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Italia chiama Usa. Un ponte verso Silicon Valley

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Innovazione e tecnologie, quattro grandi aziende italiane dialogano con il più grande polo hi-tech degli Stati Uniti per realizzare nuovi progetti e opportunità di business. Le loro esperienze nello speciale di B&G


Speciale Silicon Valley – Parte prima

Unire capitali americani con la creatività e l’innovazione “Made in Italy” e creare un contatto permanente tra la realtà di Silicon Valley, cuore dell’hi-tech mondiale, e le tante eccellenze presenti nel nostro Paese. Un duplice obiettivo ambizioso e un’opportunità da cogliere per chi vuole fare impresa nel segno dell’innovazione e della tecnologia. Un obiettivo possibile grazie all’accordo (presentato nelle scorse settimane al Politecnico) stretto fra la Fondazione Politecnico di Milano, Acceleratore d’Impresa del Politecnico e la Mind the Bridge Foundation, un’iniziativa no profi t che si propone di promuovere una nuova imprenditorità italiana, favorendo la creazione di canali che possano agevolare la nascita e lo sviluppo di Innovazione tecnologica. Il nuovo ponte nato tra Italia e Silicon Valley permetterà a quattro aziende italiane di trasferirsi in California nel giro di un anno per poi essere ospitate nel “Plug & Play Tech Center” di Sunnyvale, la più brillante struttura privata di incubazione della Silicon Valley per usufruire delle infrastrutture e dei servizi di incubazione. Da una parte la fondazione Mind the Bridge fornirà servizi manageriali e di consulenza a valore aggiunto e dall’altra “Plug & Play Tech Center” fornirà le infrastrutture che saranno poi a carico dell’azienda. Un progetto che diventa  tecnologia non è al centro dei mercati internazionali – ha detto Giampio Bracchi, Presidente della Fondazione Politecnico di Milano – e soprattutto le piccole imprese hanno bisogno di un sostegno e di un aiuto per partire. L’Acceleratore d’Impresa è nato proprio con l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo dell’imprenditoria innovativa e per off rire alle start-up le infrastrutture e i servizi necessari alla loro crescita. Grazie alla collaborazione con Mind the Bridge è stato fatto un passo ulteriore nella direzione della Silicon Valley. Cervelli italiani e marketing americano, speriamo che siano questi gli ingredienti di una formula di successo per molti dei nostri ragazzi, che ancora credono nel sogno americano e nei valori legati al lavoro, alla determinazione e al coraggio”. Nel concreto, i quattro progetti potranno sfruttare venture capital americani, pur mantenendo il fattore dell’italianità dato da creatività e innovazione, come ha spiegato il numero uno di Mind the Bridge, Marco Marinucci: “L’obiettivo comune è quello di produrre delle eccellenze a livello internazionale e migliorare la percezione generale della qualità dell’hi-tech Made in Italy. I vincitori della Mind The Bridge business plan competition avranno la possibilità unica di presentare il proprio progetto alla comunità di investitori ed imprese della Silicon Valley competition e riceveranno mentoring da soci di 1GenerationNetwork”.

Una volta individuate le idee giuste e interessanti quindi, viene loro dato un aiuto per sbarcare nel mercato internazionale degli investitori, per poi accedere a partnership o investimenti. “Noi li affidiamo a mentori che in 4-5 mesi li aiutano a focalizzare l’idea imprenditoriale e a scrivere un business plan che possa avere maggiori possibilità di successo – spiega Marinucci -. Poi, ad aprile, li portiamo qui e li facciamo incontrare con investitori e società che studiano il piano e valutano su quali investire o stringere partnership”. Una delle prime aziende ad aprire in Silicon Valley, grazie a questo progetto, è Neptuny (fondata da Fabio Violante) che si occupa di ecotecnologie, sviluppa software e fornisce servizi specializzati volti al miglioramento dell’efficienza dei servizi informatici e alla riduzione dei costi.

La sede principale è a Milano, all’interno dell’Acceleratore d’Impresa del Politecnico di Milano. La società ha inoltre una sede a Londra e ha appena inaugurato una sede nella Silicon Valley. “Portiamo le aziende che hanno già sviluppato prototipi e sono già mature – spiega Giampio Bracchi -. La ricerca in Italia c’è, è necessario darle un valore economico aiutando chi ha un prototipo valido. Per fare questo gli spin off devono nascere dalle università e dai centri di ricerca. Ci sarebbe bisogno anche di contributi pubblici anche se devo dire che il venture capital italiano si sta riprendendo”. Nel frattempo si cerca di costruire e percorrere un ponte lungo migliaia di chilometri ma su cui, almeno questa è la speranza, si potranno vedere storie di successo, nuove aziende e idee innovative capaci di segnare il presente ma soprattutto il futuro della tecnologia, evitando “la fuga dei cervelli”.

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