close
Lifestyle

La casa del futuro? Fluida e intelligente

home future

“Ci stiamo affacciando all’epoca del post-umano, espressione coniata dall’artista scienziata Natasha Vita-More in riferimento alla creazione d’individui ibridi, trasformati dalla tecnologia. Se accettiamo questa idea di evoluzione in termini biologici, dovremo accettarla anche sotto il profilo della tecnica. Ma siamo pronti a vivere in una casa che abbia la propria intelligenza, seppur artificiale? Dovremo parlare allora di ‘post-case’? Forse. Vedremo…”, Diego Thomas, architetto e interior designer noto al grande pubblico, commenta i dati emersi dalla ricerca BVA-Doxa commissionata dall’Osservatorio Groupama Assicurazioni, per la sua terza edizione.

“Dall’indagine realizzata da Groupama emerge che in Italia ci sono molti ‘tecno-entusiasti’, visto che nei prossimi 10 anni i nostri connazionali prevedono di acquistare in media 3,8 dispositivi digitali in più. Un entusiasmo verso l’innovazione soprattutto quando si parla di efficienza energetica, da ottenere principalmente attraverso interventi edilizi ma anche, in misura minore, attraverso la domotica, intesa non tanto come accessori smart a comando vocale, ma per la gestione delle risorse. Sono emersi, inoltre, dati molto interessanti su quello a cui gli italiani invece rinuncerebbero nella casa del futuro: il 35% non vuole la vasca da bagno; al 13% non serve la libreria; l’8% dice ‘no’ al garage e qualcuno neanche desidera la cucina. Bene! Per queste persone disegnare una casa sarà più facile!”

“In generale, stando alla ricerca Doxa-Groupama, sembra comunque che i desideri degli italiani siano quelli di sempre: una casa che dia un senso di benessere, che faccia sorridere ogni volta che se ne varchi la soglia, da soli e in compagnia… anche ‘virtuale’, aggiungerei. Una cornice per la vita che rappresenti chi sono o chi vorrebbero essere. L’interior design come strumento cognitivo”.

“Dalla mia personale esperienza, posso confermare che questo semplice bisogno sia a volte trattato in modo semplicistico. In molti mi chiedono consigli sui colori, intesi come un make-up per creare illusioni ottiche e far sembrare la casa più grande, bella e, fondamentalmente, per renderla ‘instagrammabile’. A volte, fare architettura d’interni in modo pragmatico viene confuso con un modo immaginifico. Spesso, infatti, i colori non bastano, ma bisogna trovare soluzioni architettoniche perché ogni porzione di un’abitazione sia perfettamente godibile esteticamente e funzionalmente”.  

“Oggi, il concetto di ‘qualità abitativa’ si lega molto di più alla possibilità di scambi relazionali all’’interno di esso. Se una volta in cucina si cucinava, in sala da pranzo si mangiava, in camera da letto si dormiva, ora queste rigide distinzioni suonano dispotiche: ad esempio, in cucina oggi si mangia, si lavora al computer, si legge, i figli fanno i compiti, si chiacchiera e molto di più”.

“Al concetto di stanza spesso si preferisce quello di zona: sono stati abbattuti i muri fisici e mentali che separavano rigidamente gli spazi e le loro funzioni. Spesso oggi si sogna una casa flessibile, trasformabile, cangiante con spazi fluidi che si compenetrano l’un l’altro e divisioni modificabili all’’occorrenza. Un modo semplice, in fin dei conti, per aggiungere potenzialità alle abitazioni: per i propri hobby, per allenarsi e fare sport, per ospitare amici e parenti, ma anche soprattutto per lavorare da casa. Spazi stimolanti, che facciano sentire liberi seppur protetti e sicuri”.

 

Tags : Homepage Header