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Economia/Imprese

L’Europa spinge il made in Italy

Il made in Italy inverte la rotta rispetto al mese precedente, con una crescita annua del 3,3% grazie agli incentivi dell’Europa, un progresso che sale di quasi un punto escludendo dal calcolo l’energia. La giornata lavorativa in più offre un sostegno ai dati ma l’anno bisestile non basta a spiegare il balzo dell’8,3% in Europa, frutto di una crescita corale e diffusa a più settori.

Vi sono progressi consistenti in Germani e Francia, primi mercati di sbocco italiani, a cui si aggiungono Spagna (+9,7%) e Regno Unito (+7,5%). In termini assoluti, Berlino e Parigi incrementano gli acquisti di oltre 300 milioni rispetto a febbraio 2015, Madrid di 152, Londra di 130. Crescite in grado di oscurare i forti cali dei Bric’s, Russia e Brasile in primis, che spingono in rosso le vendite extra-UE.

La lettura dei dati settoriali per i mercati più remoti offre qualche spiegazione in più rispetto ai dati cumulati diffusi lo scorso 24 marzo, elementi rassicuranti in particolare per gli Stati Uniti. Il calo di Washington (-10,7%) è legato quasi interamente a mezzi di trasporto (non le auto, che cedono solo 5 punti) e metalli preziosi mentre altrove le crescite restano quasi ovunque robuste, con progressi a doppia cifra per mobili, pelle, gomma-plastica e farmaceutica (vendite più che raddoppiate), e rialzi significativi anche per alimentare e chimica.

Osservando i dati globali, per tutti i mercati, a febbraio in termini settoriali il progresso del made in Italy è diffuso, con crescite robuste, vicine al 10%, per macchinari, gomma-plastica, mobili, autoveicoli, tessile ed alimentari, mentre in progresso a doppia cifra sono elettronica e farmaceutica.

La crescita di febbraio, visibile anche su base mensile con un progresso del 2,5%, compensa il calo del mese precedente, consentendo al made in Italy di chiudere il primo bimestre con un progresso di un decimale. Inversione di trend quanto mai benvenuta proprio nel momento in cui le indicazioni in arrivo dai mercati internazionali invitano al pessimismo, costringendo gli istituti di ricerca a rivedere al ribasso le stime di crescita per commercio globale e Pil. Rassicurante è l’analisi delle determinanti della crescita, con un progresso soprattutto sui volumi, in aumento medio del 3,9%.

Crescita che si realizza, seppure con forza minore, anche per i valori medi unitari, in aumento dello 0,9% per la parte manifatturiera in crescita del 7%. L’avanzo del bimestre per l’Italia lievita a 3,9 miliardi di euro, 266 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2015 grazie alla bolletta energetica “bonsai”. Per effetto della dinamica più brillante delle importazioni dal lato manifatturiero in realtà il saldo attivo nel bimestre si riduce. Un calo, tuttavia, più che compensato dallo “sconto” sugli acquisti di energia: 2,1 miliardi tra gennaio e febbraio.