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Crescono le imprese che guardano oltre i confini nazionali

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Sempre più aziende scelgono di potenziare le strutture commerciali e produttive all’estero. Emerge da un’indagine, a cura di Confindustria Lombardia, su un campione di circa mille imprese. E l’Istat mette in testa alla classifica dei Paesi maggiormente appetibili per le aziende italiane Usa e Romania

Nel 2009, nonostante la forte crisi economica che ha determinato una brusca riduzione del commercio internazionale, si registra un incremento dell’1,6 % delle partecipazioni all’estero delle imprese lombarde. Dalla ricerca di Confindustria Lombardia su un campione di circa 1.000 imprese, integrata con le informazioni della banca dati Reprint della società R&P in collaborazione con il Politecnico di Milano, emerge che oltre i due terzi delle imprese intervistate dichiara di voler potenziare le attuali strutture commerciali e produttive all’estero.

In particolare il 26% del campione sta valutando la realizzazione di investimenti diretti nel medio termine (2010-2013); per oltre la metà delle imprese si tratterebbe della prima volta.
Gli investimenti produttivi riguardano l’11% del campione: i Paesi BRIC si confermano destinazioni prioritarie con il 23% verso l’India, il 21% in Cina e il 10% in Russia e Brasile. Il Nord America è scelto dall’11% delle imprese, confermando così l’importanza di questo mercato.

Cresce anche la domanda di servizi di supporto all’internazionalizzazione: particolarmente richiesti sono la ricerca di partner esteri (38% delle imprese) e le analisi di mercato (34%).
Partner privilegiati delle imprese nel processo di internazionalizzazione sono le associazioni di categoria, indicate dal 42% del campione. La partnership con il sistema del credito è ritenuta particolarmente importante dalle imprese: si tratta di una collaborazione certamente da rafforzare.Le motivazioni prevalenti delle scelte di investimento sono la conquista di nuovi mercati e la ricerca di una maggiore efficienza della propria catena logistico-distributiva.

Dall’indagine emerge chiaramente che la scelta di ridurre i costi di produzione attraverso la delocalizzazione in Paesi a basso costo del lavoro risulta ampiamente minoritaria.
Anzi, per le imprese lombarde già internazionalizzate la crescita all’estero favorisce anche lo sviluppo del capitale umano e la crescita delle competenze della struttura manageriale e del personale tecnico della casa madre. In sintesi, emerge uno scenario forse inaspettato, data la particolare situazione congiunturale, su cui occorre scommettere rafforzando gli interventi per l’internazionalizzazione sulla base dei risultati dell’indagine, che rappresenta un osservatorio privilegiato e un punto di riferimento per politiche efficaci e servizi adeguati alle esigenze delle imprese.

Usa e Romania i Paesi più “internazionalizzati” dalle aziende italiane
Crescono le aziende che decidono di investire all’estero. L’Istat, elaborando i dati relativi all’anno 2007, ne ha tracciato le caratteristiche principali. Le imprese con controllate all’estero superano le 20 mila unità: di queste 11.279 sono le aziende che si occupano dei servizi non finanziari mentre 7.843 sono quelle che operano nei settori industriali. Si tratta di società di medie dimensioni che impiegano oltre 1,4 milioni di addetti. Mediamente le controllate italiane all’estero contano 70,9 addetti, a differenza delle imprese a controllo estero che operano in Italia che presentano circa 86,6 addetti. Il fatturato complessivo è stato calcolato intorno ai 389 miliardi di euro, dei quali 182 miliardi arrivano dalle aziende dei settori industriali, che hanno un peso maggiore a livello economico. Attività manifatturiere e commercio sono presenti, ma in percentuali più basse.

I Paesi dove il fenomeno dell’internazionalizzazione risulta più evidente sono Usa e Romania. Negli Stati Uniti le controllate italiane sono 1.621 per un totale di 148 mila addetti. Secondo l’Istat si tratta del Paese straniero con il maggior numero di dipendenti che lavorano in società a capitale direttamente o indirettamente riconducibile all’Italia. La Romania presenta invece il maggior numero di imprese, con 3.925 aziende e 147mila occupati. Le aziende italiane hanno aperto filiali anche in altri Paesi quali Germania, che presenta 1.404 consociate con quasi 117mila addetti; Francia 1.658 imprese e oltre 100mila addetti; Brasile con circa 500 imprese e 94mila addetti e Cina 792 ditte con 85mila occupati. Una discreta localizzazione è registrata anche in Russia, Argentina, India e Messico dove il prezzo della forza lavoro è più basso. L’impressione generale scaturita da questa analisi è che il trend per il 2008 e il 2009 sia quello del consolidamento, soprattutto negli Usa dove un euro più debole ha aiutato a consolidare le posizioni.