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Saper cogliere l’innovazione anche quando si è percepiti come tradizione

legno lamellare
Imparare dal legno: saper cogliere l’innovazione anche quando si è percepiti come tradizione
Legno sinonimo di innovazione. Ne è convinto Giulio Ceppi, architetto e direttore del Master in Business Design di Domus Academy che in questa intervista racconta la crescita che sta vivendo il legno lamellare.
In cosa consiste la novità principale introdotta dal legno lamellare nell’industria delle costruzioni? Perché tale successo da un materiale di lunga tradizione?
Il legno lamellare è un modo nuovo di usare un materiale antico quanto la storia abitativa dell’uomo, ma che sta trovando come materiale ed elemento strutturale sempre più spazio e credito nel settore costruttivo offrendo possibilità alternative e concorrenziali, soprattutto nel settore di strutture a grandi luci e dimensioni (le dimensioni sono solo condizionate dai limiti imposti dal trasporto) e in quello della ristrutturazione (si fa presente che la maggior parte delle costruzioni nei centri storici ha l’orditura dei solai e dei tetti realizzata in legno). Ulteriori vantaggi derivano dalla prefabbricazione che consente di ottenere un materiale con caratteristiche di omogeneità ed uniformità di resistenza superiore alla corrispondente essenza legnosa, nonché un migliore sfruttamento della materia prima con minore scarto di materiale: quindi vantaggi evidenti in termini di sostenibilità e di filiera.
Quali sono le imprese di riferiemento sul mercato? Vi sono dei leader di settore?
Non è un caso se l’industria italiana del lamellare parte da regioni quali il Trentino, da dove à mossa anche la motivazione ecologica della bioarchitettura legata al così detto “impatto ambientale”, in un’onda unitaria produttiva che hai poi coinvolto tutta l’Italia, fino al profondo Sud. Tra i leader storici di settore citiamo la bolzanina Holzbau, con ordini acquisiti che negli ultimi anni sono passati da 40 milioni di euro a 65 milioni di euro. Le analisi di mercato ci hanno indicato un aumento dell’utilizzo di travi in legno lamellare del 250% dal 2000 al 2005, il raddoppio al 2010, per un totale oggi di oltre 100 milioni. Holzbau fa parte del Gruppo Rubner, leader in Italia e nei primi posti nel mondo per la produzione e realizzazione di tutti quei prodotti legati alla filiera del legno (segati, travature e pannelli, le porte, le case in legno… con più di 10.000 case costruite in quaranta anni di attività): sono ben 52 le società partecipate dal Gruppo Rubner con circa 1.300 collaboratori e un fatturato consolidato di oltre 370 milioni di Euro con una crescita di oltre il 70% negli ultimi 10 anni.
Ci può citare qualche realizzazione esemplare del legno lamellare?
Non è un caso se anche una società come Autogrill, nel momento in cui si è voluto realizzare un nuovo modello esemplare di area di servizio di ristoro autostradale, abbia scelto il lamellare come materiale strutturale: a Villoresi Est, progettato da TotalTool sulla Milano Laghi sono stati impiegate 1385 travi prefabbricate (di cui la più lunga di 22 metri) per 550 mc complessivi di materiale ligneo, prodotti ed assemblati in meno di 6 mesi di lavoro, risparmiando non solo tempo e denaro, ma soprattutto anche 500 mila kg di Co”, ripristinabili con la piantumazione di 1000 alberi. Un impatto ambientale di 10 volte minore del calcestruzzo e di circa 30 volte dell’equivalente in acciaio: un segnale forte ed evidente, che fa capire quanto il legno sappia reinterpretare valori oggi di primaria importanza per la certificazione energetica e ambientale
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Quali sono gli scenari di sviluppi di questa tecnologia in Italia? Quali le principali inerzie?
Ricordiamoci innanzitutto che in Italia la storia del costruire dal dopoguerra è legata al cemento (in calo tendenziale del 20% su base annua oramai da oltre un triennio) e all’acciaio e che sono ancora moltissimi i progettisti (e le imprese) che non vogliono cambiare le loro abitudini consolidate. Il legno lamellare sta diventando una nuova possibilità offerta a progettisti, ingegneri e architetti, per cimentarsi nell’utilizzare un nuovo materiale: il pregiudizio e l’ignoranza sono come sempre i primi nemici dell’innovazione, sul piano culturale prima ancora che tecnico. Le qualità estetiche, fisiche e meccaniche del legno lamellare vengono sempre più apprezzate anche dagli utenti finali, tanto più che abitazioni, chiese e impianti sportivi hanno permesso una discreta diffusione del legno lamellare in ambiti prima impensabili.
Ci sembra di capire che la trasversalità e la ricerca di nuove applicazioni siano state una chiave vincente per questa tecnologia: ha qualche altro caso notevole da citare a modello?
Il caso lombardo di Interholz (a sua volta parte del Gruppo Terra Moretti che sempre in legno fa barche a vele a marchio Maxi Dolphin e cantine quali Bellavista e Contadi Castaldi) mostra come oltre al sempre maggiore numero di centri commerciali, il vero obiettivo sia quello di trasformare i capannoni industriali e tutta l’edilizia legata al terziario in qualche cosa di non solo architettonicamente più attraente, ma disponibile ad un facile cambio di destinazione d’uso, fruibile da diverse attività, aggiungendo indubbi vantaggi nei confronti di consumo energetico, sisma, fuoco e carichi gravanti sulle fondazioni.
Il futuro prossimo ci vuole spingere ancora più in là permettendoci di costruire interi edifici completamente in legno, ecocompatibili, performanti, flessibili a diversi stili abitativi, adattabili a diversi climi, come il progetto MORE di TerraMoretti dimostra concretamente nel settore residenziale. Abbiamo appena lanciato la casa Trilobite, che utilizza un inico modulo in legno per la realizzazione di tutti i setti verticali dell’abitazione, con grande ottimizzazione di costi e tempi, ed offrendo notevole flessibilità distributiva e tipologica.
Quali sono le sfide future del lamellare? Esiste uno scanrio di internazionalizzazione di tale tecnologia?
La sfida futura è certamente andare oltre, bel oltre Svizzera, Austria e Germania, allargandosi a tutti quei paesi limitrofi all’Italia e che si affacciano sul mar Mediterraneo, ma ovviamente con un occhio attento ai BRICS, con l’obbiettivo di trasferire e adattare tutto quello che di buono abbiamo fatto in Italia anche all’estero. Questa è la lezione che viene dal vecchio legno, che ha saputo credere in nuovi scenari produttivi e tecnologici, cogliere la portata ecologica, espandere il valore di filiera e fare cultura non solo sul piano tecnico.

