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La donna imprenditrice si mette in“rete”

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L’Italia continua a essere molto indietro sia per l’occupazione femminile che per il ruolo socio-economico delle donne. Patrizia Angelini, esperta di comunicazione televisiva, presidente e fondatrice di “Italian Women in the World” chiede più garanzie per imprenditrici, manager e professioniste

Un esempio d’imprenditoria in rosa internazionale. Patrizia Angelini, esperta di comunicazione televisiva, presidente e fondatrice di “Italian Woman in the World” non si rassegna ai dati poco gratifi anti per le piccole imprendititrici e lancia un appello per migliorare le condizioni dell’accesso al credito e per un fi sco più favorevole.

Il  tutto, per portare nel tessuto produttivo italiano quelli dosi di creatività ed entusiasmo proprie delle donne, come dimostra il percorso lavorativo della nostra “lady economy”.

In un momento di crisi quale quello che stiamo attraversando, come sta reagendo l’imprenditoria femminile?
Le donne sono la linfa. E anche se “poche” ricoprono ruoli di comando, restano comunque il motore della nostra produzione. Non potrei immaginare settori senza professionalità al femminile. E mi viene da sorridere quando ci chiamano “quote”. Le donne non si arrendono mai, sono propositive originali, abili mediatrici e molto rassicuranti. Oggi escono dalla crisi mettendosi “in proprio”. Le microimprese sono una buona alternativa in questo momento soprattutto nei settori innovativi dove la creatività è donna. E se la crisi ha ridotto i fatturati del 30%, le mini-aziende non hanno tagliato i dipendenti secondo le stesse percentuali. Ma le “piccole imprenditrici” sono sempre più “cenerentole”. Non si sentono rappresentate dalla politica e non hanno alle spalle i sindacati. Sono professioniste non tutelate dagli Ordini e che chiedono Welfare. Eppure sono quelle che conservano la tradizione produttiva del territorio. Insomma dovrebbero avere condizioni migliori nell’accesso al credito e un fi sco più favorevole. Bisognerebbe incentivarle di più visto che si distinguono poi sul piano pratico in creatività, innovazione e nella produzione del “vero Made in Italy”.

In quali settori del panorama economio, le donne sono maggiormente presenti e con ruoli importanti?
Premesso che l’Italia vive un vero e proprio defi cit di presenza femminile, non solo in Parlamento ma anche ai vertici di grandi aziende quotate in borsa e della Pubblica Amministrazione, al contrario nel settore dell’artigianato la donna sembra ricoprire un ruolo sempre rilevante, anche in virtù del fatto che la famiglia all’interno del comparto è sempre più importante. Le imprese femminili,comunque, su scala nazionale sono maggiormente concentrate nei settori tradizionali del commercio e dell’agricoltura. Sono quasi 1,3 milioni le imprenditrici artigiane sul territorio nazionale e crescono nei settori “maschili” dell’investigazione, vigilanza, informatica, sport, editoria, metallurgia, alimentari. Ma nonostante il lavoro delle imprenditrici artigiane sia quantifi cabile nel 2,2 del PIL, l’Italia continua a essere molto indietro, sia per quanto concerne l’occupazione femminile, sia per il ruolo socio-economico delle donne, rispetto agli altri Paesi Europei e agli obiettivi del Patto di Lisbona. Le imprese rosa hanno oggi diffi coltà ad operare in un ambiente sfavorevole allo sviluppo d’impresa, occorre attuare gli sgravi fi scali per quelle che assumono lavoratrici e per le donne che intendono avviare nuove attività prevedendo piu’ fondi regionali di garanzia per sostenere l’accesso al credito delle imprese.

