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Marketing

Sport marketing la nuova sfida del mitico Gimondi

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Il campione di ciclismo si dedica a una nuova avventura: portare la propria esperienza al servizio del team Bianchi XT-Active organizzando eventi e iniziative per promuovere lo sport e il rispetto dell’ambiente a contatto con i più giovani

Ha portato la sua mentalità vincente e la sua voglia di fare dalle lunghe salite dei vari Giri d’Italia, Tour de France e Vuelta, all’organizzazione di eventi sempre legati al ciclismo, alla gestione di squadre con relative sponsorizzazioni, guidando giovani professionisti sulla strada del successo, nel segno dei sani valori e di uno sport “pulito”. Felice Gimondi, campione e corridore completo, uomo di grande tenacia e intelligenza tattica si guarda indietro e forte di quelle 135 vittorie conquistate in 14 anni di carriera (è uno dei cinque corridori ad aver vinto la tripla corona, cioè ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe: Tour, Giro e Vuelta) porta la sua esperienza nei team Bianchi e nella nuova avventura nel settore della mountain bike con la squadra Bianchi-TX Active® di Italcementi (prodotto ideato e brevettato da Italcementi che consente di abbattere gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera e di mantenere pulite le superfici degli edifici per i quali è utilizzato). Un binomio, quello tra le due aziende, trasferito nel settore sportivo per portare un valore aggiunto fatto di entusiasmo, rispetto per l’ambiente e le regole e correttezza.

Dopo una carriera ciclistica contraddistinta da successi, oggi è responsabile dell’attività agonistica della squadra Bianchi e si occupa delle sponsorizzazioni del marchio nel mondo del professionismo. Non solo, da un anno si trova a guidare una nuova squadra di mountain bike, la Bianchi-TxActive in collaborazione con Italcementi. Fatiche e soddisfazioni diverse…
Posso considerare il mio attuale lavoro come un investimento sociale perché mi trovo a gestire ragazzi giovani che mi piacerebbe far crescere ed educare in un certo modo, nel rispetto di certi valori e delle regole. La mountain bike, diversamente dalla bici da strada, ha uno spazio immenso di crescita in prospettiva futura per un motivo legato principalmente a un fattore psicologico perché permette di scaricare le tensioni di tutti i giorni. Non è un caso che molti imprenditori si stiano affacciando a questa pratica sportiva: regala un senso di libertà, basta avere la voglia di andare. Piano piano anche gli enti pubblici cominciano ad avvertire questa esigenza e lo dimostrano realizzando piste ciclabili.

Cosa significa mettersi dall’altra parte, nei panni di organizzatore di eventi quali la Granfondo Felice Gimondi?
Significa crearsi nuovi obiettivi. Una volta terminata la carriera come corridore non bisogna ritirarsi perché vorrebbe dire, almeno per quello che mi riguarda, morire psicologicamente. Si tratta solo di decidere cosa fare e adeguarsi alle nuove situazioni. Come sportivo si lavora in modo istintivo, almeno così succedeva ai miei tempi. Non eravamo strutturati come oggi, non esistevano le radioline che permettevano di avere un contatto diretto e continuo con l’ammiraglia durante una corsa. Oggi ci sono molte più regole e forse meno spazio per l’istinto. Sono stati anni bellissimi, anche quando mi sono trovato a seguire le strategie della Bianchi. Poi le cose, soprattutto dal punto di vista economico sono cambiate, abbiamo dovuto abbandonare la conduzione della squadra per fare prevalentemente attività di sponsorizzazione.

Come di differenziano questi due mondi, ciclismo e mountain bike?
La pratica su strada prevede certi livelli economici che sono ben lontani da quelli del fuoristrada, molto più bassi. Ma nonostante questo penso che il secondo coinvolga forse di più come entusiasmo e come senso di libertà, probabilmente perché gli interessi economici sono inferiori.

Italcementi e Bianchi, un connubio che nasce partendo dallo sport e sfocia nell’imprenditoria. Come mai?
Bianchi ha da sempre un occhio di riguardo per i giovani, nel volerli avvicinare al mondo del ciclismo. A questo, grazie alla volontà e alla collaborazione di Italcementi, abbiamo affiancato il marchio TX Active® sinonimo di rispetto per l’ambiente e in linea con la nostra filosofia di totale pulizia. È un modo di lavorare per il futuro partendo dalla nostra storia. TX Active® è un prodotto nato proprio per migliorare la qualità dell’aria e difendere l’ambiente dall’inquinamento. Non solo: quello dell’essere puliti è un valore che va promosso soprattutto verso le giovani generazioni ed è per questo che Italcementi ha vincolato la propria sponsorizzazione al rispetto assoluto dell’etica, in questo caso dell’etica sportiva. Ci sono anche diversità di budget rispetto alle nostre squadre su strada: da una parte abbiamo budget di 8-9 milioni di euro, per la mountain bike invece i budget sono decisamente inferiori con una conduzione che però mantiene comunque elevati standard tecnici e manageriali, sia dal punto di vista del personale che dei materiali.

Passiamo al tema delle sponsorizzazioni sportive. Di fronte a un momento economico non facile come riescono a sopravvivere certi team?
Il 2010 sarà un anno molto critico per le sponsorizzazioni. Purtroppo finiremo per perdere alcune squadre, i budget scenderanno e così anche i compensi dei corridori. Le prospettive per un paio d’anni non sono sicuramente buone. Ma si può anche essere ottimisti perché la forza di questo sport arriva dalla gente che crede ancora molto nel ciclismo come momento di fatica vera a cui ultimamente si sta abbinando lo spettacolo, vedi il Giro d’Italia e il Tour de France. Il ciclismo, soprattutto quello su strada, fa girare molti soldi: le bici che si utilizzano sono molto costose, poi c’è l’abbigliamento, caschi all’avanguardia e tutta una serie di materiali tecnici.

L’approccio al mondo del ciclismo professionistico è cambiato. Come riesce oggi a rapportarsi con questa realtà?
Un po’ mi sono adeguato, altre volte mi arrabbio perché certe cose non mi stanno proprio bene. Per quello che mi riguarda cerco di trasmettere quella che è l’essenza del ciclismo: la fatica, l’importanza di avere carattere, temperamento e costanza. Insomma doti che servono anche nella vita di tutti giorni.

Qual è il ricordo più suggestivo della sua carriera?
I ricordi sono tanti. Forse i più importanti sono quelli legati agli ultimi anni perché la fatica era maggiore: la vittoria del Giro d’Italia a 34 anni, con tappa a Bergamo e la rivalità tutta sportiva con Eddy Merckx

Cosa pensa di aver lasciato al mondo del ciclismo e in generale allo sport?
Spero di riuscire a trasmettere ai ragazzi un messaggio importante: ho vinto il mondiale perché ero lì, perché non ho perso il treno e ho colto l’occasione. Di fronte alle opportunità che la vita ci mette davanti bisogna essere capaci di accettare le sfide e affrontarle, non trascurando mai nulla; ricordarci che la corsa più importante inizia dopo, una volta chiusa la carriera agonistica. Bisogna uscire da quel tipo di mondo con i piedi per terra, ricominciare da capo con molta umiltà.