E-commerce in Italia: settore in crescente espansione che genera fatturato e posti di lavoro
L’e-commerce italiano e la filiera ad esso correlata si riconfermano un settore fondamentale per la crescita dell’Italia. Basti pensare che il giro d’affari prodotto dal mercato online cuba il 40,6% del fatturato complessivo nazionale del quinquennio 2016-2020. Solo nel 2021 si è verificata una crescita pari al +4,4% rispetto al 2020, raggiungendo i 71 miliardi di euro contro i 68 del 2020. È quanto indicano i dati raccolti dalla seconda edizione dello studio condotto da Netcomm in collaborazione con The European House – Ambrosetti.
Trend positivo anche in termini di occupazione: la digitalizzazione ha innescato già da tempo la creazione di posti di lavoro grazie all’emergere di nuovi profili professionali adatti alla gestione di tecnologie innovative. È stato conteggiato che per ogni 100 posti di lavoro generati in modo diretto dalle attività dell’e-commerce e del digital retail, si attivano ulteriori 141 unità di lavoro collaterali.
Gli italiani, dunque, si rivelano essere ancora una volta molto dinamici e avvezzi alla pratica dell’acquisto online. E non solo. Stanno maturando una spiccata sensibilità sui temi legati all’ambiente, anche quando si parla di processi d’acquisto online, come hanno dimostrato recenti studi tra cui quello condotto da Seven Senders, piattaforma logistica tedesca che opera in tutta Europa.
Gli italiani, rispetto ad altri popoli europei, si rivelano essere i più attenti in termini di pratiche green e sono i più propensi a pagare un sovrapprezzo per una consegna sostenibile, che si concretizza con la riciclabilità o con l’ecocompatibilità dell’imballaggio. Thomas Hagemann, fondatore e co-CEO di Seven Senders, ha dichiarato: “Vediamo che ad oggi la maggioranza degli acquirenti online italiani, ben il 65%, è disposta a pagare di più per una consegna rispettosa dell’ambiente, con il 14% che pagherebbe addirittura un sovrapprezzo di 20 centesimi a consegna. Questo a testimoniare la crescente volontà dei consumatori di partecipare attivamente alla tutela del clima”.