Legno sinonimo di innovazione. Ne è convinto Giulio Ceppi, architetto e direttore del Master in Business Design di Domus Academy che in questa intervista racconta la crescita che sta vivendo il legno lamellare.

Il mercato delle costruzioni sembra in profonda crisi in Italia. Che spazi vede all’orizzonte? Vi sono almeno nicchie felici su cui poter investire?

Per certo non è un momento d’oro per il settore delle costruzioni in Italia, ma questo non toglie che vi siano degli spazi di manovra e di ricerca interessanti, sempre che si sappia vedere oltre. Secondo il rapporto ANCE gli investimenti in costruzioni sono diminuiti del 30% tra il 2008 ed il 2013 e, se si esclude la riqualificazione dello stock abitativo, unico comparto che ha registrato aumenti dei livelli produttivi, la perdita raggiunge il 43,6%.La profonda crisi delle costruzioni è evidenziata dagli indicatori settoriali, ma il caso dell’industria del legno lamellare ci offre conforto in tal senso, in chiara controtendenza. Per legno lamellare si intende un materiale da costruzione prefabbricato, la cui materia prima è il legno tagliato in assi (lamelle) di limitata larghezza e lunghezza, sovrapposte e legate tra loro mediante collanti ad alta resistenza, in modo da dare origine a elementi di forma e dimensione prestabilita.

In cosa consiste la novità principale introdotta dal legno lamellare nell’industria delle costruzioni? Perché tale successo da un materiale di lunga tradizione?

Il legno lamellare è un modo nuovo di usare un materiale antico quanto la storia abitativa dell’uomo, ma che sta trovando come materiale ed elemento strutturale sempre più spazio e credito nel settore costruttivo offrendo possibilità alternative e concorrenziali, soprattutto nel settore di strutture a grandi luci e dimensioni (le dimensioni sono solo condizionate dai limiti imposti dal trasporto) e in quello della ristrutturazione (si fa presente che la maggior parte delle costruzioni nei centri storici ha l’orditura dei solai e dei tetti realizzata in legno). Ulteriori vantaggi derivano dalla prefabbricazione che consente di ottenere un materiale con caratteristiche di omogeneità ed uniformità di resistenza superiore alla corrispondente essenza legnosa, nonché un migliore sfruttamento della materia prima con minore scarto di materiale: quindi vantaggi evidenti in termini di sostenibilità e di filiera. Il legno lamellare è un modo nuovo di usare un materiale antico quanto la storia abitativa dell’uomo, ma che sta trovando come materiale ed elemento strutturale sempre più spazio e credito nel settore costruttivo offrendo possibilità alternative e concorrenziali, soprattutto nel settore di strutture a grandi luci e dimensioni (le dimensioni sono solo condizionate dai limiti imposti dal trasporto) e in quello della ristrutturazione (si fa presente che la maggior parte delle costruzioni nei centri storici ha l’orditura dei solai e dei tetti realizzata in legno). Ulteriori vantaggi derivano dalla prefabbricazione che consente di ottenere un materiale con caratteristiche di omogeneità ed uniformità di resistenza superiore alla corrispondente essenza legnosa, nonché un migliore sfruttamento della materia prima con minore scarto di materiale: quindi vantaggi evidenti in termini di sostenibilità e di filiera.

Quali sono le imprese di riferiemento sul mercato? Vi sono dei leader di settore?

