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Economia/Imprese

L’altra formazione

Convegno altra formazione
Anche quest’anno, il terzo, vi invitiamo al convegno “L’Altra Formazione”, giovedì 3 ottobre dalle 9,30 alle  17,30 presso l’Hotel Michelangelo (via Scarlatti 33, Milano), per riflettere insieme su come il mondo della formazione stia passando dall’attenzione agli obiettivi didattici, troppo spesso identificati con il gradimento dei partecipanti, ad un ruolo da protagonista nel raggiungimento degli obiettivi strategici dell’impresa.
 

Ecco quindi che le competenze e le tecniche delle strutture formative si adeguano per essere all’altezza del compito.
I vari contributi del convegno prenderanno spunto dalle tecniche di governo delle competenze, dall’impatto dello spostamento dell’età di pensionamento, dalle conseguenze sulle nuove assunzioni, dai metodi di valutazione e motivazione dei dipendenti e dai problemi di riconversione e riqualificazione.
Come però, le funzioni di sviluppo e formazione interne alle imprese possono analizzare nel dettaglio i bisogni formativi strategici? Come far crescere e guidare i giovani colleghi nel loro percorso professionale? Come gestire e rimotivare i colleghi senior? Come gestire la mobilità orizzontale, oggi sempre più necessaria?
 
La giornata di studio si apre con riflessioni sull’importanza della formazione del contesto europeo. Qual è la sensibilità dell’Europa rispetto ai problemi della formazione nell’odierno mondo del lavoro? (Dott. Fabrizio Spada).
Procederemo mettendo in evidenza un caso particolare e molto interessante, quello francese. Da decenni la Francia mostra un’attenzione costante ai problemi dell’occupazione, attraverso l’indagine conoscitiva, il monitoraggio delle risorse e la formazione. Un esempio è la prassi del bilancio delle competenze e del conseguente portafoglio formativo (Prof.ssa Valérie Cohen-Scali).
 
Come si sta muovendo il contesto italiano? La ricerca psico-sociale può essere di aiuto in problemi specifici, ad esempio nel caso degli over 55? Come individuare quali siano i percorsi formativi più adeguati per sostenere la motivazione, creare i presupposti per un naturale passaggio di conoscenze e di competenze con i colleghi più giovani? Come, allo stesso tempo, favorire l’“in-placement” anziché l’“out-placement”? (Prof. Piergiorgio Argentero).
 
Inoltre la corretta analisi del fabbisogno formativo è inutile se non si traduce in prassi: riconvertire, riqualificare, intervenire sulle singole posizioni significa perseguire precisi risultati attesi di tipo aziendale. La formazione o diviene un concreto supporto ai progetti di riconversione, o rappresenta solo uno stimolo di crescita culturale, utile sempre, ma non strategico per il business. Vedremo insieme un’esperienza aziendale (Dott. Michele Mannella).
 
Ed è arrivato il momento di riflettere sulle tecniche e sugli strumenti, per capire come possono essere utilizzati e quali risultati concreti consentano di raggiungere. Perché sviluppare le soft skill perseguendo contestualmente obiettivi aziendali specifici? E come è possibile? (Dott. Paolo Cervari, Dott. Stefano Greco e Dott. Massimo Sperlecchi).
 
Portando alle estreme conseguenze il nostro discorso occorrerà accettare l’idea che l’intervento formativo, che coinvolge la persona nel suo insieme, si spinge oltre i confini del solo impegno professionale. La strada è quella di un coinvolgimento personale che vede in ogni dipendente un partner dell’impresa e che porta al suo interno ogni positiva spinta emotiva. L’azienda è il campo nel quale le persone si possono realizzare completamente molti aspetti: la gioia della sfida e dell’impegno. Il giullare aziendale è importante quanto e più di un capo compassato (Dott. Gianni Ferrario).