Genitori italiani: più della metà prova sensi di colpa nel modo in cui cresce i figli, ma sono i più “rilassati” d’Europa

Oltre la metà dei genitori italiani (56%) prova sensi di colpa quando si tratta di crescere i propri figli e il 5% prova questo sentimento in media una volta al giorno (circa 25 volte al mese, per un totale di 300 volte l’anno). Lo rileva la ricerca1 condotta da My Nametags (https://www.mynametags.it/), azienda leader nella produzione di etichette personalizzabili, che ha inoltre rivelato come i genitori italiani siano tuttavia tra i meno preoccupati d’Europa: i genitori di altri paesi (Regno Unito, Irlanda, Francia, Paesi Bassi, Portogallo) provano sensi di colpa in media due volte più spesso rispetto agli italiani.
Genitori italiani e sensi di colpa
La causa più comune collegata al senso di colpa dei genitori italiani è il consentire ai bambini di passare troppo tempo davanti a uno schermo, con quasi un terzo dei genitori che si sente in difetto nel lasciare che i propri figli trascorrano troppo tempo davanti a un iPad o alla televisione (28%). Questa viene seguita, quasi in egual percentuale, dal perdere la pazienza con i propri figli (27%), non giocare abbastanza con loro (25%), venire sorpresi ad usare il cellulare quando ci si dovrebbe occupare dei figli (23%) e non passare abbastanza tempo con loro (22%).
L’importanza dei piccoli gesti, senza stress
I genitori italiani sembrano concentrare le proprie preoccupazioni su piccole cose: alcuni si sentono in colpa per non rammendare i vestiti dei loro bambini quando sono danneggiati, per non stirarli e per scrivere il nome dei bambini sui vestiti a penna invece di cucire etichette o non realizzare da zero i costumi per le recite di classe. Il 17% dei genitori italiani soffre per tutte queste piccole, mancate attenzioni.
Mamme “contro” papà
È interessante notare come le mamme italiane abbiano maggiori possibilità di soffrire di sensi di colpa rispetto ai papà. Le donne infatti provano questa sensazione in media 12 volte in più al mese rispetto agli uomini.
In particolare, le mamme italiane si preoccupano maggiormente di alcuni particolari: si sentono infatti regolarmente in colpa per non comprare ai figli vestiti alla moda (8% rispetto al 4% dei papà), per non cucinare (12% rispetto all’8%), non stirare i vestiti dei figli (6% rispetto al 3%) e per non organizzare vacanze con la famiglia (16% vs 5%). I papà si agitano maggiormente per non trascorrere abbastanza tempo con i bambini a causa del lavoro (21% dei papà rispetto al 18% delle mamme) e per non riuscire a trasmettere ai figli abilità imparate dai propri genitori (13% vs 10%).
1 Indagine condotta dall’istituto di ricerca Censuswide per conto di My Nametags in aprile 2020, esaminando 2.000 genitori nel Regno Unito, Irlanda, Francia, Paesi Bassi, Italia e Portogallo. I dati completi dell’indagine sono disponibili su richiesta.
Genitori europei a confronto
I sentimenti dei genitori italiani “contrastano” con l’atteggiamento nei confronti della genitorialità altrove in Europa: per esempio, i genitori portoghesi dichiarano di sentirsi in colpa a causa degli orari di lavoro prolungati (27% dei genitori portoghesi “contro” il 19% degli italiani), mentre i genitori britannici sono più inclini a sentirsi in colpa non facendo i compiti insieme ai figli (18% dei britannici rispetto al 10% degli italiani).
I genitori di tutta Europa concordano sul fatto che il fattore che più influenza le pressioni che esercitano su se stessi è la propria percezione di ciò che rende il genitore perfetto (28% dei genitori europei, 18% degli italiani). I genitori italiani sono anchefortemente influenzati dalle aspettative della società (16%), da come i loro genitori li hanno cresciuti (11%)e da come i loro partner li percepiscono (10%). Al contrario, i genitori irlandesi hanno maggiori probabilità di essere influenzati da come gli insegnanti dei loro figli li percepiscono (16% rispetto all’8% degli italiani), mentre i genitori britannici sono sensibili a ciò che gli altri genitori pensano di loro (17% vs 8% degli italiani).
Valentina Trespi, Psicologa e Psicoterapeuta, commenta così i risultati dell’indagine: “Il senso di colpa in un genitore spesso si presenta quando non riesce ad aderire in alcuni aspetti al modello genitoriale o familiare che ha interiorizzato. Ognuno di noi ha dentro di sé dei principi che riguardano come ci si dovrebbe comportare per essere un buon genitore, anche se ciò a volte si scontracon il fatto che non sia praticabile nella propria realtà. Tuttavia, – conclude Valentina Trespi – non è detto che i comportamenti su cui i genitori si sentono più carenti siano quelli che avranno effetti negativi sui figli. Un genitore che si pone delle domande sulle proprie capacità genitoriali mostra comunque di avere qualche strumento con cui lavorare al proprio miglioramento”.
Le “colpe” del lockdown
Con le attuali restrizioni COVID-19 che sottopongono le famiglie a nuove e uniche pressioni, i livelli di senso colpa sembrano essere ai massimi storici. In effetti, oltre la metà dei genitori italiani (55%) si sente in colpa per via delle misure di blocco, nonostante non abbia alcun controllo sulla situazione. Le ragioni più comuni sono perché i loro figli sono annoiati (20%), devono essere tenuti al chiuso (19%) e non vengono correttamente supportati nella didattica a casa (14%).
Secondo la Psicologa e Psicoterapeuta Valentina Trespi, in questo periodo “il senso di colpa dei genitori può avere avuto terreno fertile. La mancanza di tempo dei genitori in smart working, il dover gestire molti aspetti della vita in contemporanea e la sensazione di non potere soddisfare tutti i bisogni dei propri figli può avere accentuato il disagio di non riuscire a fare tutto”.
“In My Nametags, ogni anno parliamo con centinaia di migliaia di genitori in tutta Europa. Con l’attuale situazione globale che mette igenitori sotto pressione più che mai, abbiamo voluto esplorare il concetto di senso di colpa dei genitori e come questo varia in tutto il mondo” commenta Lars B. Andersen, Managing Director e Fondatore di My Nametags, e continua “è stato interessante scoprire che i genitori di tutti i paesi recriminano a se stessi un numero enorme di cose, dal non passare abbastanza tempo con i figli al nonstirare i loro vestiti. Speriamo che la nostra ricerca evidenzi che non è necessario che i genitori siano così duri con se stessi e che a volteoptare per la comodità, come utilizzare etichette adesive con nome o cucinare con ingredienti pronti, non avrà un impatto negativo sui loro bambini e soprattutto può far evitare molto stress”.