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Economia/Imprese

I manager italiani sono divisi sul futuro

Manager divisi sul futuro

Lo scenario economico del 2012 risulta frammentato. Non tutti i dirigenti sono concordi sull’andamento della ripresa: per alcuni sarà lento ma costante per altri sarà negativo ma per tutti il mercato non sarà più quello di prima. È quanto è emerso dall’ultima indagine promossa dall’Osservatorio Ceccarelli, una finestra privilegiata sulla direzione d’impresa

“Ripresa economica? Forse ma non per tutti”. Chi credeva che già nel 2011 saremmo usciti dalla crisi finanziaria globale, e non erano pochi, è rimasto inevitabilmente deluso. Quando finirà è una domanda che negli ultimi anni si sono posti in molti e che progressivamente ha avuto risposte diverse. Basti pensare che solo un anno fa il 50 % dei manager italiani rispondeva in modo ottimista dichiarandosi convinto che entro l’anno l’economia mondiale si sarebbe ripresa, lentamente ma comunque ripresa. È chiaro a molti che questa previsione è risultata del tutto sbagliata.

L’Osservatorio promosso da Ceccarelli direzione d’impresa, società che da anni collabora con presidenti, amministratori delegati e top manager ha messo in luce che è vero che c’è stato qualche segnale positivo, ma solo marginalmente. Un punto di vista privilegiato sulla classe dirigente quello del Ceccarelli, su coloro che con fatica giorno dopo giorno guidano le nostre aziende e da cui emerge che solo qualche tempo fa, sulla base di alcuni fattori che facevano ben sperare, i manager credevano che la crisi sarebbe presto terminata. Ora la situazione è cambiata, l’ottimismo ha lasciato spazio ad un generale pessimismo. I dati raccolti nel corso dell’indagine registrano che per i manager c’è stata una leggera crescita, ma solo a partire da quest’anno, crescita che sempre secondo i dati continuerà per il 2012 ma su cui non tutti sono d’accordo. Parlando del futuro il management italiano risulta estremamente frammentato. Sono in pochi, per la precisione il 5% quelli che vedono in positivo l’andamento della ripresa in Italia.Entriamo ora nel dettaglio dei numeri. Rag-giungono quasi la maggioranza coloro che di-chiarano di chiudere il 2011 in modo, se pur lievemente, positivo.  Il 40% dei manager italiani lo scorso anno ha registrato un aumento del 10% dei ricavi mentre sono il 51% quelli che hanno visto migliorata la loro redditività. Scende sotto la metà, invece, il numero di coloro il cui flusso di cassa risulta migliorato. Nonostante questi risultati la maggioranza ritiene che se nel 2012 la crisi economica si arresterà la crescita sarà comunque minima o addirittura stabile.

In più arrivano dati preoccupanti per quanto riguarda gli investimenti. Più del 60% dei manager italiani dichiara infatti che questo fattore sarà quello a maggiore criticità per la sua azienda. Percentuali importanti che dimostrano come le aspettative per il futuro non siano ancora rosee. Un Paese che non investe è un Paese che difficilmente riuscirà a crescere. E gli investimenti non sono l’unica nota dolente per le nostre aziende, seguono il PIL e il clima si sfiducia delle imprese prima e delle famiglie poi. Quanto emerge in relazione all’occupazione poi più che preoccupante pare allarmante. Il lavoro è senza dubbio un elemento centrale nelle dinamiche di sviluppo di una nazione e in Italia come nel resto del mondo in periodi come questi è una delle prime voci di bilancio che viene tagliata. Le rilevazioni purtroppo confermano quanto appena affermato con il 46% dei manager che nel 2011 ha ridotto il personale in azienda.

Lo scenario non appare quindi positivo e nemmeno unitario ne nelle valutazioni della situazione ne tantomeno per quanto riguarda le possibili soluzioni. Il management nazionale è diviso anche sulle strade da percorrere per uscire dalla crisi economica. C’è chi vede nello sviluppo dei paesi emergenti l’unica possibilità per riprendersi. Cina, Giappone e Sudamerica sono solo alcuni dei paesi su cui le imprese dovrebbero puntare perché a maggiore crescita, sia dal punto di vista demografico che economico. Sono player importanti che comparsi da poco sulla scena economica mondiale si stanno imponendo in maniera sempre più significativa. Altri trovano nel “nuovo consumatore”, più sensibile all’ecosostenibilità la strada migliore. Le tematiche green negli ultimi anni sono diventate un argomento che interessa un numero di persone sempre maggiore ed è ragionevole pensare che più si andrà avanti più la protezione dell’ambiente diventerà un elemento alla base di qualsiasi operazione.

Un panorama quindi che si dimostra molto cambiato rispetto al 2007, in cui altri saranno i Paesi trainanti e altri i mercati in cui investire, un panorama cui i manager, italiani come stranieri, dovranno necessariamente adeguarsi.