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Carlo Mazzoleni: “Il valore del confronto e del dialogo”

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Carlo Mazzoleni, presidente di Confindustria Bergamo, in un’intervista esclusiva racconta a B&G i suoi primi cento giorni di presidenza e svela gli scenari futuri dell’economia bergamasca e lombarda

Speciale “Confindustria” – Parte terza

Cambi al vertice per le quattro associazioni industriali territoriali di Bergamo, Brescia, Milano e Monza e Brianza. A meno di 100 giorni dall’insediamento dei nuovi presidenti di Confindustria Bergamo, Assolombarda, Associazione Industriali Brescia e Confi ndustria Monza e Brianza, i nuovi presidenti Carlo Mazzoleni, Giancarlo Dallera, Alberto Meomartini e Renato Cerioli, tracciano un primo bilancio alla luce della crisi fi nanziaria ed economica e presentano le previsioni per l’autunno.
Come stanno andando questi primi cento giorni di Presidenza?
Avendo svolto il ruolo di vicepresidente con il mio predecessore Alberto Barcella, la mia è una presidenza all’insegna della continuità. Ho raccolto un’eredità importante, un progetto che abbiamo iniziato a costruire a inizio anno partendo dall’iniziativa “Ascoltare la crisi” quale occasione per incontrare, ascoltare un numero importante di imprese e imprenditori e sentire dalla loro viva voce i veri problemi legati alla crisi. Da qui è scaturito un incontro in cui abbiamo tracciato i risultati di questa nostra inchiesta e ricerca, il tutto è stato propedeutico per la creazione del Progetto Val Seriana che ha occupato gran parte delle nostre energie, del nostro impegno e delle risorse. Come nuovo presidente c’è prima di tutto la volontà di portare avanti questo progetto, svilupparlo e fare in modo che possa dare presto dei risultati tangibili. La crisi ha sicuramente richiesto, da parte nostra, la massima attenzione: ci siamo concentrati, e continuiamo a farlo, nell’assistenza alle imprese sul fronte del mercato del lavoro e dell’accesso al credito, le due aree più critiche.

Mercato del lavoro e rapporto con le banche, i due temi centrali nell’incontro con il presidente di Confindustria Marcegaglia, in programma il 21 settembre a Bergamo. Come siete arrivati a questo momento assembleare?
In seguito ad altri due incontri interni a Confindustria direttamente con le aziende. Un primo incontro, nel mese di luglio, sul tema del lavoro e un secondo momento incentrato sul credito, a inizio settembre. In queste due occasioni abbiamo ascoltato, senza speculare o imporre soluzioni o promesse. Abbiamo infatti ritenuto fondamentale avere un rapporto molto “friendly” con gli imprenditori per capire i problemi reali come ad esempio come sarà la situazione al termine della cassa integrazione straordinaria e ordinaria o se esiste effettivamente il fenomeno del credit crunch.

Ascoltare e affrontare la crisi come priorità del programma quindi. Quali saranno gli altri punti che saranno centrali in questi quattro anni di mandato?
Prima di tutto stiamo privilegiando sistemi di rapporti con le imprese molto veloci perchè non possiamo permetterci di perdere tempo. Il nostro compito è quello di trovare sul territorio possibili soluzioni. Dall’altra parte cerchiamo di avere uno sguardo orientato al futuro, a quanto potrà avvenire dopo la crisi. Tra gli obiettivi futuri c’è sicuramente la definizione del piano operativo strategico per il 2010 per cui stiamo costruendo una serie di progetti che andranno verificati nelle varie sedi istituzionali; stiamo inoltre operando su progetti a lungo termine che coincidono con il mio mandato di 4 anni. Ci siamo dati un metodo di grande partecipazione ma soprattutto di ringiovanimento, con l’obiettivo di rafforzare le risorse umane e il numero di imprenditori che partecipano alla vita attiva dell’Associazione. In questo senso è simbolico il fatto che la presidenza sia stata allargata al presidente del Gruppo Giovani. E’ una prima linea di azione. Un’altra è l’ascolto con l’obiettivo di raccogliere, elaborare per poi fornire delle risposte.

