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Economia/Imprese

Rapporto banche e imprese: le aziende faticano

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Tassi in aumento, rincari e stretta del creditizia: le aziende faticano. Lo afferma Giuseppe Fontana, presidente di Confindustria Lombardia, in un’intervista rilasciata a B&G nell’ambito dell’inchiesta sul rapporto tra banche e imprese

Speciale Banche e ImpreseParte terza

“Le imprese saranno il motore dell’uscita dalla crisi. Investimenti, la spesa per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione saranno alla fine strategie premianti”. A dirlo è il presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Fontana, convinto della necessità da parte delle aziende di cogliere le occasioni che il mercato presenta.

Quali sono, ad oggi, gli effetti concreti della stretta sul credito alle imprese sull’economia lombarda?
L’effetto più evidente è stata la richiesta di maggiori garanzie da parte delle banche avvenuto attraverso l’aumento dei tassi d’interesse o il rincaro dei costi operativi e di commissione. Di conseguenza le imprese ora tendono a razionalizzare i costi di approvvigionamento e produzione, a comprimere i margini di profitto e a ridurre gli ordinativi ai propri fornitori. Le banche, a loro volta, non scontano più le fatture in ritardo, alzano gli spread e chiedono di rientrare dal debito allo scopo di ripatrimonializzarsi. Ma c’è di più: alle piccole imprese e a quelle dei comparti considerati più a rischio, come per esempio l’automotive, vengono ridotte o non più rinnovate le linee di credito.

Quali e quanti settori sono a rischio?
Per la prima volta negli ultimi anni ci troviamo ad affrontare una crisi di carattere intersettoriale. Il carattere sistemico di questa crisi è strettamente correlato alla sua matrice finanziaria. Dalle rilevazioni effettuate dalle nostre associazioni territoriali possiamo verificare un solo settore in controtendenza, vale a dire quello alimentare, strutturalmente meno soggetto al calo dei consumi.

Accesso al credito ridotto, domanda in diminuzione e mercati internazionali che rallentano. In questo scenario come riescono a sopravvivere le piccole e medie imprese?
Alla domanda su come un’impresa possa uscire dalla stretta e rilanciarsi, le risposte possono naturalmente essere tutte discutibili. Sicuramente un’impresa deve prima condurre un’analisi della propria situazione interna (patrimonio, organizzazione, etc.) ed esterna (business di riferimento, andamento del proprio mercato). Successivamente dovrebbe adeguare a questo quadro un appropriato sistema di gestione di cassa raffinando per esempio la gestione dei costi. Tuttavia un’impresa non può mai prescindere dalla ricerca di nuovi sbocchi di mercato: i paesi cosiddetti emergenti continuano a crescere, anche se meno di prima, e continuano ad offrire opportunità per investimenti strategici.

Gli imprenditori quali strumenti possono utilizzare nel concreto per restare a galla?
Fra gli elementi del contesto esterno su cui un’impresa può fare leva virtuosamente per uscire dalla crisi vanno sicuramente menzionate le politiche predisposte da Regione e Governo e il forte ruolo dei Confidi confindustriali come ammortizzatori della stretta creditizia.

Come si sta muovendo Confindustria Lombardia in questo contesto?
Confindustria Lombardia ha immediatamente sollecitato politiche regionali in grado di focalizzare selettivamente le risorse su un ventaglio di interventi decisamente mirato. In particolare abbiamo lavorato per fare inserire nel pacchetto anticrisi misure di sostegno agli investimenti produttivi, all’innovazione tecnologica e al rinnovo dei macchinari ma soprattutto misure di sostegno all’accesso al credito nella forma dell’abbattimento dei tassi d’interesse e del rafforzamento della garanzie rilasciate dai Confidi.

Seppure il periodo non sia dei migliori, in Lombardia ci sono comunque dei segnali positivi, realtà che riescono comunque a crescere? Come?
Paradossalmente ogni crisi è un’opportunità e le imprese saranno il motore dell’uscita dalla crisi. La business community lombarda è sempre attenta ad investire in progetti interessanti e sostenibili e ciò è provato dai numeri: l’impresa del nordovest sostiene la ricerca con un investimento pari al 73,1% della spesa complessiva contro una media nazionale, che include anche il contributo di università e pubblica amministrazione, del 47,8%. Le imprese saranno il motore dell’uscita dalla crisi: non tagliare gli investimenti, la spesa per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione saranno alla fine strategie premianti. Le imprese devono inoltre fare più rete incrementando le opportunità che il mercato in questa fase offre. Le dinamiche di filiera sono un patrimonio importante che va rafforzato e favorito soprattutto in fasi cui il sistema economico-produttivo non può permettersi di cedere ma anzi deve attutire l’impatto negativo della crisi.

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