Cosa le aziende stanno imparando da questo momento storico
Secondo una recente indagine[1] sono 4,4 milioni i lavoratori che, in base all’ultimo decreto del DPCM del 26 aprile, sono rientrati a lavorare il 4 maggio: su 100 rimasti a casa per effetto del lockdown, il 62,2% è potuto tornare al lavoro. Coloro che sono rientrati in azienda che cambiamenti hanno dovuto affrontare? Quali insegnamenti hanno tratto le aziende da questi mesi di lavoro da remoto?
Dall’inizio della pandemia Gympass (www.gympass.com/it), azienda leader mondiale nell’ambito del Corporate Wellbeing, ha affiancato tutti i principali interlocutori: proprietari e gestori di strutture sportive e utenti finali con un’ampia offerta digital per il benessere psico-fisico e risorse umane con webinar e sviluppo di una nuova offerta digital a supporto per la gestione dei dipendenti in questa fase delicata.
“Abbiamo la fortuna di poterci confrontare giornalmente con realtà diverse e questo ci ha permesso di sviluppare un dialogo sul corporate Wellbeing, coinvolgendo diversi esperti sia di gestione aziendale sia di salute e benessere, che fosse di valore per i nostri interlocutori nell’ambito delle Risorse Umane” – ha dichiarato Andrea Bandini, CEO di Gympass Italia.
Nel webinar dedicato al rientro in azienda Gympass, insieme a esperti di people management, sicurezza e formazione aziendale, smartworking expert e fitness coach, è stata in grado di analizzare l’impatto che questi mesi di lockdown e il conseguente “ritorno alla normalità” hanno avuto sul lavoratore e quello che, le aziende, hanno imparato.
- la salute e la sicurezza dei dipendenti sono ancora di più una priorità alla quale approcciarsi attraverso la valutazione dei rischi, la prevenzione e la comunicazione. Il concetto di educazione non è più da intendersi legato solamente all’apprendimento ma, in questa situazione, dev’essere più legato al rispetto verso il prossimo.
- i ragazzi più giovani hanno riscontrato maggiori difficoltà. A questo proposito, Francesca Giraudo, MED HR Leader, Talent Team EY, ha sottolineato che si aspettavano che le persone più senior, partner e senior manager facessero più fatica da un punto di vista di adozione della tecnologia come unico metodo di comunicazione. Questo ostacolo si è registrato inizialmente, ma è stato rapidamente superato. Invece, hanno rilevato che sono stati i ragazzi più giovani a soffrire maggiormente nel lungo periodo. “Non è stato semplice stare vicini ai ragazzi appena usciti dall’università che si sono trovati a gestire il loro primo lavoro nel pieno della pandemia. Spesso vivono in spazi che erano stati pensati come semplici “touchpoints” in cui trascorrere qualche ora di sonno. Molti sono stati costretti in monolocali, lontani da casa, oppure in alloggi che condividono con più persone con cui non necessariamente volevano condividere il 100% della loro vita. Sofferenza dunque tecnologica da un lato e psicologica dall’altro” – commenta Giraudo.
- è necessaria una rivalutazione del ruolo dei manager e il lavoro da remoto può rappresentare una soluzione continuativa: “In questo nuovo futuro che vogliamo scrivere non servono più manager che controllano, servono manager inclusivi che spingono le persone a tirare fuori il meglio di se stesse”, ha dichiarato Guido Stratta, Direttore sviluppo, formazione, recruiting, comp & ben, people caring Gruppo Enel. “Dobbiamo portare le persone a impegnarsi su ciò che per loro è crescita e per noi è risultato. Questa è una sfida molto complicata, ma è la nuova frontiera della fiducia, del coinvolgimento, che potrà portare a valorizzare le persone fino in fondo” – aggiunge Stratta.
“Nel futuro io vedo gli uffici come delle “piazze”. Non si va in piazza per stare da soli, ma per incontrare persone, socializzare, costruire e progettare con loro. La casa sarà invece il luogo del lavoro più individuale, di dialoghi più “transazionali” e meno personali. E la libera scelta tra questi due poli permetterà anche una migliore espressione delle propensioni e caratteristiche personali, portando a una migliore efficacia (e benessere) collettivo. Credo che non si debbano imporre schemi, semplicemente aprire nuove opportunità e lasciare alle persone – ai team – l’effettiva libertà di scelta” – Francesca Giraudo, MED HR Leader, Talent Team EY.
- il benessere psico-fisico dei dipendenti diventa ancora più fondamentale per il successo aziendale. “Dal momento che sempre di più le aziende “compreranno” il risultato delle persone e non il loro tempo, una delle più importanti sfide sarà proprio predisporre quelle condizioni che faranno emergere stati che favoriscono la prestazione eccellente. Dovranno saper generare uno stato di flow – allineando individuo, persona, organizzazione, clienti” – dichiara Andrea Colombo, psicologo – formatore aziendale.
Mai come adesso è importante mantenere alto il livello di engagement dei dipendenti “adottando uno stile comunicativo attento, empatico mostrando una chiara volontà di coinvolgimento delle persone” – aggiunge Colombo.
Come? “Ad esempio con attività fisica e sfide tra i componenti del team, anche virtuali e, perché no, anche tra aziende diverse in tutto il mondo. Da una parte isola, dall’altra potrebbe aprire nuove prospettive e condivisioni”, suggerisce Luciano Gemello – Founder di Palestre Torino e Co-founder di Sempre Fitness.
“Noi stiamo continuando a creare elementi di dialogo con le nostre persone, dai caffè ai pranzi, all’open space virtuali. Senza parlare poi degli incontri con gli esperti, dal fitness alla dieta. Costante è poi il dialogo con la leadership con podcasts, webinars e blogs. Stiamo organizzando anche una jam session di brainstorming sul “new normal” – Francesca Giraudo, MED HR Leader, Talent Team EY.
[1] Indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a partire dai microdati delle Forze Lavoro Istat, intitolata “Ritorno al lavoro per 4,4 milioni di italiani. Al Nord prima che al Sud, anziani più dei giovani”