close
Business

L’importanza di fare rete

fare_reteSecondo uno studio commissionato da Confindustria Lombardia, due Pmi lombarde su tre investiranno nell’export dalle rispettive sedi, senza aprire filiali. Dall’associazione industriale arriva il monito a fare rete per non restare isolati

Speciale “L’importanza di fare rete” – Parte prima

Nei prossimi tre anni, due Pmi lombarde su tre investiranno nell’export, direttamente dalle rispettive sedi; solo il 26% punterà ai mercati esteri aprendo filiali o creando joint-venture. Il risultato più evidente del recente studio commissionato da Confindustria Lombardia e condotto su un ‘campione’ di 980 realtà, fra micro, piccole e medie imprese regionali, è che anche nel mondo imprenditoriale è assai diffuso il “preferisco fare da me”.

Atteggiamento che, nel bene e nel male, ha segnato l’ultimo mezzo secolo di storia italiana. Fotografabile nel dato certificato da Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria: “Il 97% delle imprese iscritte alla nostra associazione è costituito da realtà di piccole e medie dimensioni”. Ma perché il sistema imprenditoriale lombardo ha preferito percorrere, finora, questa strada all’insegna di uno sfrenato individualismo? Perché – risponde lo studio che aggiorna un’ampia ricerca sull’internazionalizzazione delle imprese lombarde pubblicata a novembre 2009 – i processi di scambio con i Paesi stranieri, specie quelli emergenti, porta alle aziende diversi benefici in termini di fatturato complessivo, di redditività aziendale, di qualificazione del personale interno, della struttura manageriale e, soprattutto, di competitività complessiva. Nonostante le oggettive difficoltà che l’approcciare un mercato estero, per lo più extra euro-zona, comporti, le imprese lombarde paiono preferire la strategia del muoversi in ordine sparso. E ciò anche se più di un imprenditore sia consapevole del fatto che per realizzare nuovi programmi di crescita oltre che per porsi obiettivi più ambiziosi anche a livello internazionale, sarebbe necessario conseguire una dimensione aziendale decisamente più robusta. Dopo queste premesse, parrebbe tutt’altro che scontato che tra le Pmi lombarde possa attecchire, in tempi relativamente stretti, il nuovo “corso” dettato da Confindustria. Come noto, infatti, da alcuni mesi i vertici della Piccola industria sono impegnati nell’organizzazione di convegni e seminari nelle sedi delle Territoriali, finalizzati a sensibilizzare gli aspetti vantaggiosi del “fare rete”, creando aggregazioni, consorzi e costruendo filiere tematiche. Per non restare isolati pur mantenendo la propria identità – questa la linea confindustriale – è infatti necessario essere disponibili a valorizzare reciproche competenze e a fissare comuni obiettivi. “Far filiera”, dunque, per cogliere nuove opportunità altrimenti lontane, cercando nuova attenzione da parte delle istituzioni, del mondo finanziario e di partner industriali nei Paesi emergenti. Anche la sede di Confindustria Monza e Brianza è stata protagonista, lo scorso giugno, di uno di questi appuntamenti, centrato sul tema “Filiere d’imprese e loro potenzialità. Condividere progetti vincenti nei mercati internazionali”.

Senza dubbio, il lavoro da fare per iniziare ad invertire una tendenza consolidatasi nel tempo si presenta titanico, a dir poco. Tuttavia, i numerosi relatori intervenuti in quella sede hanno espresso in termini inequivocabili che quella dell’aggregazione è la strada giusta da percorrere. In una prospettiva di medio-lungo periodo e col chiaro intento di puntare su alcuni mercati extra euro-zona: Paesi Bric, Stati Uniti, Corea, Mediterraneo e Balcani. Ma quali sono i vantaggi più evidenti del “fare sistema” tra Pmi? “Le reti- spiega Renato Cerioli, presidente di Confindustria Monza e Brianza – consentono di superare il limite delle dimensioni, permettono di fidelizzare i clienti, aiutano a soddisfare bisogni più complessi di molti di loro”. Per imboccare questa via, è indispensabile imparare a lavorare insieme avendo un obiettivo comune. “Credo – sottolinea Emilio Paccioretti, direttore scientifico del Master management della Piccola e media impresa della Liuc – sia importante trovare un accordo tra gruppi di Pmi che solo unendosi e avendo fiducia l’una nelle altre potrebbero riuscire a operare in progetti di grandi dimensioni, magari permettendosi un manager capace di strutturare ottime politiche di marketing strategico. Le Pmi devono cominciare a vivere in intensità, pensando a cosa succederà tra vent’anni e non smettendo mai di fare cose nuove. E se è necessario dovremmo rompere in qualche caso le regole”. Già, la reciproca fiducia. Perché questo non restasse un concetto astratto, Ambra Redaelli, presidente Piccola Industria Monza e Brianza ha chiesto a Gianluigi Viscardi, omologo di Bergamo, di testimoniare la sua esperienza alla guida di Intellimech, il consorzio per la ricerca pre-competitiva in ambito meccatronico (settore interdisciplinare tra meccanica, elettronica e informatica industriale). Decollato a fine 2006 e recentemente trasferitosi al Centro delle Professioni del Kilometro Rosso, Intellimech ha finora coagulato attorno a sé 27 realtà industriali del Nord, alcune delle quali concorrenti fra loro. Risultati? Di due progetti (uno sulla Prognostica di macchine e impianti industriali e l’altro su Vibrazioni e rumore) sono state presentate ai soci le soluzioni tecniche; un terzo (Sistemi di controllo oleodinamici di nuova generazione) si concluderà a fine anno mentre un quarto è in fase di avvio.

Ma questo non è l’unico esempio di best practise. A fine giugno, Confindustria Monza e Como hanno presentato un piano relativo al bando di Aggregazione dei progetti integrati di internazionalizzazione in Russia, finanziato dalla Lombardia. Una decina le imprese, delle due province, dei settori arredamento e illuminazione coinvolte. “L’obiettivo – spiega Ambra Redaelli – è stato quello di mettere insieme aziende tra loro complementari, per presentarsi sul mercato russo e offrire chiavi in mano i prodotti made in Italy con azioni mirate sulle più importanti città russe, tra cui Sochi che nel 2014 ospiterà i giochi olimpici invernali. Si tratta di aree in forte sviluppo dove ci sono gare per la fornitura di mobili”. Un altro progetto del genere, con capofila Confindustria di Monza e Brianza, riguarderà la filiera oil&gas. Come dire: dare il buon esempio, spesso si rivela essere il miglior viatico. E un ulteriore colpo di frusta in questa direzione l’ha dato il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Vincenzo Boccia: “Dobbiamo muoverci seguendo rotte geografiche e mentali diverse. E’ vero che i mercati maggiormente in crescita sono quelli asiatici. Ma per conquistarli bisogna capire che non ci possiamo limitare al puro export, ma che dobbiamo muoverci con atteggiamenti più aperti e innovativi rispetto al passato”. E che anche le banche saranno della partita lo ha confermato Luca Manzoni di Unicredit Corporate banking, che ha aggiunto come “la rete o le fusioni possano essere una risorsa se si cambia la cultura di fare impresa”.

testi di Fabrizio Calvo

Vai alla seconda parte >>