Il tempo della semina
Continua, “Attimo dopo attimo” il dossier dedicato alle “Forme del tempo”. Nel ciclo della natura l’estate è il momento della mietitura: ma nessun frutto nasce senza il lavoro della semina. Un lavoro faticoso, paziente, complesso nella sua straordinaria semplicità. Come nella vita anche le grandi aziende arrivano a importanti risultati solo dopo aver saputo seminare il proprio terreno. Ecco il tempo della semina secondo “Serafino Consoli”
Speciale "Attimo dopo attimo" – Parte prima
Lo sguardo corre fuori dal finestrino, tra il giallo intenso delle spighe ormai mature. I campi di grano riempiono i paesaggi delle nostre campagne e il pensiero di molti di noi si sofferma su quei frutti della terra pronti per essere raccolti. L’estate e il tempo della mietitura e il suo splendore si presenta davanti a noi come un quadro che ci lascia il solo spazio dell’essere spettatori. La bellezza dell’istante tradisce il nostro pensiero: perchè nessuno pensa al contadino che ha lavorato la terra, gettato i semi, controllato il suo grano durante tutto l’inverno, combattuto le erbacce e ha tremato per il suo raccolto quando la tempesta e i temporali hanno minacciato le spighe che stavano maturando. Dietro la bellezza del frutto maturo c’è l’instancabile lavoro dell’uomo che ha saputo seminare nel modo giusto e difendere dalle intemperie e dalle aggressioni il suo terreno. Affinchè ci sia un tempo per la mietitura e necessario ancor più quello della semina. Vale nella natura, come nella vita e nell’impresa. Creare le condizioni, pensare agli obiettivi, guardare al di la dell’orizzonte: il tempo della semina e il tempo della pazienza, della dedizione, dell’esperienza che si somma “attimo dopo attimo”. Me l’ha insegnato mio padre Serafino, che ha dedicato 30 anni della sua vita a seminare per costruire un progetto di cui oggi si cominciano a vedere i frutti. Il progetto di una gioielleria capace di diventare essa stessa un marchio d’eccellenza tra i marchi che a sua volta rappresenta. Di generazione in generazione la lezione di mio padre e diventata il nostro tesoro e ancora oggi il tempo della semina continua, perchè non si può godere dei frutti senza continuare a lavorare per l’inverno che verrà e, poi, la nuova estate. Un ciclo. Fatto di attimi di cui conosco il sapore uno per uno. “Attimo dopo attimo” continua la nostra semina, il nostro sogno che s’avvera grazie al lavoro, alla passione e a un pizzico di follia. Perchè il tempo della semina e la magica follia della speranza, di qualcosa di straordinario che nascerà in barba alle intemperie e al gelo.
Arte e realismo: la semina e lavoro nei campi
Con l’esposizione al Salon di Parigi nel 1824 dei dipinti di Constable si diffuse il gusto per la pittura all’aperto, metodo usato dall’artista per eseguire i suoi bozzetti o studi che poi usava in atelier per le sue opere. In particolar modo il suo esempio venne seguito da pittori di Barbizon che gradualmente giunsero a realizzare le loro opere all’aperto (anche se le più grandi erano ancora eseguite in studio). L’arte realista incontra la vita nei campi, i paesaggi rurali, il ciclo delle stagioni. Personaggio emergente da questo gruppo fu Rousseau che nell’esposizione di Parigi del 1855 inizio la fortuna della scuola di Barbizon. Millet si associo agli artisti di questa scuola dal 1849, ma poi gradualmente, inserendo nei paesaggi dei personaggi, si stacco e nelle sue tele tratto preferibilmente temi di vita, religiositaàcontadina e lavoro agricolo (Le spigolatrici, Coltivatori di patate).
Le rationes seminales
Le “rationes seminales” sono un concetto di origine stoica, giunto alla filosofia medievale dalla tradizione neoplatonica, gia accolta da Agostino. Germi posti da Dio nella materia in modo tale che, grazie alla loro forza e all’azione di altri agenti naturali, scaturiscano da essi le forme delle cose. Le “rationes seminales” sono, dunque, come un abbozzo di forma, il suo inizio dalle viscere della materia, sua forza interna che le consente un certo sviluppo. Il particolare tipo di unione e di azione reciproca (communicatio) che si realizza tra una certa materia e una certa forma costituisce, per Bonaventura da Bagnoregio, il principio di individuazione delle sostanze. La forma e l’essenza che restringe e definisce la materia a un determinato essere, ed e universale in quanto può realizzarsi in una molteplicità di individui.
A cura di Ivan Consoli