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In Europa ripresa a singhiozzo

Il “sorpasso” sugli Usa, con un Pil in crescita del 1,7% nel 2016, la disoccupazione ancora elevata ma al livello più basso dal 2009, la fiducia di consumatori e imprese di recupero. E i prezzi al consumo che rialzano la testa ma appaiono (al momento) sotto controllo. Qualcosa, insomma, timidamente si muove nell’Eurozona, come lasciano intravedere gli ultimi indicatori macroeconomici.

Ma è ancora presto per parlare di un’inversione di tendenza perché il ritmo di ripresa non è lo stesso tra i big dell’area: la Germania ritrova il suo ruolo di traino, l’Italia appare sempre più l’anello debole, la Francia è ingessata, mentre la Spagna è la protagonista di un vero e proprio exploit e l’Olanda cerca riscatto. E anche perché la domanda interna langue e sull’andamento dell’economia pesa l’incognita Trump che potrebbe condizionare pesantemente gli sviluppi dei prossimi mesi. Il fermo immagine sull’intero 2016 e il primo mese del 2017 restituisce ancora una volta l’impressione di un’Europa a più velocità.

La Germania migliora in sette indicatori su dieci e si mette in luce per i dati sul mercato del lavoro. Nella patria dei mini-jobs lo scorso dicembre i disoccupati sono calati al 3,9% e per la prima volta nell’intero 2016 sono diminuiti sotto la soglia del 6%, raggiungendo il livello più basso dalla riunificazione. Cresce senza sosta il surplus commerciale, superando nuovamente quello della Cina e ha già suscitato un duro scontro con l’amministrazione Trump.

La vera sorpresa è però la Spagna, che anche nel 2016 è cresciuta del 3,2%, il triplo di Italia e Francia. A Madrid migliorano sei indicatori su dieci: la fiducia dei consumatori raggiunge il livello più alto dal dicembre 2015 e il sentiment delle imprese migliora ulteriormente. Si attenua il disavanzo commerciale e arrivano piccoli segnali di schiarita anche sul fronte del mercato del lavoro: la disoccupazione lo scorso dicembre è scesa al 18,4% rispetto al 20,7% di un anno prima, ma il Paese resta la maglia nera tra i big anche per il tasso dei disoccupati under 25 (42,9%).

L’Olanda tenta di recuperare terreno. Un tempo tra i primi della classe, anche l’Aja è finita sotto procedura per deficit eccessivo, poi archiviata nel 2014. Ora il Pil è in risalita e batte quello tedesco, gli indici di fiducia sono in recupero, mentre il Paese spicca tra i big per la crescita più sostenuta delle vendite al dettaglio.

La Francia, invece, resta nel mezzo: il suo Pil è l’unico in leggero peggioramento (1,1% rispetto all’1,2% del 2015), la disoccupazione giovanile torna a salire e la produzione rallenta. Qualche spiraglio arriva però dalla fiducia dei consumatori al livello più alto dal 2007 e dal sentiment delle imprese, ai massimi dal 2011.

Tra i cinque grandi dell’area l’Italia appare quello più in difficoltà. Nel dettaglio, il Pil non eccelle, con una crescita stimata finora intorno all’1%, in attesa del dato preliminare sul quarto trimestre 2016 è atteso per il 14 febbraio. Roma è poi in contro tendenza rispetto agli altri quattro sul fronte del mercato del lavoro: a dicembre il tasso di disoccupazione è salito al 12% rispetto all’11,6% di un anno prima e la percentuale dei giovani senza lavoro è balzata al 40,1%, ormai a un soffio da quella spagnola. Mostra timidi segnali di risveglio il sentiment degli imprenditori e torna a crescere la produzione industriale, ma arretra la fiducia dei consumatori, così come l’indicatore di spesa.

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