Si spegne il dialogo tra banche e imprese
Crisi finanziaria, il rapporto tra aziende e istituti di credito si fa più difficile, soprattutto per le Pmi. Ecco le stime dell’Abi e l’inevitabile prospettiva del credit crunch in uno speciale pubblicato sul nuovo numero di B&G
Speciale Banche e Imprese – Parte prima
Diminuisce il credito alle imprese. Un credito che nella maggior parte dei casi viene utilizzato dalle aziende per ristrutturare il proprio debito. A dirlo è il bollettino di febbraio pubblicato da Abi (Associazione bancaria italiana). Rapporto alla mano si è registrato infatti un forte calo degli investimenti fissi, delle operazioni di fusione, acquisizione e delle ristrutturazioni. L’esigenza di fondi per investimenti fissi ha segnato in Italia (a dicembre 2008 rispetto a settembre dello stesso anno) un saldo percentuale negativo pari al 62,5%. Si tratta del peggior risultato da quando è iniziata la rilevazione (gennaio 2003). Si è registrato un forte calo degli investimenti fissi, delle operazioni di fusione, acquisizione e delle ristrutturazioni e a gennaio si è avuto un lieve rallentamento della crescita degli impieghi saliti del 4,2% a 1.526 miliardi di euro (+62 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa) contro il +4,9% di dicembre 2008. E come riportato da Abi, sulla base dell’indagine Bank Lending Survey di Bankitalia la domanda di prestiti delle aziende è risultata rilevante “solo ai fini della ristrutturazione del debito”. Il rallentamento del credito è più intenso nei confronti delle piccole imprese e delle aziende che operano in settori a rischio.
L’indagine periodica sul credito condotta dalla Banca d’Italia segnala inoltre un progressivo inasprimento delle condizioni di concessione dei prestiti; è in aumento, secondo altri sondaggi, la percentuale di imprese che incontrano difficoltà nel finanziarsi. Dal rapporto di Banca Italia emerge che le banche, in Italia come in altri Paesi, adattano l’attivo dei propri bilanci alle difficoltà di provvista e al costo crescente della stessa. “L’allentamento delle tensioni sui mercati monetari e finanziari e il rafforzamento patrimoniale degli intermediari, facilitati dalle misure prese dal Governo e dalla Banca d’Italia – si legge nell’indagine – potranno contribuire a distendere le condizioni di offerta di credito. I dati relativi alle prime due decadi di dicembre segnalano che le recenti riduzioni dei tassi ufficiali si stanno gradualmente trasmettendo ai tassi sui prestiti bancari”.
Sulla base dei dati disponibili fino a ottobre, l’attività si sta contraendo in quasi tutti i comparti dell’industria manifatturiera, con maggiore intensità in quelli dei beni intermedi e d’investimento; segnali lievemente meno negativi provengono dal settore dei beni di consumo, ad eccezione di quello dell’auto dove la produzione è crollata negli ultimi mesi del 2008. “I sondaggi congiunturali – riporta l’indagine – non lasciano intravedere una ripresa dell’attività manifatturiera a breve termine. Come nel resto dell’area, in Italia la fiducia degli imprenditori rilevata nelle inchieste dell’ISAE è scesa nei mesi più recenti ai minimi storici; si sono deteriorate in misura particolarmente accentuata le componenti relative ai giudizi sul livello degli ordini, soprattutto sui mercati esteri e sulle tendenze della produzione.
Anche l’indicatore PMI, calcolato sulla base delle interviste ai responsabili degli acquisti delle imprese, ha raggiunto i valori più bassi da quando esiste la serie”. Nel terzo trimestre del 2008 gli investimenti fissi lordi delle imprese sono caduti bruscamente (-1,9 per cento sul periodo precedente), trascinati dalla componente dei macchinari e attrezzature (-3,5 per cento). L’accumulazione delle imprese è stata frenata dal deterioramento della domanda, sia corrente (i margini utilizzati di capacità produttiva sono scesi dall’estate del 2008 sui livelli più bassi da circa un decennio) sia prospettica, e dall’inasprimento delle condizioni di finanziamento, in un contesto in cui la redditività ha continuato a peggiorare e i margini per l’autofinanziamento si sono ulteriormente ridotti. Secondo le indicazioni fornite dalle banche italiane nell’ambito dell’Indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey), “i criteri adottati per l’erogazione di prestiti alle imprese hanno registrato un ulteriore, moderato irrigidimento.
Nel confronto con le altre rilevazioni effettuate dall’inizio della crisi finanziaria, la quasi totalità delle banche nel campione segnala una restrizione, pur moderata, delle politiche creditizie. L’inasprimento delle condizioni di concessione dei prestiti – che ha interessato le quantità erogate, i margini applicati, le scadenze adottate e l’utilizzo di specifiche clausole contrattuali volte al contenimento del rischio – è prevalentemente ascrivibile al deterioramento del quadro economico e al riacutizzarsi della crisi finanziaria nella seconda metà di settembre a seguito del fallimento di Lehman Brothers”. A sostegno del sistema banche-imprese, oltre al sistema Confidi, è stata accolta la richiesta di Abi e Confindustria di un congruo rifinanziamento di 450 milioni di euro del Fondo di garanzia per le Pmi per facilitare ulteriormente l’accesso al credito da parte delle imprese. In 9 anni di operatività, il Fondo ha ammesso a garanzia complessivamente oltre 56.000 Pmi (di cui oltre 13.000 solo nell’arco degli ultimi 12 mesi) per un totale di finanziamenti garantiti pari a 11 miliardi di euro.
Segue la seconda parte >>