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Per la banda larga serve un cambio di passo

Sfruttare appieno i nuovi mezzi tecnologici messi a disposizione è fondamentale per crescere nel mercato. In questo contesto la banda larga diventa di primaria importanza. Scopriamone i motivi e il modo migliore per gestirla 

La prima e sostanziale questione, la “madre di tutte le domande”, è se la banda larga serva veramente per lo sviluppo del paese. A livello internazionale, tutti i paesi stanno investendo nello sviluppo della banda larga. Non si tratta di scelte basate puramente su valutazioni di carattere politico o ideologico, esistono ormai molteplici studi che hanno valutato l’effetto della banda larga, e dell’ICT, sulla crescita dell’economia di un Paese. Quelli di Tranos e Gillespie, per esempio, hanno evidenziato l’esistenza di un Internet diamond costituito da Londra, Parigi, Francoforte e Amsterdam, quattro aree leader in Europa, che si caratterizzano non solo per lo sviluppo della banda larga, ma anche per la presenza degli snodi di interconnessione delle principali dorsali internazionali e intercontinentali, cioè i luoghi dove si allacciano tra loro le reti dei diversi operatori di telecomunicazione e le aziende e gli utenti, che risiedono in quel territorio, possono godere di accessi più veloci, economicamente convenienti.

Cosa si intende per banda larga?
Normalmente, per le connessioni wireline (doppino telefonico e fibra) con banda larga si intende una rete che offra un bit-rate di alcuni megabit al secondo. Le reti di nuova generazione (Next Generation Network) offrono invece bit-rate dell’ordine delle centinaia di megabit al secondo. Nel caso del mobile, i bit-rate sono in generale inferiori e comunque devono essere valutati tenendo conto delle caratteristiche della trasmissione via etere. In Italia, al momento esistono parti della popolazione e del territorio che non riescono ad avere neanche una connessione ADSL (banda larga su doppino telefonico) e hanno quindi un bit-rate di alcuni megabit al secondo in modalità asimmetrica (la trasmissione delle informazioni è più lenta della ricezione).

Serve tutta questa capacità trasmissiva?
Gli utenti tendono a utilizzare la rete tramite una molteplicità di applicazioni che nel loro complesso, più che individualmente, richiedono più banda. Capita sempre più spesso che l’utente invii un file multimediale (per esempio foto o un filmato), e al tempo stesso avvii una videochiamata con strumenti come Skype, magari per commentare con un collega un filmato che sta guardando in streaming. Nessuna di queste operazioni richiede di per se stessa una capacità di banda come quella offerta dalle NGN, ma ciò è invece vero per la combinazione di tali applicazioni. Anche nel caso di un utente domestico, è sempre più frequente il caso di più dispositivi (computer, smartphone o tablet) utilizzati da persone diverse per accedere in contemporanea alla rete. Inoltre, dl punto di vista business, la disponibilità di banda abilita lo sviluppo dell’offerta di nuovi servizi: come potrebbe un operatore offrire servizi di videopresenza in assenza di capacità di banda adeguata?

Viene prima la domanda o l’offerta?

Secondo molti, è inutile investire in reti (l’offerta) visto che mancano servizi in grado di utilizzarle pienamente e la domanda dell’utenza è comunque debole. È invece necessario stimolare la domanda così da giustificare gli investimenti in nuove reti e in nuova capacità trasmissiva. In realtà, le reti di telecomunicazione possono essere accostate agli aeroporti. Entrambe queste infrastrutture costituiscono elementi essenziali per le comunicazioni e il rapporto tra territori e nazioni. Entrambe richiedono forti investimenti. Entrambe sono necessarie perché la domanda si possa concretizzare. In mancanza o carenza di piste, slot e gate, come possono le compagnie aeree localizzarsi in uno specifico aeroporto? Ovviamente, deve esistere un domanda latente da far maturare in parallelo allo sviluppo delle infrastrutture, ma è indubbio che non è possibile rallentare investimenti chiave in attesa di uno sviluppo compiuto della domanda.

