Coronavirus ed imprese italiane: come da una profonda crisi può nascere un’opportunità di cambiamento
La crisi sanitaria generata dal Coronavirus non risparmia nessun settore e l’impatto economico sulle imprese italiane si annuncia devastante; se consideriamo le stime sull’andamento del fatturato complessivo previsto per il 2020, si va da una perdita compresa tra il 7,4% (nello scenario più positivo, che non prevede un eccessivo prolungamento del lockdown) ed il 17,8% (nello scenario peggiore) rispetto ai numeri dello scorso anno.
Un andamento così negativo non è certo inatteso, moltissime imprese non incluse nell’elenco delle attività indispensabili hanno dovuto bloccare completamente le loro attività o ridimensionarle, sfruttando lo smartworking e l’utilizzo delle moderne applicazioni per le comunicazioni a distanza.
La grande incertezza riguarda soprattutto la tempistica, con l’orizzonte temporale delle riaperture che vede spostarsi sempre più in avanti senza ancora un termine definitivo.
Nonostante il periodo e le difficoltà che si profilano, è necessario che già da ora piccole, medie e grandi imprese inizino a prepararsi a quella che sarà la fase di riapertura.
Non esiste una ricetta ideale, ma ci sono delle linee guida che possono essere seguite. Anche per questo ne parliamo con il consulente di marketing e di comunicazione Carlo Vivarelli (nella foto ndr), che da anni, assieme al suo staff di professionisti della Vivarelli Consulting, ha a che fare con la gestione e risoluzione delle crisi d’impresa.
“L’attuale situazione non è semplice, nessuno di noi e nemmeno i nostri genitori hanno dovuto affrontare una pandemia a livello globale, molte attività che davamo quasi per scontate oggi sono difficili da compiere, se non proprio impossibili” afferma Vivarelli “ma da una crisi senza precedenti, dove il rischio di impresa è a livelli molto elevati, si possono cogliere delle opportunità”.
“Due sono le grandi aree sulle quali è opportuno concentrarsi, l’approccio culturale che deve possedere un’impresa e la gestione del rischio”.
La cultura di un’impresa si può definire come la risposta immunitaria che l’impresa stessa offre di fronte alle problematiche che si possono presentare in qualunque momento; si tratta di un modo di pensare e di vivere l’azienda che si sviluppa in modo dinamico e che riguarda non solo le alte sfere, ma tutte le componenti lavorative.
Sul cambio di approccio culturale che molte imprese saranno costrette ad affrontare giocoforza, Vivarelli afferma: “Dobbiamo considerare questo periodo e soprattutto quello che verrà al termine della crisi sanitaria, come un vero e proprio spartiacque. Le imprese che non sono state in grado finora di lavorare su una visione improntata al cambiamento culturale e all’introduzione delle innovazioni tecnologiche (soprattutto sul piano comunicativo), dovranno mettersi in gioco e lavorare sui seguenti aspetti:
- un nuovo modo di intendere il rapporto lavorativo, basato ancor più sul rapporto di fiducia tra dirigente e dipendente, che tenga conto soprattutto della qualità dei risultati che si raggiungono, piuttosto che del tempo trascorso in ufficio. Sotto questo punto di vista, l’introduzione di modelli di smart working che delocalizzano il lavoro sono da considerarsi positivi se vengono sfruttati con serietà;
- spingere ancor di più sulla digitalizzazione della propria impresa. Inutile girarci intorno, molte realtà del nostro Paese sono ancora anni luce indietro rispetto ai competitor stranieri, un po’ perché si punta ad accontentarsi di schemi prestabiliti che funzionavano 20 o 30 anni fa, un po’ per la scarsa propensione ad accettare i cambiamenti, che invece è fondamentale dato che si opera in mercati sempre più competitivi.
Attenzione, però! Con digitalizzazione non intendo solo l’utilizzo di nuove e migliori tecnologie rispetto al passato, ma ideare una nuova offerta che ben si adatti alla user experience, e che porti dei cambiamenti tecnologici, organizzativi, culturali e manageriali che impattino su tutte le componenti dell’impresa;
- osare di più, fare in modo che la crisi porti a sviluppare idee ed approcci nuovi che sappiano dare una rinfrescata al nostro modo di fare business, pur consapevoli che si possono commettere degli errori durante il percorso. Ma gli errori insegnano, solo sbagliando si riescono ad avere dei cambiamenti che portano con il tempo ad un vero progresso!
