tratta di diventare un professionista esposto mediaticamente che punta a vivere di corsi, eventi e editoria professionale.

“Creare una soluzione esterna o pagare per un’improbabile risposta” afferma Scandellari nel libro, “è emotivamente più semplice: ti toglie dalla responsabilità di non esserti fatto le domande che avrebbero messo in discussione te e le tue scelte di vita. Costituisce una meravigliosa scusa alla quale imputare il tuo insuccesso. Le domande servono a lavorare su te stesso e a farti cambiare idea, oltre a essere la più alta manifestazione di intelligenza. Se non sei disponibile a cambiare te stesso, il tempo che impieghi nel cercare le risposte è tempo perso.”