È possibile una competizione infrastrutturale tra operatori?
Un’infrastruttura di rete wireline, nella parte di accesso, ha costi nell’ordine delle decine di miliardi di euro. Nel caso di reti wireless, il costo è per ovvi motivi inferiore in quanto l’infrastruttura non deve fisicamente raggiungere il dispositivo dell’utente. Non è quindi un caso che nel corso degli anni ciascun operatore mobile abbia sviluppato la propria rete mentre, nella sostanza, esiste un’unica rete wireline (a parte la rete in fibra sviluppata da Fastweb). Con la diminuzione delle tariffe e l’incremento degli investimenti necessari per garantire le prestazioni richieste dall’utenza, anche nel campo delle reti mobili diviene sempre più difficile sostenere una competizione basata su una replica delle infrastrutture fisiche. Nella sostanza, sia nel wireline che nel wireless si prospetta una crescente condivisione delle infrastrutture di rete che può variare dalla condivisione di siti e manufatti civili, alla condivisione di infrastrutture passive, a quella di apparati attivi e alla conseguente definizione di servizi di virtualizzazione delle infrastrutture stesse. Come nel caso dell’energia elettrica, della rete gas, delle reti ferroviarie e autostradali. È quindi evidente che le infrastrutture di telecomunicazioni sono sempre più assimilabili a monopoli naturali (specialmente nel caso della rete wireline di accesso) e come tali necessitino di meccanismi e regole adeguate a garantire parità di accesso e concorrenza.

Quale ruolo per il pubblico?
Con la privatizzazione di quasi di tutti gli operatori telefonici storici, negli anni novanta il mondo delle telecomunicazioni è sostanzialmente uscito dalla sfera del controllo pubblico. Ma questo non significa che il pubblico non abbia un ruolo essenziale da giocare. In primo luogo, se è vero che le infrastrutture di rete sono monopoli naturali, è allora evidente che il pubblico ha il compito di definire regole e meccanismi di controllo che garantiscano lo sviluppo armonico della competizione e la tutela dei consumatori. In secondo luogo, qualora i privati non fossero in grado di garantire lo sviluppo delle nuove reti di telecomunicazione, allora il pubblico deve trovare meccanismi di intervento che, garantendo non discriminazione, piena apertura del mercato e competizione, promuovano e sostengano il loro sviluppo. Ciò può avvenire secondo diversi meccanismi come, ad esempio, la creazione di società a capitale pubblico o misto che realizzino le infrastrutture fisiche e le rendano disponibili in modo aperto e competitivo agli operatori telefonici.

Non conviene aspettare le tecnologie di nuova generazione?

Le tecnologie evolvono continuamente. Peraltro, tutte le evoluzioni tecnologiche hanno alcuni elementi di fondo in comune. Le dorsali richiedono la fibra. Le reti di accesso fisse in fibra sono future-proof e hanno costi operativi inferiori alle reti in rame, anche in presenza di ulteriori evoluzioni delle tecnologie di trasmissione sul doppino come VDSL (soluzione caratterizzata da consumi di corrente molto superiori a quanto richiesto dalle reti in fibra). Le reti mobili comunque richiedono che le antenne siano interconnesse alle dorsali con linee ad alta capacità. Quindi appare ragionevole prevedere uno sviluppo massiccio della fibra, sia per le connessioni fisse che a supporto delle reti wireless.

Non bastano le nuove reti mobili?
Le reti wireless (e in particolare quelle mobili) non possono sostituire le reti wireline (fibra e rame) o viceversa. In primo luogo, la capacità complessiva di trasporto di una rete wireline è molto superiore a quella delle reti wireless per oggettivi limiti della trasmissione in etere. In secondo luogo, la rete fissa non può sostituire la rete mobile per gli utenti in mobilità o nomadici. In terzo luogo, se è vero che una rete wireless può soddisfare anche i bisogni di alcune tipologie di utenti stanziali, è altrettanto vero che un vero sviluppo nell’accesso a Internet non può prescindere da una capillare diffusione di accessi fissi nelle abitazioni, nella scuole, negli uffici, fosse anche solo per abilitare l’uso di reti locali wireless WiFi.

Quali azioni mettere in campo a breve?

Indubbiamente, a breve termine è necessario garantire almeno una connessione in larga banda con una ADSL di qualità (o tecnologia equivalente) a tutte le imprese e famiglie. È necessario definire e promuovere una strategia convincente di sviluppo delle reti di nuova generazione, sia wireline che wireless. Ed è necessario promuovere l’utilizzo della rete e dei relativi servizi per sviluppare non solo le interazioni B2C (Business-to-Consumer), ma anche quelle B2B (Business-to-Business).

La banda larga è uno strumento vitale per lo sviluppo del paese. Per troppo tempo, il dibattito su questo tema si è bloccato, prima ancora che per carenze di risorse economiche, per una mancanza di visione e di convinzione. È ora il momento di imprimere un cambio di passo, se vogliamo veramente promuovere e rilanciare crescita e sviluppo socioeconomico. Lo sviluppo delle reti, e della società digitale che su di esse si fonda, è un passaggio ineludibile per permettere al nostro Paese di incamminarsi speditamente e senza incertezze sul percorso di modernizzazione già avviato dalle altre nazioni con le quali l’Italia si trova a competere.

di Alfonso Fuggetta, Amministratore Delegato di Cefriel – Centro di Innovazione Ict del Politecnico di Milano