Il “Modello Bergamo” è diventato un esempio a livello nazionale. Come si struttura?
Il “Modello Bergamo” si basa prima di tutto sulla concertazione, sul confronto con l’obiettivo di creare momenti di ascolto molto frequenti con tutti i livelli istituzionali, dalla Provincia, ai Comuni fi no ad arrivare ai vari stakeholders sul territorio e ai nostri interlocutori sindacali con cui continuiamo a mantenere rapporti molto buoni e costruttivi, come dimostrano i molti tavoli aperti. Il “Modello Bergamo” funziona perchè c’è la disponibilità di tutti a partecipare, costruire, mettendo da parte certe ideologie. L’obiettivo è di continuare a crescere con questo modello, con l’idea del confronto continuo. In questo senso ci piace vedere la nostra Associazione come un laboratorio aperto all’ascolto in cui si raccolgono, elaborano idee e proposte per costruire progetti importanti. La complessità dei problemi è tale da richiedere, da parte di tutti, un bagno di umiltà.

In cosa consiste il progetto Valle Seriana?
È un progetto che vede coinvolti tutti questi soggetti istituzionali e altre associazioni di categoria perchè la crisi tocca tutte le attività dell’economia reale. Insieme ai sindacati, Imprese & Territorio e all’Amministrazione Provinciale abbiamo costruito un progetto nato dalle difficoltà che si è trovato ad affrontare il settore tessile della Valle Seriana. Si è riflettuto sulle evoluzioni future del dopo crisi. Il problema infatti è capire cosa faremo dopo, se ci sarà o meno un settore tessile, come sarà e soprattutto capire come poter impiegare i 4-5mila occupati che in questo periodo di tempo rischiano di perdere il posto di lavoro. Si è così attivato un progetto su 4 linee: al sindacato è stato assegnato il compito di portare avanti le sperimentazioni nel campo della flexsecurity, ovvero sia utilizzare gli ammortizzatori sociali non solo come integrazione al reddito in attesa che la prospettiva sia quella della messa in mobilità ma anche per la formazione, la riqualificazione del personale con l’obiettivo dei reinserimento lavorativo anche in altri settori. Dagli studi che abbiamo fatto infatti è risultato che il manifatturiero non sarà in grado di riassorbire i numeri che la crisi sta generando. Ci sono al contrario altre attività nel terziario, nel commercio e nel turismo, che possono offrire delle giuste alternative di occupazione sul territorio. Alla Provincia abbiamo affidato il marketing territoriale perchè una programmazione a livello comunale è assolutamente insufficiente per risolvere problemi legati a insediamenti produttivi, ristrutturazioni di insediamenti produttivi e contenitori industriali. Imprese & Territorio svolge invece un’attività di sportello. Utilizzando i terminali già esistenti che fanno capo agli artigiani, commercianti e Confindustria, abbiamo creato una rete con una serie di punti di riferimento decentrati per essere più vicini al territorio. L’ultimo filone, non in termine di importanza, è quello che seguiamo come leader del progetto che riguarda il Fondo d’Investimento. Un’attività di trasformazione e mutamento del tessuto industriale richiede capitali. Questo mutamento può voler dire acquisizioni, investimenti rivolti alla riqualificazione e alla ristrutturazione per entrare in nuovi segmenti di mercato. Per raccogliere questi capitali, insieme alla Camera di Commercio stiamo creando un fondo di investimento che possa intervenire in operazioni importanti, su richiesta dell’imprenditore naturalmente. La logica del fondo, dove il capitale è detenuto dalle Camere di Commercio di Milano, Bergamo, Brescia e Como, nasce con finalità diverse rispetto ad altri fondi: i tempi di rientro sono di 7 anni con possibilità di raddoppiare; si tratta di un fondo per imprese che hanno prospettive interessanti di ristrutturazione, non un fondo speculativo e neppure di beneficienza, si ragiona quindi su ritorni di investimento inferiori al 10%, parliamo di un 7-8%. Il fondo non operarà solo in Val Seriana e non solo nella Bergamasca ma in tutta la Lombardia e sarà aperto a progetti al di sopra dei 500mila euro. L’obiettivo è di esportare il progetto Val Seriana anche in altre zone. Se riusciremo a gestire il problema occupazionale, azzerrare il tempo tra la perdita del posto di lavoro e la nuova occupazione, anche in altri settori, e dall’altra riusciremo a sostenere patrimonialmente le aziende perchè completino o intraprendano percorsi di ristrutturazione, potremo essere ragionevolmente fiduciosi e ottimisti.