Lei è un’esperta di mass-media e comunicazione, si occupa della creazione e della realizzazione di format radio-televisivi. Come nasce un format televisivo? Verso quale direzione si sta andando?
Ascoltando le persone, i loro problemi e le loro domande ricevo uno stimolo per creare i miei format, come è accaduto ascoltando le richieste dei connazionali all’estero. Il format è una risposta creativa, molto vicino all’utente, una notizia da condividere. Un modello di programma radio-tv che, se ha successo, può essere venduto e replicato in tutto il mondo. Un progetto creativo con le sue regole specifi che. Oggi la tendenza è quella di acquistare dall’estero. In realtà in Italia ci sono molti creativi. Il problema è che i nostri editori non sperimentano e si affi dano ad opere già collaudate. Questo per il paese degli inventori è spiacevole. Poi ci sorprendiamo se facendo zapping sulle web-tv troviamo dei prodotti originali di creativi italiani che innovano. L’Italia dovrebbe essere più coraggiosa nello sperimentare la propria creatività e gli editori dovrebbero puntare più sulle risorse interne.

Ad oggi, qual è la formula “migliore” per parlare di economia nei mezzi di comunicazione quali tv e radio?
Fare economia in tv puntando sulle risorse interne. È come fare il pane in casa. Offrire più specializzazione ai dipendenti e stimolarli con i corsi di aggiornamento. Il confronto è sempre costruttivo. Oggi invece si preferisce sempre più dare in appalto e ricorrere a risorse esterne.

Cosa manca, secondo lei, alla comunicazione di oggi?
L’informazione specializzata sui canali televisivi. Troppi palinsesti confusi, troppa offerta informativa sugli stessi canali o troppa informazione manipolata. Ormai il pubblico è cresciuto, è autonomo, non ha un solo canale. Mi piacerebbe che la politica avesse i suoi canali informativi e non che l’informazione facesse politica. Negli anni ’50 era normale una sola offerta per tutta la famiglia. Oggi la famiglia è cambiata, esistono “tante famiglie” e tante realtà. Il digitale è una buona alternativa ma non è cosi per tutti. La tv sarà sempre più interattiva.

Tra le donne che sta incontrando per lavoro in questi anni (o che le piacerebbe incontrare), quale, secondo lei, può rappresentare un esempio per il mondo femminile?
Ammiro il lavoro delle soldatesse, delle ricercatrici, delle missionarie. Nessuno parla di loro. Mi farebbe piacere conoscere le loro storie. Credo che il coraggio di queste donne possa essere un esempio per tutte noi. E a proposito di chi presta volontariato voglio comunque ringraziare tutte le collaboratrici della rete IWW che prestano spontaneamente il loro lavoro e che con passione si dedicano alla promozione dell’immagine Italia nel mondo e agli italiani all’estero.

Come e perchè nasce l’idea di creare la rete “Italian Women in the World”?
La rete “Italian Women in the World” potrebbe essere un modello per uscire dalla crisi. Il network, “fare rete” in questi tempi è un’alternativa. Stiamo, infatti, esportando il nostro knowhow nei sistemi camerali all’estero. Insegnamo come organizzare eventi a “costi-zero” (o quasi) alle Camere di Commercio. La rete non gode di alcun contributo ma lavora grazie alle diverse professionalità delle socie. L’idea della rete nasce però per rendere omaggio agli italiani all’estero. La forza della rete è data dall’organigramma internazionale. Una struttura per aree geografi che presente in tutto il mondo, che comunica attraverso la nostra banca-dati. Non esisteva una sola rete professionale che riunisse tutti gli italiani del mondo. Ma il nostro obiettivo è un work in progress.

La carriera

Dopo la laurea in Giursprudenza, Patrizia Angelini intraprende la carriera giornalistica. Tante scuole e gavetta nelle tv private. Poi le varie specializzazioni e i master in “pubblicità, palisensti e format radio-tv”. Arriva in Rai nel 1997 per uno stage giornalistico; qui inizia la sua carriera di conduttrice televisiva, senza però dimenticare l’amore per i suoi format tv. L’ultimo è stato presentato proprio in questi giorni alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: un progetto che racconta storie di successo dei talenti italiani all’estero: storie poco conosciute in Patria. Un format che rende merito ai connazionali attraverso il Premio internazionale dal titolo “Il globo tricolore. Innovazione e creatività italiane nel mondo”. I migliori italiani saranno premiati il prossimo 18 settembre nella seconda edizione di Bologna per poi raccontarli in un libro ed in un format tv