Tra il rimanere fermi aspettando che tutto torni magicamente come prima, ed il provare strade nuove che ci consentano di uscire dalla crisi rafforzati, non vi è dubbio su cosa sia preferibile fare”.
Il secondo aspetto che Vivarelli analizza è la gestione del rischio d’impresa, che con l’emergenza sanitaria in corso risulta essere ancor più importante (ma tutte le imprese sanno che un buon team dedicato al cosiddetto risk management deve essere sempre presente ed operativo, soprattutto quando le cose sembrano funzionare alla perfezione… perché non si può mai sapere quando un rischio può presentarsi.)
“Il rischio d’impresa è come una variabile impazzita, può materializzarsi in qualunque momento e per qualunque motivo, da una crisi di comunicazione generata da un nostro errore (pensiamo ad una pubblicità errata, ad una cattiva gestione dei social), ad una campagna diffamatoria derivante da fake news, a problematiche generate da carenza di liquidità, stop dei processi produttivi per le cause più disparate (questa che viviamo ora è solo una delle situazioni che si potevano creare, e molte imprese si sono trovate impreparate proprio perché in pochi potevano aspettarsi una pandemia a livello globale). Ecco quali sono gli aspetti su cui concentrarsi in questo periodo:
- salvaguardare i dipendenti, cercare di sostenerli nelle loro attività e fare in modo che riescano a portare avanti il loro lavoro in condizioni di assoluta sicurezza garantendo, per chi ne ha la possibilità, il lavoro da remoto. In questi casi è importante stabilire comunicazioni continue, che consentano di mantenere operativa l’impresa; la situazione può aiutare anche a rivedere dei modelli organizzativi che, ben prima del Coronavirus, avevano mostrato limiti e criticità
- pensare a nuove opportunità, servizi o procedure che non venivano considerate in precedenza. L’inattivtà o il lavoro con tempistiche più dilatate, offre tempo che prima non si aveva per poter ragionare anche su questi aspetti. Sfruttare questa fase di pausa forzata in modo produttivo è necessario!
- conservare la liquidità aziendale è la debita conseguenza del primo punto. Se l’impresa riesce a non spengere i propri motori e a lavorare anche a ranghi e volumi ridotti, può comunque superare il periodo critico più facilmente. Per fare questo è però necessario infondere fiducia ai nostri partner e clienti, ecco perché è utile ideare una campagna di comunicazione che garantisca la nostra presenza e vicinanza anche in periodi così difficili, facendo capire che la nostra attività non si ferma. L’utilizzo dei social consente di mantenere un costante contatto con il pubblico e consente di trovare idee nuove che possono arrivare anche dalle richieste dei follower
- Valutare i danni generati a posteriori. E’ chiaro che quando tutto questo finirà ci saranno da apportare dei cambiamenti anche dolorosi, dalla ristrutturazione dei debiti aziendali, ai piani di risanamento che possono prevedere anche tagli alla forza lavoro. Questi piani devono essere messi a punto guardando in faccia la realtà, con il fine ultimo della sopravvivenza e del successivo rilancio”.
“Un ultimo aspetto su cui è necessario porre l’accento è la revisione di molti piani di gestione dei rischi aziendali. E’ chiaro che questa emergenza era difficilmente prevedibile, ma è l’ennesima riconferma che un piano ben strutturato deve saper valutare il rischio a 360 gradi e non fermarsi solo alle opzioni che hanno maggiori probabilità di verificarsi”.
“Molte imprese nei prossimi mesi saranno chiamate a ristrutturare completamente i propri piani mettendo al centro ancor di più la cura dell’igiene e della sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, ideando una completa revisione dei rischi operativi. In un panorama simile è chiaro che non sempre si ha l’esperienza necessaria per implementare dei piani ben accurati, anche per questo l’attività delle agenzie di consulenza esperte nella gestione del rischio aziendale può essere di fondamentale aiuto. Ci aspettano mesi complicati, ma le imprese che si affidano a professionisti di comprovata esperienza sapranno trovare il modo di attuare le migliorie necessarie per farsi trovare pronti nella fase di ripartenza”.