Qual è la nuova sfida quindi?
La vera sfida saranno le idee. I soldi ci sono grazie al sostegno delle banche e ora servono le idee per trovare i progetti nuovi, innovativi, capaci di affrontare il futuro. In questo senso le aziende devono farsi parte proattiva nel portarci i dossier con le loro idee. Qualche dossier è in fase di costruzione e per valutarli verranno costruite delle squadre ad hoc. Ricordiamoci che il fondo non ha capitale illimitato. Prendiamo come esempio il settore tessile, un settore che sicuramente avrà ancora un futuro sul nostro territorio ma con una veste diversa. Qualcosa, come già succede da tempo, arriverà dagli altri Paesi; noi dovremo essere bravi a puntare su tessili tecnici e sulla qualità. Ci sono aziende sul territorio che sono passate dall’utilizzo tradizionale a quello più tecnico e questo ha permesso loro di trovare nuove quote di mercato. Non tutti supereranno la crisi ma chi, in questi anni, ha investito nella qualità e innovazione, nella ricerca di nuove possibilità di sbocco tecnologico del prodotto, ce la potrà fare. Dalla crisi non usciremo come ci siamo entrati e proprio per questo bisogna avere la freddezza, la lucidità di guardare al dopo: chi uscirà dalla crisi rafforzato, con organici più leggeri, strutture più efficienti ma avendo investito sul mercato, sul marketing, avrà opportunità di crescita importanti. Questo è il futuro.

Quali sono le sue previsioni per il futuro?
Dal punto di vista dell’andamento economico non sono previsti ulteriori peggioramenti. I livelli di fatturato e produzione non dovrebbero subire ancora flessioni. Gli effetti sull’occupazione sono di piena attualità perchè gli ammortizzatori sociali, che stanno terminando, o troveranno coperture da parte dello Stato oppure è chiaro che le aziende dovranno pensare a una ristrutturazione e diminuzione degli organici. Ci vorranno anni per risollevarsi completamente; basti pensare che le previsioni sul 2010 parlano di un incremento dello 0,5% contro una flessione per quest’anno di circa il -5%.

Expo 2015. Un obiettivo diventato ormai una sfida e un’occasione da cogliere per uscire in piedi da questa crisi. Come si muoverà Bergamo?
In questo ultimo anno si è perso molto tempo in questioni riguardanti gli assetti della società. Non solo, perchè è calata anche una cappa di silenzio abbastanza preoccupante: da una parte arrivano segnali ottimistici dall’altra, causa la crisi, si dice che bisognerà ripensare ad alcuni progetti. Siamo in una situazione molto confusa, in cui manca completamente l’informazione, per questo motivo abbiamo intenzione di sollecitare una serie di incontri con gli interlocutori. È evidente che per noi l’opportunità di Expo 2015 è importante, ci sono imprese che sono molto coinvolte per ragioni di business e c’è l’intero territorio che può trarne benefici. Abbiamo la fortuna di avere un aeroporto come quello di Orio al Serio che potrà arrivare a 7 milioni di passeggeri in un anno. Considerata la sua rilevanza, stiamo puntando molto sul progetto del collegamento ferroviario tra Orio al Serio alla stazione di Bergamo e quindi al centro cittadino. Questa è un’opera fondamentale, costosa ma che si giutificherebbe non solo in funzione Expo 2015 ma anche in funzione dello sviluppo dei collegamenti tra Orio e Bergamo anche in situazioni del tutto normali.

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