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Economia/Imprese

Occupazione giovanile, demansionamento e automatismi.

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Quando si parla di rinnovamento del mercato del lavoro eliminando vincoli che frenano l’economia subito si pensa allo statuto dei lavoratori e all’art. 18 dimenticando così altre importanti aree di intervento. Una di queste è il divieto di demansionamento posto dall’art 2103 del codice civile, oggetto di accordo il 21 novembre scorso tra i Sindacati e Confindustria.

Si è stabilita la possibilità di demansionare con riduzione dello stipendio per evitare che si debba licenziare persone con qualifica superiore in esubero e contemporaneamente assumerne altre con qualifica inferiore, ma necessarie al processo produttivo. Basandosi su questo principio anche in aziende del terziario si stanno praticando sistemi che, evitando il licenziamento, consentono di ricondurre l’inquadramento alle attività effettivamente svolte, appiattendo la piramide aziendale e il numero dei livelli gerarchici non più utili nell’era di Internet.

Domandiamoci però (ormai è forse giunto il momento) se lo stesso inquadramento per mansioni abbia oggi un senso o sia un residuato storico non più utile. Il modello organizzativo sul quale si basa la produzione, spesso con una prevalenza di operatori della conoscenza sugli esecutivi, non corrisponde a quello disciplinato dall’art. 2103 del codice civile.

Questa norma era congeniale ad un contesto in cui l’operatore era mediamente caratterizzato da scarsa cultura, l’industria era in fase nascente e crescente, il periodo storico era quello nel quale l’Italia era la Cina di allora, la maggioranza dei lavoratori era agricola e in via di conversione verso il mondo industriale, e i modelli produttivi erano di tipo fordista in una situazione a domanda di mercato crescente.

Cosa c’entra con quello che abbiamo sotto gli occhi oggi? Le aziende stanno spazzando via gran parte dei livelli gerarchici, non parlano più di compiti o mansioni diligentemente svolte, ma di risultati attesi autonomamente svolti, l’automazione e le macchine a controllo numerico (nelle fabbriche) e l’informatica e internet (negli uffici) hanno rivoluzionato il lavoro spostando l’attenzione dall’esecuzione al problema. Tutto ciò in un contesto in cui la prevalenza dei servizi è conclamata e rappresenta quasi i due terzi dell’economia italiana mentre gli uffici del personale e gli studi di ricerca del personale pongono la flessibilità al centro delle caratteristiche richieste ai candidati: l’obbedienza è soppiantata da proattività e capacità di lavorare in team.

Domandiamoci ora cosa ci sta a fare il concetto di mansione, con le sue rigidità invalicabili, i distinguo e i limiti di “questo non compete a me”. Ben venga quindi l’accordo che inizia concretamente ad adeguare la prassi produttiva con le regole che la disciplinano.
È però solo un primo passo verso un lungo cammino.

Testo di Angelo Pasquarella di Projectland