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Economia/Imprese

Lo stampaggio della lamiera

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La produzione delle lamiere si basa su un percorso di laminazione e di confezionamento in coil che prevede diverse operazioni. Per fare sì che da un foglio di lamiera si arrivi a un oggetto finito, infatti, sono necessari diversi step, che possono essere riassunti in sagomatura, formatura (che compongono lo stampaggio), assemblaggio e finitura.

Lo stampaggio lamiere si basa sull’utilizzo di presse, che sono macchine che hanno lo scopo di dare vita a una pressione progressiva e continua così da deformare o tranciare, a seconda delle necessità, il particolare che è situato all’interno dello stampo. Le presse sono costituite dalle colonne di guida, dall’incastellatura, da un basamento, dai sistemi di controllo e di gestione del ciclo di stampaggio e dai motori necessari alla generazione della forza.

Come si vede, quindi, lo stampaggio lamiere presuppone l’impiego di macchinari ad hoc: è possibile, per altro, distinguere tra presse orizzontali e presse verticali. Quelle orizzontali sono usate per stampare a freddo ribattini, viti e chiodi e per stampare a caldo pezzi fucinati, mentre quelle verticali servono per operazioni di stampaggio profondo. Le presse, inoltre, possono essere classificate in presse a colpo singolo o presse in continuo in base al funzionamento nel corso dello stampaggio. Le presse a colpo singolo eseguono le lavorazioni ripetendole grazie a un comando assegnato tutte le volte che, alla conclusione del ciclo, si ferma il punzone; le presse in continuo, invece, propongono un meccanismo automatico che comanda la discesa del punzone in maniera autonoma per trascinare la lamiera e raddrizzarla. Una terza distinzione, infine, è quella tra le presse idrauliche e le presse meccaniche (ad eccentrico o a vite e madrevite).< /p>

Lo stampaggio di una lamiera, a sua volta, può essere a caldo o a freddo. Nella maggior parte dei casi, viene preferita la procedura a freddo, ma in alcune situazioni potrebbe essere necessario evitare cricche e strappi (soprattutto in presenza di particolari di spessore elevato) o contenere lo sforzo di deformazione: ecco che, in tali circostanze, si ricorre a lavorazioni eseguite con i pezzi preriscaldati. Si tratta, appunto, dello stampaggio a caldo, per il quale si agisce con temperature corrispondenti ai due terzi della temperatura di fusione. Tale tecnica, in ogni caso, rispetto allo stampaggio a freddo si contraddistingue per alcuni svantaggi, nel senso che, oltre a costare di più, determina un ritiro nel corso della fase di raffreddamento e, per di più, una maggiore ossidazione delle superfici.