Meritocrazia in azienda, realtà o fantascienza?
Progetti avvincenti, incentivi al merito, formazione continua: queste le possibili risposte per infondere un sano spirito di squadra tra i dipendenti, i manager e gli stessi imprenditori. Emerge da un’indagine elaborata nell’ambito di Club Impronte
La fotografia è stata scattata da un nutrito numero di manager e imprenditori che si sono interrogati sul tema “C’è reale meritocrazia nella sua azienda?”, lanciato nell’ambito del Club Impronte, l’appuntamento virtuale che periodicamente mette in contatto oltre 2.500 professionisti di varie aziende, Pmi e non.
La meritocrazia è uno dei temi più dibattuti, rispetto al quale spesso si sfugge esaurendo la questione semplicemente nell’allocazione dei cosiddetti bonus. Ma non è solo questo, c’è molto di più. Club Impronte ha provato a dare una risposta, sottoponendo ai vari manager e capi azienda che ne fanno parte un questionario, anche provocatorio, che facesse emergere il sentore di chi le aziende le vive, le dirige, le crea. Il 52% degli intervistati alla domanda: “Oggi, nella sua azienda, chi merita riesce sempre ad emergere?” dichiara che quasi sempre questo avviene mentre solo il 4% lo dà per certo. Altro spunto è dato dalla domanda dedicata ai metodi utilizzati in azienda per garantire o per misurare la meritocrazia: il 52% predilige gli incontri one to one e il 17% quelli di gruppo. Si sa, però, che il momento della valutazione insinua spesso nel dipendente un atteggiamento di diffidenza o addirittura di chiusura, quindi per rendere più agevole l’incontro: per il 39% degli intervistati bisogna attenersi ai dati oggettivi sulle prestazioni del dipendente e il 39% afferma che bisogna basare l’incontro sulla lealtà e sulla trasparenza; infine il 13% sottolinea l’importanza di parlare più di ciò che ci si aspetta in futuro piuttosto che del passato.
Non poteva certo mancare la domanda dedicata ai bonus dei manager, i cosiddetti “profili alti” delle aziende, che spesso sono di entità così significative da sembrare addirittura eccessivi e quindi è stato chiesto se sia il caso di lasciare libero questo “mercato”. E le risposte non sono certo mancate, per coloro che ritengono che bisogna lasciarlo libero: il 17% dice che ciò è indispensabile per favorire la competizioni tra le risorse migliori, mentre un altro 17% afferma che i bonus servono per correlare il costo complessivo alla produttività. Ben il 26% però ritiene che sia necessaria una regolamentazione più stringente e soprattutto il 35% degli intervistati afferma che il pacchetto bonus debba avere un tetto cui rifarsi.
Dai commenti e dalle risposte sottolinea Piercarlo Ceccarelli – fondatore della Ceccarelli SpA – si evince come “L’”incentivo principe” è dato dalla motivazione che ogni azienda dovrebbe infondere a ciascun dipendente, attraverso la formazione continua e l’aggiornamento, in modo da assicurare una crescita professionale costante che va ad alimentare la motivazione individuale e di squadra, entrambe indispensabili per il successo dei progetti e per lo sviluppo di nuove opportunità dell’azienda stessa”. Di fatto il bonus è una conseguenza e quindi il risultato di un percorso.