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Economia/Imprese

Italia senza Mondiali: quanto ci costa

La clamorosa eliminazione non è solo un danno sportivo

L’Italia non prenderà parte ai prossimi Campionati del Mondo che si terranno in Russia, tra circa un mese e mezzo. Un ritornello che ci balena in testa di tanto in tanto, svegliandoci di notte presi da un incubo che, purtroppo, è tristissima realtà. Perché quella sera tremenda di San Siro contro la Svezia ancora non ci è passata, non abbiamo forse realizzato l’assenza della nostra Nazionale dall’evento sportivo più importante, seguito ed amato al mondo.

Se arrivare secondi dietro la Spagna era messo in conto, al momento dei sorteggi dei vari gruppi, altrettanto lecito era attendersi il superamento dei playoff a cospetto di una Svezia priva del giocatore migliore di tutti i tempi del Paese, Zlatan Ibrahimovic. È bastato un mezzo autogol all’andata per uscire, incapaci di segnare una rete agli scandinavi che, dopo Euro 2004 e la zampata dello svedese dei LA antecedente al biscottone con la Danimarca, tornano ad essere un vero incubo.

Un accurato studio comparativo bwin sulla Nazionale ricorda come siano passati esattamente 60 anni dall’ultima nefasta occasione in cui abbiamo mancato la qualificazione alla kermesse iridata. Era una Nazionale senza Ct, guidata dalla Federazione ed ancora ferita dal dopoguerra e soprattutto dalla strage di Superga, che ridusse in polvere il Grande Torino di Valentino Mazzola. Era un gruppo di appena tre squadre, Portogallo e Irlanda del Nord: avremmo mancano l’accesso ai Mondiali vinti da un giovanissimo Pelè, guarda caso, nella finale contro la Svezia dei Grenoli.

Il danno economico che deriva dalla mancata partecipazione agli imminenti Mondiali in terra russa è enorme, ma proviamo comunque a fare due conti in tasca alla povera FIGC. Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente degli investitori pubblicitari dell’Upa, ha calcolato una percentuale compresa fra l’1 e l’1,5% la perdita economica che deriverà in termini pubblicitari.

Anche il brand Italia esce con le ossa rotte dall’eliminazione e non qualificazione all’evento, introiti persi per circa 43 milioni fra sponsor e diritti tv, rispetto ad un fatturato totale di 174 milioni di euro. Per non parlare dei danni che deriveranno dal consistente e prevedibile, oltre che giustificato, calo degli ascolti e spettatori. La media nel corso dell’ultimo Mondiale in Brasile è stata di 12 milioni per ciascuna partita degli azzurri, purtroppo solo tre. Una media che ovviamente si abbasserà sino a dimezzarsi, se non oltre, per gli altri match che trasmetterà in esclusiva Mediaset, per la prima volta nella sua storia.

Ultimo aspetto, ma non per importanza, l’immagine e i futuri contratti di merchandising da stipulare. La non qualificazione impatta gravemente sul nome Italia, anche calcisticamente parlando. Il Qatar è lontanissimo ma soprattutto, mancano giocatori di copertina in grado di rialzare il buon nome del Made in Italy. Anche per questo si sta disperatamente vagliando la strada di un nuovo Ct dall’appeal e palmares di primissimo livello e il nome indicato risponde perfettamente all’identikit descritto: quello dell’ex Milan e Real Madrid, Carlo Ancelotti, sempre più vicino alla chiusura ufficiale.

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