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I politici conoscono l’inglese?

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In occasione delle elezioni europee che si terranno il prossimo 26 maggio per decidere chi rappresenterà i paesi dell’Ue all’interno dell’Europarlamento di Bruxelles, Babbel, la app leader per imparare le lingue online, ha condotto un sondaggio per svelare che percezione hanno gli italiani della conoscenza dell’inglese dei politici del nostro Paese.

Dal sondaggio, che ha coinvolto oltre 1.700 persone, è emerso che per quasi la totalità degli intervistati i politici italiani non hanno un buon livello d’inglese. Ben il 73%, infatti, afferma che il loro livello sia scarso, mentre per il 22% dovrebbero fare almeno qualche progresso. Solo il 4% sostiene che la loro padronanza della lingua sia adeguata.

Per il 54% degli intervistati l’esponente politico con la migliore conoscenza dell’inglese è l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, percezione effettivamente corretta e probabilmente dovuta al fatto che per anni la deputata ha ricoperto l’incarico di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite, rilasciando numerose interviste in inglese. Al secondo posto si trova invece Virginia Raggi con il 24%, sebbene il sindaco di Roma abbia sfoggiato in più di un’occasione un buon livello d’inglese, dimostrando di possedere un vocabolario ampio e una buona pronuncia. Al penultimo e ultimo posto si collocano il Ministro del lavoro Luigi di Maio e il Ministro dell’interno Matteo Salvini, rispettivamente con il 12% e 10%. In entrambi i casi la percezione che i due Ministri non conoscano l’inglese dipende dalla loro propensione – tranne rare eccezioni – a fare discorsi e rilasciare interviste esclusivamente in italiano, anche in contesti internazionali.

La conoscenza limitata dell’inglese è percepita come una lacuna grave dagli italiani, che considerano questa lingua un requisito indispensabile per esercitare il ruolo di Presidente del Consiglio o diventare un rappresentante di un partito politico (88%) e un elemento decisivo per intrattenere importanti rapporti diplomatici e commerciali con altri Paesi (92%).

Anche la conoscenza di altre lingue straniere è considerata un plus essenziale: per il 62%, infatti, un esponente politico dovrebbe avere almeno una conoscenza di base delle principali lingue europee come francese, tedesco, spagnolo e portoghese, mentre solo per il 38% è sufficiente sapere l’inglese.