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Gambling: Il nuovo governo vieterà ogni forma di pubblicità?

Il nuovo governo Cinque Stelle-Lega Nord che sta per nascere nel suo «contratto per il governo del cambiamento» ha inserito anche una parte relativa al gioco d’azzardo. Ci sarà divieto assoluto di pubblicità, trasparenza per le società del settore, migliore regolamentazione per le autorizzazioni per le slot machine solo in luoghi definiti con limitazione di orari e luoghi. Verrà aumento anche il distanziometro da scuole e centri di aggregazione giovanile.  La questione più spinosa è senza dubbio quello sulla pubblicità. Vediamo di capire bene quali saranno le reali misure prese a riguardo.

Questione pubblicitaria

Da quanto letto sopra, sembra che il nuovo governo abbia intenzione di abolire del tutto la pubblicità inerente al gambling. Sono anni che questa tematica fa capolino tra i palazzi del potere senza trovare soluzione.  Vietare la pubblicità sul gioco d’azzardo avrebbe due cause devastanti: affossare quella che è attualmente la terza industria dello Stato e favorire il proliferare del gioco illegale.

In realtà, si dovrebbe andare a colpire su un altro tasto più specifico: quello dei contenuti pubblicitari. Della questione si è già occupato lo IAP (Istituto Autodisciplina pubblicitaria) che ha varato l’articolo 28 Ter denominato “Linee di indirizzo per la comunicazione commerciale dei giochi con vincita in denaro”. Lo scopo di tale articolo era rafforzare la disciplina esistente in tema di pubblicità dei giochi con vincita in denaro. Secondo tali linee di indirizzo non tutta la pubblicità è da vietare, ma solo quella che non rispetta alcuni canoni. Per chi si chiedesse quali sono, va detto che a stabilirlo, sono, oltre allo IAP,ADM (Agenzie delle Dogane e dei monopoli) e AGCOM (Agenzie delle Comunicazioni). Queste tre istituzioni analizzano in modo preventivo gli spot e danno il «pass» per la messa in onda.

Secondo dati IAP, lo scorso anno sono stati 66 i messaggi passati per il vaglio preventivo del Comitato di controllo, il 16,4% in meno rispetto ai 79 messaggi del 2016. Sempre nel 2017 sono state eseguite 11 archiviazioni a seguito di istruttoria: 9 considerate non in contrasto con le norme del Codice e 2 a seguito della modifica del messaggio da parte dell’inserzionista, su richiesta del Comitato di Controllo.

La norma attuale

Attualmente la questione pubblicitaria legata al gioco d’azzardo è regolata dal decreto dell’8 agosto 2017 abbia vietato gli spot relativi al gambling sulle tv generaliste nella fascia che va dalle 7 alle 22.
Le pubblicità, infatti, proseguono senza alcun tipo di problema su televisioni private regionali, pay tv, canali tematici, radio, giornali e internet.

La normativa non è riuscita a porre un freno ad un fenomeno sempre più diffuso. Nel 2016, gli operatori del settore hanno speso 71,6 milioni di euro in pubblicità, con un incremento del 40% rispetto al 2015. Gli sforzi sono stati concentrati maggiormente sulle scommesse sportive con un investimento di 34,2 milioni di euro. Questi dati sono fondamentali per comprendere come sia la pubblicità a trascinare sempre più in alto il settore del gambling. Ciò che colpisce di questi spot è la loro capacità aggregante. Il loro scopo è quello di far sentire il giocatore all’interno di una comunità in cui poter vivere l’esperienza del gambling in ogni sua forma. È proprio l’accezione positiva che colpisce l’individuo, spingendolo ad entrare nella suddetta comunità. Il resto lo fanno i bonus e la moltitudine di offerte di giochi proposti. Proprio i bonus sono materia di dibattito in ambit
o pubblicitario. Secondo lo IAP, molte pubblicità che trattano questa tematica non sono chiare sulle modalità con cui questi vanno ottenuti, finendo per rivelarsi una trappola per il giocatore. Per questo motivo è stato stretto un giro di vite a riguardo. È stato affermato, infatti che le pubblicità che riguardano questo tipo di promozione devono esplicitare in maniera chiara le modalità e le condizioni di fruizione. Inoltre, gli spot televisivi non devono associare l’attività ludica a forti emozioni o mostrare situazioni di gioco incontrollato.

Come si vede la questione rimane spinosa. Vietare la pubblicità in toto non sembra, però, la risposta giusta ad un problema molto più grande.