Non è un caso se l’industria italiana del lamellare parte da regioni quali il Trentino, da dove à mossa anche la motivazione ecologica della bioarchitettura legata al così detto “impatto ambientale”, in un’onda unitaria produttiva che hai poi coinvolto tutta l’Italia, fino al profondo Sud. Tra i leader storici di settore citiamo la bolzanina Holzbau, con ordini acquisiti che negli ultimi anni sono passati da 40 milioni di euro a 65 milioni di euro. Le analisi di mercato ci hanno indicato un aumento dell’utilizzo di traviin legno lamellare del 250% dal 2000 al 2005, il raddoppio al 2010, per un totale oggi di oltre 100 milioni. Holzbau fa parte del Gruppo Rubner, leader in Italia e nei primi posti nel mondo per la produzione e realizzazione di tutti quei prodotti legati alla filiera del legno (segati, travature e pannelli, le porte, le case in legno… con più di 10.000 case costruite in quaranta anni di attività): sono ben 52 le società partecipate dal Gruppo Rubner con circa 1.300 collaboratori e un fatturato consolidato di oltre 370 milioni di Euro con una crescita di oltre il 70% negli ultimi 10 anni.

Ci può citare qualche realizzazione esemplare del legno lamellare?

Non è un caso se anche una società come Autogrill, nel momento in cui si è voluto realizzare un nuovo modello esemplare di area di servizio di ristoro autostradale, abbia scelto il lamellare come materiale strutturale: a Villoresi Est, progettato da TotalTool sulla Milano Laghi sono stati impiegate 1385 travi prefabbricate (di cui la più lunga di 22 metri) per 550 mc complessivi di materiale ligneo, prodotti ed assemblati in meno di 6 mesi di lavoro, risparmiando non solo tempo e denaro, ma soprattutto anche 500 mila kg di Co”, ripristinabili con la piantumazione di 1000 alberi. Un impatto ambientale di 10 volte minore del calcestruzzo e di circa 30 volte dell’equivalente in acciaio: un segnale forte ed evidente, che fa capire quanto il legno sappia reinterpretare valori oggi di primaria importanza per la certificazione energetica e ambientale.

Quali sono gli scenari di sviluppi di questa tecnologia in Italia? Quali le principali inerzie?
Ricordiamoci innanzitutto che in Italia la storia del costruire dal dopoguerra è legata al cemento (in calo tendenziale del 20% su base annua oramai da oltre un triennio) e all’acciaio e che sono ancora moltissimi i progettisti (e le imprese) che non vogliono cambiare le loro abitudini consolidate. Il legno lamellare sta diventando una nuova possibilità offerta a progettisti, ingegneri e architetti, per cimentarsi nell’utilizzare un nuovo materiale: il pregiudizio e l’ignoranza sono come sempre i primi nemici dell’innovazione, sul piano culturale prima ancora che tecnico. Le qualità estetiche, fisiche e meccaniche del legno lamellare vengono sempre più apprezzate anche dagli utenti finali, tanto più che abitazioni, chiese e impianti sportivi hanno permesso una discreta diffusione del legno lamellare in ambiti prima impensabili.

Ci sembra di capire che la trasversalità e la ricerca di nuove applicazioni siano state una chiave vincente per questa tecnologia: ha qualche altro caso notevole da citare a modello?
Il caso lombardo di Interholz (a sua volta parte del Gruppo Terra Moretti che sempre in legno fa barche a vele a marchio Maxi Dolphin e cantine quali Bellavista e Contadi Castaldi) mostra come oltre al sempre maggiore numero di centri commerciali, il vero obiettivo sia quello di trasformare i capannoni industriali e tutta l’edilizia legata al terziario in qualche cosa di non solo architettonicamente più attraente, ma disponibile ad un facile cambio di destinazione d’uso, fruibile da diverse attività, aggiungendo indubbi vantaggi nei confronti di consumo energetico, sisma, fuoco e carichi gravanti sulle fondazioni.
Il futuro prossimo ci vuole spingere ancora più in là permettendoci di costruire interi edifici completamente in legno, ecocompatibili, performanti, flessibili a diversi stili abitativi, adattabili a diversi climi, come il progetto MORE di TerraMoretti dimostra concretamente nel settore residenziale. Abbiamo appena lanciato la casa Trilobite, che utilizza un inico modulo in legno per la realizzazione di tutti i setti verticali dell’abitazione, con grande ottimizzazione di costi e tempi, ed offrendo notevole flessibilità distributiva e tipologica.

Quali sono le sfide future del lamellare? Esiste uno scanrio di internazionalizzazione di tale tecnologia?
La sfida futura è certamente andare oltre, bel oltre Svizzera, Austria e Germania, allargandosi a tutti quei paesi limitrofi all’Italia e che si affacciano sul mar Mediterraneo, ma ovviamente con un occhio attento ai BRICS, con l’obbiettivo di trasferire e adattare tutto quello che di buono abbiamo fatto in Italia anche all’estero. Questa è la lezione che viene dal vecchio legno, che ha saputo credere in nuovi scenari produttivi e tecnologici, cogliere la portata ecologica, espandere il valore di filiera e fare cultura non solo sul piano tecnico.