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I brevetti italiani

Si legge e si scrive di brevetti su molti giornali, anche in una recuperata attenzione al patrimonio intellettuale dell’Italia o delle aziende, nella comune volontà di tornare a crescere ed essere competitivi.

Il rischio però, ne sono consapevole, è che il discorso si faccia troppo specialistico e quindi noioso, che investa i vantaggi economici o fiscali o che si disperda sulle possibili nostre arretratezze, in relazione ad altri paesi.

Che l’Italia abbia un patrimonio di intelligenze acute e di idee è fuori dubbio, da tutti riconosciuto.

Ma che cosa è un brevetto in realtà? E’ la tutela che si offre al guizzo della mente di una sola persona, all’idea che si mostra all’improvviso, alla luce che si accende dopo lunghe ricerche, dopo lavori di ricerca, di gruppo, dopo investimenti in persone, in laboratori.

E’ patrimonio intellettuale, in cui credere e da difendere.

L’idea da sola non basta, deve assumere una forma complessa secondo i canoni indicati dagli uffici brevettuali nazionali ed internazionali, prendere in considerazione lo stato dell’arte, diventare realizzabile.

Alla fine di un iter abbastanza complesso, superate le sempre possibili opposizioni, il brevetto appartiene all’azienda o alla persona che lo ha depositato e sarà valido in tutti i paesi in cui si è chiesta l’estensione.

Questo non esclude che venga copiato e occorrerà difendersi con forza in via giudiziale dimostrando le proprie ragioni.

Gli avvocati di valore dopo avere studiato sanno se e fino a che punto possono difendere il brevetto, se occorre trovare un accordo in via stragiudiziale con il concorrente, sono in grado di individuare in collaborazione con il cliente la sempre possibile “fuga” di un idea che ha magari violato un patto di riservatezza.

L’esperienza dimostra che aziende di paesi insospettabili, con un grande patrimonio brevettuale sono capaci di ricerche accurate volte a carpire un’ idea dopo l’iniziale deposito di un brevetto da parte di un concorrente e la sua successiva pubblicazione, ma prima del suo ottenimento.

Propongono variazioni, che uno studioso sa svelare, se in realtà sono solo imitazioni.

Nessuna paura: è un aspetto della concorrenza da cui ci si può difendere.

Occorre superare la diffusa sfiducia sulla lunghezza dell’iter processuale, con discorsi che molto spesso non corrispondono al vero.

Ci sono sezioni specializzate che in tempi brevi garantiscono l’emergere della verità dei fatti.

Capita di sentire la frase “ non brevetto, perché tanto copiano e non mi posso difendere”: in questo modo non cresce l’impresa italiana nel mondo, soprattutto quella portatrice di grandi intuizioni che spesso corrisponde alla piccola o media impresa.

Le imprese stanno muovendosi tutte verso l’internazionalizzazione ed i risultati saranno importantissimi, ancora più importanti se ogni impresa avrà difeso il proprio patrimonio intellettuale con costi che sono comunque scaricabili.

C. Gandini