Cina: da paese produttore a paese consumatore
Le aziende non guardano più alla Cina solo come luogo dove avviare stabilimenti di produzione che servano l’export, ma come nuovo mercato dove aprire punti vendita.
Max Mara, Motivi, Intimissimi sono solo alcuni dei grandi marchi che stanno aprendo catene di negozi nel Paese del Sol Levante.
Le aziende non guardano più alla Cina solo come luogo deputato alla delocalizzazione per avviare stabilimenti di produzione che servano l’export, ma come nuovo mercato dove aprire punti vendita destinati ad un bacino potenziale di consumatori con numeri da capogiro, se si pensa che la Cina ha circa 1,3 miliardi di abitanti.
Sono molteplici le possibilità per entrare nel settore commerciale cinese: l’investitore straniero può appoggiarsi a strutture di distribuzione esistenti oppure costituire una FICE (Foreign Invested Commercial Enterprise) e aprire punti vendita diretti.
In recenti deliberazioni il governo cinese ha espresso la volontà di trasformare l’attuale modello economico e sociale basato sulle esportazioni adottando una strategia di sviluppo guidata dai consumi interni. Il Congresso Nazionale del Popolo ha infatti approvato un piano quinquennale (2011-2015) per lo sviluppo del “consumatore cinese”.
E i primi risultati si sono visti già nei primi due mesi dell’anno durante i quali si è registrato un aumento del 15,8% dei consumi interni rispetto al 2010.
Con l’obiettivo di aiutare le aziende a scegliere il modo migliore per entrare nel settore commerciale cinese Diacrond Press, casa editrice specializzata nel businnes digitale, ha pubblicato la guida “Cina. Distribuzione e vendita al dettaglio”.